2024-11-05
Pronti 400 missili dall’Iran. Israele avvisa gli ayatollah: «Stavolta non ci freniamo»
Fonti militari rivelano alla «Verità» che Teheran intende colpire le basi vicino a Haifa Lo Shin Bet scova un’altra talpa nell’Idf che divulgava ai media documenti top secret. Da Mosca «cereali per soddisfare i bisogni del popolo di Pyongyang». Seul agitata. Lo speciale contiene due articoli. Ieri, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha dichiarato ai giornalisti che la Repubblica islamica ha concluso le discussioni su come rispondere all’attacco di Israele contro i siti militari iraniani, avvenuto in seguito al lancio di missili da parte di Teheran il 1° ottobre. «Abbiamo esaminato tutti gli scenari e abbiamo preso una decisione in merito alla nostra risposta», ha affermato, senza dare altri dettagli. Poi ha proseguito dicendo che «sostenere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dei Paesi è un principio per noi e lo abbiamo dimostrato nella pratica. La nostra reazione contro l’aggressione di Israele sarà definitiva e decisiva». In queste ore la propaganda dei mullah di Teheran lavora a pieno regime per convincere la popolazione iraniana (allo stremo per la crisi economica) che l’operazione militare contro Israele è assolutamente necessaria, e lo fa sostenendo persino che sono stati i servizi segreti israeliani a organizzare i recenti attacchi terroristici nella provincia sudorientale iraniana di Sistan-Baluchestan, al fine di «creare insicurezza in Iran». A questo proposito il comandante delle Forze di terra dei Guardiani della rivoluzione iraniani, Mohammad Pakpour, ha raccontato che «i mercenari, assoldati da Israele in alcuni Paesi stranieri, hanno recentemente condotto operazioni terroristiche in Iran, contemporaneamente agli attacchi di rappresaglia dell’Iran contro Israele». Poi ha aggiunto che «i terroristi stranieri falsificano documenti con nazionalità iraniana, come ha fatto il capo mercenario di un gruppo terroristico, ucciso domenica. Oltre a questo, 18 attentatori suicidi, uccisi nella provincia sudorientale, sono entrati nel Paese camuffati da contrabbandieri di carburante ed erano cittadini del Tagikistan e dell’Afghanistan», ha affermato Pakpour. In realtà si tratta di una menzogna, dato che, com’è noto, si è trattato dell’ennesimo attacco dell’Isis Khorasan (Iskp) che entra ed esce dall’Iran come e quando vuole, con numerosi attacchi che hanno fatto numerose vittime tra i civili. L’Iran sta anche cercando lo scontro con gli Stati Uniti, al punto che Baghaei durante la sua conferenza settimanale ha detto: «Abbiamo sempre creduto che la presenza americana nella regione fosse una presenza destabilizzante». Queste parole arrivano mentre è in corso una gigantesca operazione militare che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe servire a scoraggiare gli iraniani ad attaccare Israele. Alla Verità una fonte militare israeliana di alto livello afferma: «Se ci sarà un attacco iraniano stavolta colpiremo senza alcuna remora e nessuno potrà dirci quando, cosa e come colpire». A quel punto non è da escludere che anche i laboratori del programma nucleare possano diventare un obbiettivo. La diplomazia americana ha già fatto sapere a Teheran che non sarebbe in grado di fermare gli israeliani.Non solo: un’altra fonte israeliana qualificata spiega alla Verità che l’Iran «dovrebbe lanciare 400 missili contro Israele durante le elezioni americane, mirando alle basi dell’aeronautica e alle industrie della difesa vicino a Haifa».A sostegno dell’operazione di deterrenza della base aerea di Al Udeid in Qatar (ossia la più grande base americana presente in Medioriente, dove sono dispiegati circa 13.000 soldati statunitensi), sono arrivati due bombardieri B52 carichi di missili cruise. Ciò avviene mentre altri incrociatori stanno facendo rotta verso il Mediterraneo e dalla Germania è arrivato uno squadrone di F16 specializzati nelle missioni «Wild Weasel» (donnola selvaggia) per scardinare le batterie contraeree. Gli F15 Eagle si sono fatti fotografare con le ali piene di bombe al confine tra Giordania e Iraq. Ed è proprio dall’Iraq che l’Iran vorrebbe colpire Israele con il lancio massiccio di missili balistici e droni che verrebbero trasportati poco prima degli attacchi. Ma perché dall’Iraq? Non è chiaro se questa strategia sia guidata dalla volontà politica di mantenere il territorio iraniano al sicuro dall’attacco o piuttosto dalla necessità tecnica di utilizzare missili balistici a raggio d’azione ridotto ma di potenza maggiore, capaci di causare ingenti perdite civili nel caso non venissero tutti intercettati. Intanto, l’accordo sugli ostaggi resta lontano come affermato dal direttore del Mossad, David Barnea, che ha spiegato alla famiglie con i propri cari nelle mani dei jihadisti palestinesi dal 7-8 ottobre 2023, che i colloqui per il loro rilascio sono in stallo e che al momento le possibilità di una soluzione a breve termine sono scarse. Questo perché Hamas insiste nelle sue richieste che prevedono il ritiro completo di Israele dalla Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico ha anche notificato all’Onu la fine della collaborazione con l’Unrwa. Infine, ieri è stato arrestato dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna israeliano, un militare delle Forze di difesa israeliane nell’ambito dell’inchiesta «Bibileaks» riguardante la divulgazione di documenti riservati pubblicati dai quotidiani Bild e Jewish Chronicle. Con questo arresto il numero di persone coinvolte sale a cinque, tra cui c’è anche (e soprattutto) Eli Feldstein, ex portavoce per la sicurezza del primo ministro Benjamin Netanyahu. Sono ancora ignoti i motivi di questa operazione. Tuttavia, le sorprese potrebbero non essere finite.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pronti-400-missili-dalliran-2669586623.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="spari-tra-ucraini-e-nordcoreani-e-putin-da-a-kim-e-tecnologia" data-post-id="2669586623" data-published-at="1730759149" data-use-pagination="False"> Spari tra ucraini e nordcoreani. E Putin dà a Kim e tecnologia Gli Stati Uniti lo avevano annunciato: sarebbe stata questione di pochi giorni e i circa 10.000 soldati inviati dalla Corea del Nord sarebbero stati impiegati contro l’esercito di Kiev a sostegno delle truppe russe. Ieri il primo scontro a fuoco nella regione di Kursk, dove si concentra la maggior parte dello sforzo bellico ucraino delle ultime settimane. Sembrerebbero aver cominciato a combattere subito in prima linea come conseguenza del patto di mutua difesa che a luglio il presidente Vladimir Putin aveva firmato con l’omologo nordcoreano Kim Jong-un durante la sua visita a Pyongyang.I dettagli dell’accordo non sono stati pubblicati, ma nel caso dei militari nordcoreani nel Kursk presumibilmente Mosca e Pyongyang si appellano al diritto all’autodifesa, dato che da quanto è emerso i due Paesi si impegnano ad aiutarsi reciprocamente nel caso in cui siano vittime di aggressione. In cambio dell’entrata in guerra a fianco della Russia, la Corea del Nord riceverebbe denaro, cibo e tecnologia spaziale da Mosca come ha scritto il quotidiano sudcoreano The Korea Herald. Oltre ad alleviare i bisogni della sua popolazione, dunque, la Corea del Nord potrebbe grazie all’aiuto russo lanciare in orbita un altro satellite da ricognizione militare. I soldati nordcoreani riceverebbero invece 2.000 dollari al mese per combattere al servizio di Mosca. Come ha spiegato al quotidiano Wi Sung-lac, membro del comitato parlamentare di intelligence sudcoreano, si tratterebbe per Mosca di una spesa di almeno 200 milioni di dollari annui, se calcolato su 10.000 militari. Secondo il deputato sudcoreano citato dal Korea Herald, «i quattro milioni di tonnellate di cereali che la Corea del Nord afferma di produrre all’anno sono in realtà circa un milione di tonnellate in meno rispetto a ciò di cui ha bisogno per sfamare il Paese. Se la Russia offre 600.000-700.000 tonnellate di riso, questo è sufficiente a coprire più della metà di ciò di cui la Corea del Nord avrebbe bisogno per soddisfare la domanda annuale». Cibo in cambio di bombe, insomma.La situazione impensierisce il presidente ucraino Volodymr Zelensky che ieri si è riunito a Kiev con il comandante in capo Oleksandr Syrskyi, il capo di stato maggiore Anatoliy Barhylevych e il ministro della Difesa Rustem Umerov per «una valutazione dettagliata delle condizioni in prima linea».Per il ministro della Difesa Guido Crosetto, le truppe nordcoreane in Ucraina sono «un segnale pericolosissimo di come si possa saldare un fronte antidemocratico. Noi dobbiamo scongiurare in ogni modo che ciò avvenga e bisogna che la comunità internazionale convinca sia la Russia a fermare i propri attacchi, sia la Nord Corea a portare a casa i suoi soldati. Quello è un allargamento della guerra. Noi non vogliamo diventi una guerra mondiale».Intanto anche la Corea del Sud si sta muovendo. Proprio ieri è rientrata a Seul la delegazione inviata a Kiev per i colloqui su possibili misure di cooperazione. Nella delegazione erano presenti vertici militari e di intelligence. Al momento non ci sono altri dettagli, ma la notizia si inserisce in un contesto in cui Seul ha segnalato un possibile cambiamento nella sua politica di sostegno all’Ucraina. Per il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol la collaborazione militare tra Russia e Corea del Nord è «illegale» e servono «contromisure accurate» per far fronte all’alleanza tra Mosca e Pyongyang.La vice rappresentante russa alle Nazioni unite, Anna Evstigneeva ha commentato così: «Invitiamo i nostri colleghi sudcoreani a rinsavire e a non intraprendere una strada estremamente pericolosa che non porterà Seoul a nulla di buono». Fino ad oggi la Corea del Sud si è limitata solamente all’invio di dispositivi non letali.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 12 settembre 2025. Il capogruppo del M5s in commissione Difesa, Marco Pellegrini, ci parla degli ultimi sviluppi delle guerre in corso a Gaza e in Ucraina.