2023-08-05
Gli psichiatri che cavalcano l’ecoansia: «Spinge a comportamenti sostenibili»
Nel riquadro Matteo Innocenti, psichiatra e psicoterapeuta dell’Aiacc (iStock)
L’Aiacc, associazione nata per aiutare gli angosciati dal riscaldamento globale, tiene bordone all’isterismo. Per i suoi studi, infatti, la paura stimola a cambiare abitudini, a favore dell’ambiente. Alla faccia della salute.L’Accademia dei Lincei scende in campo e fa da megafono ai dogmi ecologisti: dalle colpe dell’uomo allo stop ai fossili, fino all’assurdo proposito di «mitigare» siccità e calore.Lo speciale contiene due articoli.«È fondamentale comprendere quali sono i fattori che motivano le persone a operare in modo più ecoconsapevole. Accanto ai valori ecologici e all’educazione, le emozioni ambientali come l’ecoansia possono stimolare comportamenti a favore dell’ambiente». A incoraggiare lacrime e commozioni per la Terra che brucia sono i componenti dell’Aiacc, l’Associazione italiana ansia da cambiamento climatico. Sì, perché l’isterismo green trova appoggio, sostegno e diffusione anche attraverso alcuni psichiatri e psicoterapeuti nostrani. «Ad oggi Aiacc è l’unica associazione che esiste a livello nazionale», scrivevano su Facebook l’11 aprile dello scorso anno. Fanno sapere che «l’obiettivo è diventare il punto di riferimento per la cura e la gestione delle emozioni ambientali negative, e promuovere sempre di più le attività per la diffusione di informazioni circa il cambiamento climatico e l’ansia da esso generata, come l’organizzazione di convegni, corsi di formazione per colleghi ed eventi di sensibilizzazione per chiunque desideri approfondire questa tematica». Matteo Innocenti, psichiatra, psicoterapeuta a Firenze e «ambasciatore del Patto europeo per il clima», lanciato dalla Commissione europea, è autore del libro Eco ansia in cui descrive gli impatti del cambiamento climatico sulla salute mentale. Quella che dichiara di avere ormai compromessa Giorgia Vasaperna, autrice del siparietto lacrimoso al cospetto del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sul palco del Giffoni Film Festival. «Ho molta paura per il mio futuro […] non so se voglio avere figli […] le notizie di eventi estremi mi causano attacchi di panico», dichiarava singhiozzando la giovane, diplomata in recitazione e che vuole fare l’attrice. Lo scorso febbraio, assieme ai colleghi dell’Aiacc Lorenzo Ciabini e Gabriele Santarelli, l’ambasciatore del patto europeo per il clima aveva pubblicato uno studio sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health dal titolo «In che modo l’ansia da cambiamento climatico può indurre sia comportamenti a favore dell’ambiente che eco-paralisi? Il ruolo di mediazione dell’autoefficacia generale». Tra le conclusioni, dopo aver valutato un campione di 394 partecipanti (141 maschi e 253 femmine di età compresa tra 19 e 76 anni), gli autori affermavano che «gli effetti del cambiamento climatico potrebbero essere ridotti se le persone si impegnassero in comportamenti più favorevoli all’ambiente». Perciò, ben venga l’ecoansia, che indirizzerebbe le persone a impegnarsi maggiormente per il green. «Le informazioni sui cambiamenti climatici suscitano ansia da cambiamento climatico e motivano le persone a impegnarsi in Peb (comportamenti pro ambientali, ndr) migliorando l’autoefficacia sia individuale, sia collettiva», ragionavano Innocenti e gli altri psichiatri o psicoterapeuti.«I risultati di questo studio», proseguivano, «suggeriscono che i professionisti che trattano l’ansia da cambiamento climatico dovrebbero anche concentrarsi sulla stimolazione dell’autoefficacia dei pazienti, per evitare l’eco paralisi e incoraggiare comportamenti a favore dell’ambiente». In estrema sintesi, vengono incoraggiate le emozioni ambientali più eccessive, perché aiutano a riflettere e a impegnarsi per fermare la «catastrofe dell’ecosistema» in atto. «Umani e ambiente cooperino per il passaggio dall’Antropocene al Simbiocene», sentenziano quelli dell’Aiacc. Le lacrime vere o finte della Vasaperna e di altre attiviste che hanno scoperto il potere del pianto climatico, sono ben viste, anzi richieste, perché consentono di evolvere verso «una costruttiva presa di posizione consapevole». Se poi una persona non regge allo stress emotivo per l’ambiente, e dalla finzione non riesce più a uscire, ecco che ci sono loro, gli psichiatri dell’associazione. «Prenota un appuntamento con i nostri professionisti», è l’invito che rivolgono. Non solo per trattare l’ecoansia, dopo averla incanalata in una presa di coscienza dei disastri ambientali (magari diventando ecoattivisti vandali con il secchiello di vernice in mano?), ma tutte le altre emozioni provocate dai cambiamenti in atto nell’ecosistema. Infatti, si occupano pure di solastalgia «che similmente alla tristezza e alla nostalgia, si verifica in condizioni di perdita […] ad esempio quando si osservano immagini di degrado e devastazioni ambientali a seguito di eventi climatici avversi come deforestazioni, incendi, alluvioni». O di terrafurie «simile alla rabbia, è legata alle frustrazioni per il decadimento ambientale» e si riversa contro istituzioni, governi «percepiti come ostacolanti o anche contribuenti al danneggiamento dell’ambiente». L’Aiacc sa come intervenire in quanti soffrono di ecological grief «stato emotivo di lutto a seguito del degrado ambientale» e perfino per i sopraffatti dal terrore globale «perdita di speranza riguardo le condizioni dell’ecosistema attuale e futuro», che «può associarsi a una condizione di ecoparalisi». A un simile campionario di massacrati, lo psichiatra ambasciatore del patto europeo per il clima, Innocenti, suggerisce di «ristabilire un contatto con la natura», la «riattivazione di un’emozione ambientale». Su Fanpage.it ha detto che se si soffre di ecoansia «dovremmo ritagliarci del tempo per vivere boschi, foreste, montagne. Le cortecce degli alberi, ad esempio, rilasciano alcune sostanze ansiolitiche che ci fanno bene».Prima, però, bisogna capire che «la consapevolezza del cambiamento climatico è propedeutica a concreti interventi sociali, politici e individuali». Conditi da lacrime e retorica catastrofista.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/psichiatri-cavalcano-ecoansia-comportamenti-sostenibili-2662782105.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pure-i-lincei-ripetono-le-balle-green" data-post-id="2662782105" data-published-at="1691219087" data-use-pagination="False"> Pure i Lincei ripetono le balle green Giunti con l’acqua alla gola, gli imbroglioni del clima stanno mettendo in campo le grandi corazzate. Dal presidente della Repubblica, fino ad alcune Accademie. Avrei detto prestigiose accademie, ma ormai il prestigio se lo son giocato. Nel loro caso, tutto è salvo fuorché l’onore. Una di queste è l’Accademia dei Lincei, che vide tempi gloriosi fin da quando nacque - e nacque nel 1603! Più recentemente, annacquata dalla dipendenza dalla politica, ha accolto così tanti elementi di scarso valore, sia di testa che di cuore, che tutti gli altri farebbero bene a vergognarsi di farne parte, mentre una volta ne sarebbero stati a buon diritto orgogliosi. È così con tutte le cose del mondo: nascono, crescono, raggiungono anche alte vette ma, alla fine, inesorabilmente decadono. Se ai tempi di Augusto dire «civis romanus sum» suscitava rispetto e alta considerazione, già a quelli di Teodosio se due s’incontravano per strada e si dicevano quella frase, son certo che sarebbero scoppiati a ridere. E questo è il mio primo istinto se uno mi si presenta dicendosi di essere un Linceo. Con un comunicato stampa di mercoledì scorso, i Lincei sono scesi in campo a sostenere l’imbroglio climatico. Voi potrete legittimamente dire che l’imbroglione sia io e che quello climatico è un vero allarme. Basta leggere il comunicato per decidere. Scrivono i Lincei che «il ruolo dell’uomo quale causa primaria del cambiamento climatico è incontrovertibile». Dovete sapere che la parola «incontrovertibile» - tipica delle religioni e delle superstizioni - è quasi estranea alla scienza. La fisica sta ancora a discutere sulla massa del protone, figuratevi se l’origine antropica del cambiamento climatico è - bum! - incontrovertibile. Tanto più che l’Accademia ebbe nel 2019 l’occasione di dimostrare questa presunta incontrovertibilità: