2021-12-29
Prove d’immunità naturale dietro ai «premi»
La riduzione della quarantena è spacciata come «ricompensa» per i vaccinati. Ma, dietro all’approccio moralistico, si nasconde l’obiettivo di rendere endemico il virus, grazie alla sua circolazione controllata. Dirlo, però, smonterebbe la retorica dell’emergenza.«Premiare chi ha completato il ciclo vaccinale» (Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, sul Corriere della Sera). «Probabilmente per chi ha fatto il booster o ha ricevuto da poco la seconda dose, non sarà necessario il tampone per poter uscire di casa alla fine del periodo di quarantena» (Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, su Repubblica). «Chi è vaccinato non deve andare in quarantena: eventuali altre restrizioni riguardino solo i no vax» (Matteo Renzi, leader di Italia Viva, sui suoi canali social). E poi sostanzialmente sulla medesima linea, pur con lievi variazioni e diverse accentuazioni, i governatori Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga, Giovanni Toti.Ora, la riduzione di una quarantena irragionevolmente lunga sarebbe una ottima notizia, lungamente sollecitata da questo giornale, peraltro. Con contagi così elevati, e che sarebbero ancora più alti se si potesse avere la cifra reale di chi gira tranquillamente con il green pass in tasca non avendo fatto un tampone da mesi e mesi, il numero di coloro che realisticamente sono entrati in contatto con un soggetto positivo è presumibilmente immenso. Pensare ancora di inchiodare tutti a una maxi quarantena sarebbe suicida, e determinerebbe una pressoché totale paralisi della vita economica e sociale, oltre che dei servizi essenziali. Lo ha ammesso una fonte governativa anonima ieri sulla Stampa: »Se si decide di correre un rischio calcolato, allora tanto vale ridurre quello ancor più temibile che il boom di contagi e quarantene finisca per far venir meno il personale essenziale nella sanità, nella sicurezza e nei trasporti». Ci sono però un paio di cose che irritano e lasciano molto perplessi. La prima ha a che fare con un approccio «premiale», scolastico-rieducativo, esplicitamente pedagogico-ortopedico. Come se lo Stato dicesse al cittadino: «Se fai il bravo, se fai quello che ti dico quando te lo dico, allora sarai premiato, cioè liberato prima degli altri». Un modo di ragionare illiberale, discriminatorio, che ha molto poco di scientifico, visto che si può contagiare ed essere contagiati anche dopo due o tre dosi, come ormai dovremmo sapere tutti. Non solo: si continua a ricercare in modo ossessivo il capro espiatorio della estrema minoranza non vaccinata, a cui ormai si è precluso anche il caffè al bar: quale altra minaccia va agitata davanti al naso di questi nostri concittadini che - giova ricordarlo - pagano le tasse come gli altri e non hanno violato alcuna norma? Ma c’è anche un secondo aspetto vagamente ipocrita, che il make-up moralistico non riesce a nascondere. Dimenticate per un momento la retorica premiale o punitiva, a seconda dei punti di vista. La realtà è che, per non bloccare il Paese, le autorità politiche e sanitarie potrebbero finalmente compiere un (sia pur parziale e tardivo) atto di buonsenso, e cioè puntare a una qualche forma di circolazione - limitata e controllata - del virus, scommettendo pragmaticamente sull’avvio di una auspicabile fase endemica. È il tema della «raffreddorizzazione» del Covid, evocato ieri sul Corriere della Sera dall’immunologo Guido Silvestri, da trent’anni negli Usa e oggi direttore dei laboratori di immunologia e del dipartimento di patologia della Emory University di Atlanta.A ben vedere, dunque, si spaccia come logica premiale (caramelle per i «buoni», carbone per i «cattivi», in una sorta di Epifania anticipata) il tentativo (positivo) di determinare un certo grado di immunità naturale. Peccato che questo aspetto non venga né esplicitato né tantomeno rivendicato, per non smentire la retorica della «guerra». I lettori della Verità sanno che questa scelta è stata parte essenziale della strategia britannica, basata su un mix di tre elementi: ottima campagna vaccinale (oltre la Manica, sono assai accelerati anche i ritmi della somministrazione del booster: a ieri, le terze dosi inoculate in Uk erano 32 milioni e mezzo, ben oltre la metà della popolazione, e un po’ meno del doppio rispetto all’Italia, per capirci, dove le somministrazioni della terza dose sono inferiori ai 18 milioni), no a restrizioni e obblighi particolarmente rigidi, e anche la scelta di una controllata circolazione del virus. Alcune settimane fa, il Corriere registrò l’opinione di sir John Bell, docente di medicina a Oxford: «Una delle cose interessanti è che potrebbe ben essere che il ritardo nel lockdown e il vasto livello di circolazione della malattia ci abbia fornito una protezione a lungo termine». E ancora: «Si può argomentare che l’esposizione al virus ora stia pagando i suoi dividendi, perché abbiamo molte persone che hanno avuto una infezione naturale».A onor del vero, la scelta britannica (estiva) fu tutt’altro che avventata: far circolare il virus proprio nei mesi in cui, stando all’aria aperta, il pericolo era inferiore. Ottenendo contestualmente un buon livello di immunità naturale, aggiuntivo al lavoro affidato al vaccino. Qui ci si arriva molti mesi dopo e in tutt’altra condizione, e soprattutto senza volerlo ammettere.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta