2022-03-25
Psicologa rovinata da Astrazeneca: «Ora vogliono vaccinarmi lo stesso»
Cristina Cavalieri perse capelli e sensibilità a mani e piedi dopo l’iniezione del siero ritirato: «Esami a spese mie e nessuna certezza. Sono un caso a rischio, ma dovrò farmi inoculare ancora o sarò sospesa dall’Ordine».La dose di anti Covid che le iniettarono apparteneva a un lotto che fu vietato una decina di giorni dopo, ma intanto Cristina Cavalieri aveva subito danni che a distanza di un anno non sono risolti. Forse non riuscirà più a star bene. Ha perso capelli, la sensibilità di mani e piedi, a giorni dovrà sottoporsi a una biopsia perché l’ipotesi è che siano state danneggiate le piccole fibre nervose periferiche presenti in muscoli, pelle, organi interni e grandi nervi. Però le hanno rifiutato una nuova esenzione, dovrà vaccinarsi a suo rischio e pericolo perché ormai l’obbligo per i sanitari ignora e calpesta il loro diritto alla salute. Psicologa del lavoro a Milano, 45 anni, non aveva certo paura di vaccinarsi contro il Covid. «Aspettavo con trepidazione quel momento, riuscii a entrare in lista solo il 27 febbraio 2021 e quel giorno ero proprio felice», racconta. Avrebbero dovuto iniettarle Pfizer, come previsto per il personale sanitario, ma il medico le disse che la somministrazione era di Astrazeneca in quanto «raccomandato per la sua fascia di età». Infatti l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, l’8 febbraio aveva comunicato che l’utilizzo di Vaxzevria, il vaccino della società anglosvedese, rimaneva «preferenzialmente per la popolazione tra i 18 e 55 anni e senza patologie gravi». Due mesi dopo cambiò idea. «È stata riscontrata un’associazione tra il vaccino Vaxzevria e casi molto rari di tromboembolismi anche gravi», si leggeva nel rapporto del Cts dell’Aifa, e «la maggior parte dei casi è stata segnalata in soggetti di età inferiore ai 60 anni e prevalentemente nelle donne». La conseguenza fu che il 7 aprile, una circolare del ministro della Salute, Roberto Speranza, cambiò le indicazioni, dichiarando che di Vaxzevria «è raccomandato un uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni». Intanto la Cavalieri aveva già avuto la sua dose, per di più di quel lotto ABV2856 che il 10 marzo l’Aifa poi vietò di utilizzare in Italia. Erano stati segnalati eventi avversi gravi, tra cui la morte per arresto cardiaco di un militare in Sicilia. Ma torniamo al 27 febbraio dello scorso anno. La psicologa passa due giorni con forte febbre, malessere, le dicono che è normale dopo la vaccinazione e infatti i disturbi scompaiono rapidamente. Dopo una decina di giorni, però, comincia a perdere ciocche intere di capelli. «Vedevo mucchietti sul pavimento, mi sono spaventata. All’ospedale militare dell’Asst Santi Paolo e Carlo, dove ero stata vaccinata, mi fecero subito l’esenzione. Non potevo fare la seconda dose». Era solo l’inizio dei suoi problemi. Il 13 marzo, mentre stava camminando, avverte come aghi nella schiena, nelle mani, nei piedi che le impediscono di andare avanti. «Un dolore fortissimo, chiamai il mio medico di base e non ebbe dubbi: “Cristina, è conseguenza del vaccino”». La sua dottoressa, una delle poche ad avere avuto il coraggio di intuire una correlazione, le prescrisse diversi esami e una capillaroscopia, tecnica strumentale fondamentale per lo studio della microcircolazione venosa ed arteriosa. «Solo per quell’esame avrei dovuto aspettare un paio d’anni, e per le visite specialistiche c’erano liste d’attesa di mesi. Sono stata obbligata a fare tutto a pagamento, almeno una decina di consulti», spiega la professionista. Intanto deve lavorare, ottiene altri due esoneri ma i dolori permangono. «Non ho sensibilità nei polpastrelli», spiega, «i piedi si “addormentano” all’improvviso e se sto guidando devo fermare l’auto». Ha fitte al volto, alla schiena. Una situazione difficile da gestire per una psicologa del lavoro che fa consulenze in aziende e deve muoversi. Durante la pandemia ha anche collaborato con l’avvocato Erich Grimaldi, presidente del comitato Cura domiciliare Covid-19, offrendo supporto psicologico ai pazienti.«Purtroppo non è stata fatta una diagnosi precisa dei miei disturbi, situazione in cui si trovano tante altre persone che hanno avuto reazioni avverse da questi vaccini. Il neurologo mi ha spiegato che può essere andato in cortocircuito tutto il sistema periferico». Dopo due esoneri, però, il terzo non arriverà. Alla dottoressa è stato comunicato che deve vaccinarsi, con Pfizer o Moderna. «L’hanno deciso sulla base della stessa documentazione che ho sempre prodotto, e senza chiedermi nuovi referti. L’ipotesi è anche una reazione avversa alla proteina Spike, quindi sono a rischio», è indignata Cristina Cavalieri. «L’Ordine professionale mi sospenderà se non faccio la seconda e la terza dose». Ma una persona che ha subito danni da un vaccino che apparteneva a un lotto poi tolto dalla circolazione, e che è stata inoculata con Astrazeneca, giudicato in un secondo momento non raccomandabile per donne della sua età, che risposte ha ottenuto dall’Aifa? «Ad aprile, che la mia segnalazione era stata inserita nel registro nazionale. Ad agosto, quando ho fatto presente che non miglioravo, mi è stato detto che “non sono dei medici” e che il mio Ordine professionale avrebbe dato le indicazioni giuste per stare meglio. Pazzesco. All’ultima segnalazione, lo scorso dicembre, sempre sulle mie condizioni critiche, la risposta è stata una domanda: “L’aggiornamento è solo sul fatto che non è guarita?».
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