2021-10-08
Prostituti con licenza di gogna per Morisi
I due escort sono stati trattati come testimoni di giustizia, protetti dall'anonimato nel momento in cui puntavano il dito contro il guru dei social di Matteo Salvini. Troppe le cose che non tornano. Chi aveva interesse a far deflagrare la bomba sette giorni prima delle elezioni?«La mia vita è distrutta, ho bisogno d'aiuto, non ho più soldi per mantenere la mia famiglia». Così ieri, dalle pagine del quotidiano La Stampa, frignava il prostituto che ha messo nei guai Luca Morisi, l'ex guru della comunicazione social della Lega. Colpa dei cronisti della Verità: «Da quando sul giornale hanno pubblicato il mio nome, la mia faccia, io sono all'inferno». Sì, piange il giovane che in coppia con un altro ragazzo rumeno si offriva a pagamento per serate divertenti a base di droga, pubblicizzandosi nudo e a volto scoperto su un sito per incontri gay. Quando una decina di giorni fa, a una settimana dal voto per le amministrative, Corriere della Sera e Repubblica hanno pubblicato in esclusiva la notizia di un'indagine per cessione di stupefacenti a carico del collaboratore di Matteo Salvini, il nome e il volto di Luca Morisi sono finiti in prima pagina, ma curiosamente quello dei due escort protagonisti della notte brava a base di sesso e droga no. Uno dei due si è pure fatto intervistare a testate unificate, ma sempre con il nome d'arte, cioè quello da prostituto reclamizzato sul sito hard, e sempre con il volto coperto. Perché? In fondo entrambi non avevano problemi a mostrarsi online come mamma li ha fatti. E i giornalisti, oltre ad avere il loro numero di telefono, certo conoscevano anche i loro veri nomi. Dunque, come mai tanto rispetto della privacy, ma per una parte sola? Certo Morisi era il boccone grosso, quello che suscitava maggior interesse e soprattutto scandalo. Ma loro, i due giovani che lo avevano messo nei guai dichiarando che a offrire la droga era stato il social media manager leghista, erano i protagonisti della serata, quelli che a un certo punto, per una ragione ancora tutta da chiarire, hanno chiamato i carabinieri e hanno denunciato Morisi. Uno dei due si è fatto intervistare dicendo di essere stato male per colpa degli stupefacenti che gli erano stati ceduti, lasciando intendere che fosse a sua insaputa, e aggiungendo di aver chiamato non i carabinieri, ma l'ambulanza. Sì, loro erano le vittime e quell'altro, il pesce grosso della politica, quello che più interessava i cronisti, il colpevole, con l'aggravante per di più di essere leghista. Così i due escort sono stati trattati alla stregua di due testimoni di giustizia, protetti dell'anonimato nel momento in cui puntavano il dito contro quell'altro.Ora, tra le lacrime, il prostituto (che ha 25 anni e non 21 come scrive La Stampa facendolo apparire un pischello), sempre con nome d'arte e volto nascosto, ammette: «Abbiamo portato noi la droga, Morisi con noi è stato una brava persona, si è comportato bene». Ma allora perché uno di loro ha chiamato i carabinieri? Perché ha accusato il guru della «Bestia», com'era chiamata la macchina della propaganda social della Lega, di aver ceduto la droga e di averlo derubato? Perché, soprattutto, il caso Morisi è finito in prima pagina pochi giorni prima delle elezioni in alcune importanti città? «Non siamo stati noi a parlare di quello che era successo il 14 agosto. Il nostro lavoro si basa sulla discrezione e adesso nessuno si fida più di me, il mio telefono non squilla più…», piange il giovane padre di famiglia rimasto orfano di clienti. Eh, già. Il lavoro di un ragazzo o di una ragazza che si prostituiscono si basa sulla discrezione: ma allora perché quel giorno prima di Ferragosto uno dei due escort chiamò i carabinieri? Se Morisi non ha fatto niente di male, come mai uno di loro lo ha accusato di aver ceduto la droga dello stupro?Sì, sono tante le domande che attendono risposta. Oltre a queste, ne aggiungiamo altre, che ci sembrano fondamentali. La prima riguarda i telefoni dei protagonisti. Ma se la trattativa fra Morisi e due giovani si era svolta via cellulare, con scambi di messaggi, perché non sono stati sequestrati subito i telefoni, in modo da accertare tramite le chat le responsabilità nella vicenda? Attendere un mese e mezzo per leggere la corrispondenza fra il social manager e i due ha consentito di lasciar credere che Morisi fosse la persona che aveva ceduto gli stupefacenti, aggravando la sua posizione e certamente danneggiandone l'immagine. Aggiungo un altro quesito: perché, dopo aver perquisito l'appartamento di Morisi, trovando 0,31 grammi di cocaina, non sono stati perquisiti gli appartamenti dei due prostituti per verificare se vi fosse droga anche a casa loro e in particolare quella cosiddetta dello stupro e chi, eventualmente, fosse lo spacciatore? Perché in principio solo Morisi è stato indagato per cessione di stupefacenti, avvalorando dunque la tesi della coppia di escort? Infine, ho un'ultima domanda: ma se non sono stati i giovani prostituti a spifferare la notizia dell'allegra nottata, chi l'ha passata ai giornali una settimana prima del voto? La Procura ha negato di essere la fonte e allora chi aveva interesse a far deflagrare la bomba sette giorni prima delle elezioni? Ps. Ieri un sito online titolava: «Dal ricatto alle accuse, si sgonfia tutto», lasciando intendere che tutto finirà nel nulla. Ieri, appunto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)