ribattendo con appropriate obiezioni alle considerazioni che avrei avanzato in una relazione che volevo presentare ad una conferenza da essi organizzata; ma preferirono non farmi parlare cancellando l’intera conferenza. Direte: e chi sei tu? Giusto! Ma la relazione era sottoscritta anche dai professori Nicola Scafetta, Uberto Crescenti e Franco Prodi, pezzi da novanta, la cui sola presenza è sufficiente a far decadere la presunta incontrovertibilità. Altra sciocchezza grande quanto una casa è quando scrivono della necessità di una «rapida attuazione di interventi efficaci di mitigazione». La parola sciocca è «mitigazione». Cioè, ove vi sono fenomeni di ondate di calore, siccità o alluvioni, i Lincei sono convinti che l’uomo possa far qualcosa per evitare le ondate di calore (evidentemente non hanno mai ascoltato la musica di Vivaldi), aumentare la piovosità e diminuire la siccità. E già fa ridere il pensare che qualunque cosa si possa fare per aumentare la piovosità, la stessa faccia anche diminuire la siccità: non voglio fare lo psicologo della domenica, ma credo che siamo qui al cospetto di un caso di dissociazione cognitiva. Dicono quale sarebbe la cosa da fare: «Azzerare l’uso di combustibili fossili». Ma non si chiedono come mai nei trascorsi 10.000 anni, quando l’uso dei combustibili fossili era zero, ci furono ondate di calore, giorni di siccità e alluvioni non meno che oggi, sia per frequenza che per intensità. Non tutti all’augusta accademia hanno perso il ben dell’intelletto: qualcuno più illuminato ha suggerito la frase «la mitigazione è efficace se e solo se è realizzata a livello globale». Fermo restando il caveat di prima - e cioè che l’azzeramento dell’uso dei combustibili fossili non mitigherà un bel nulla - rimane il fatto che o azzera l’universo mondo o meglio non far niente, perché tanto la misura sarebbe inefficace. Visto che Cina e India hanno dichiarato espressamente che non riducono un bel niente - sono solo due Paesi ed emettono quasi la metà delle emissioni mondiali - anzi aumenteranno l’uso dei combustibili fossili, qual è il senso della frase dei Lincei se non parlare giusto per il piacere di emettere aria? Senonché, come ha insegnato Carlo Maria Cipolla, qualunque comunità - anche quella dei Premi Nobel - ha la propria frazione di stupidi, e le Accademie non fanno certo eccezione al postulato fondamentale della teoria del Cipolla. E così, la frase secondo cui la mitigazione o è globale o non vale un fico secco è prontamente rovinata da tal Carlo Doglioni che impone che nel comunicato sia scritta la seguente enormità aritmetica: «L’Italia ha emissioni pro-capite maggiori della media globale e quindi ha la responsabilità di ridurre le emissioni rapidamente e urgentemente». Con questo non voglio dire che Doglioni sia uno stupido, perché a tutti può sfuggire una sciocchezza. Le emissioni pro-capite non contano niente, ma proprio niente, ai fini del (presunto) problema: anche se l’Italia fosse velocissima ad azzerare le proprie emissioni e le azzerasse domani stesso, quelle globali si sarebbero ridotte dello 0.8%. Lo stupido non è Doglioni (nessuno è perfetto), ma tutti quelli dell’Accademia che non si sono avveduti della sciocchezza detta dal loro consocio, anche perché in contraddizione con la frase precedente del comunicato. Un Linceo sottoscrittore si salva: tal Giovanni Seminara, che ha sottolineato la necessità di interventi di adattamento. Essi, in effetti, sono l’unica cosa da fare al cospetto di circostanze in cui la Natura è fuori dal controllo umano. Personalmente lo scrivo da 23 anni: il denaro pubblico va speso non per gli impianti fotovoltaici, ma le opere idrauliche. Detto diversamente: per proteggere i tetti delle case in montagne dal peso della neve bisogna spendere per costruire i tetti spioventi e non spendere per evitare che in montagna nevichi. Ma chi si salva veramente sono i soci Lincei che non hanno firmato il documento, che - mi gioco la camicia - non è stato sottoscritto all’unanimità: l’avessero sottoscritto all’unanimità non avrebbero commesso l’errore di non inorgoglirsene nel comunicato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.