2024-09-21
Pronta la gabella pure sulle imprese ma Fdi chiede il rinvio di un anno
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Per le compagnie guadagni da 5 miliardi, il governo deve trovare le coperture.«Nel disegno di legge sulla ricostruzione abbiamo messo la necessità, non abbiamo ancora parlato di obbligo ma ci avvieremo verso questa conclusione, anche per le famiglie e i cittadini di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i rischi naturali». Lo ha detto ieri il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci. Lasciando così intendere che, mentre sono ancora in corso i lavori per dare attuazione all’obbligo per le imprese (escluse quelle agricole) di stipulare una polizza catastrofale previsto dalla manovra 2024, l’esecutivo starebbe pensando a introdurre l’obbligo anche per le case. «È finito il tempo in cui lo Stato poteva intervenire e pagare per tutti, e per sempre. La prevenzione non può essere solo un obbligo per le istituzioni, ma deve essere anche a carico dei cittadini. Ogni cittadino deve essere consapevole di vivere su un territorio a rischio», ha detto Musumeci al convegno organizzato dall’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici. Il ministro mette già le mani avanti immaginando le polemiche: «Si fa presto a parlare di nuova patrimoniale sulla casa quando sarà affrontato il tema della polizza però è più utile tutelare il mercato immobiliare o il bene della propria vita e di quella dei propri cari?». Una domanda che ricorda quella fatta da Mario Draghi nell’aprile del 2022, ai tempi dello stop al gas russo («Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?»). Ma che non è causale. Perché su questo giornale, lo scorso 21 agosto, avevamo annusato l’aria riprendendo la notizia di un’alleanza tra le principali compagnie assicurative per mutualizzare i rischi connessi alle catastrofi naturali. Proprio l’Ania ha aperto un tavolo di lavoro al quale sono seduti i principali operatori del settore. Obiettivo: unire le forze per ammortizzare i costi ma anche per accelerare il business. Si parla, infatti, di premi potenziali fino a 5 miliardi che faranno felici le compagnie ma sono destinati a diventare una nuova tassa per le aziende. Ora, con l’alluvione in Emilia Romagna, Musumeci rilancia l’obbligo di polizze contro le calamità naturali anche per le case. Col placet del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Questi eventi hanno conseguenze economiche a lungo termine, perturbano i mercati e mettono a dura prova le finanze pubbliche. Il cambiamento climatico e i modelli di sviluppo globale stanno accelerando la frequenza e la gravità di tali catastrofi, che comportano rischi significativi di stabilità economica e finanziaria. Programmi assicurativi pubblico-privati ben progettati possono aiutare a mitigare gli effetti delle sfide di accessibilità per gli assicurati ad alto rischio», ha detto Giorgetti. Quindi, siccome le risorse per gli indennizzi e la ricostruzione sono pochi e i danni aumentano ogni anno, vanno alleggerite le finanze pubbliche, si fanno contente le compagnie e paga chi possiede una casa o una fabbrica. Intanto, si discute ancora sul decreto attuativo per l’obbligo alle imprese. In vista del voto alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato al via da lunedì, un emendamento di FdI al decreto Omnibus chiede di spostare dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025, il termine entro il quale le aziende devono stipulare le polizze anti calamità. Il tema sembra quello delle coperture. Perché nella bozza del decreto interministeriale del Mef e del Mimit (dove lunedì si terrà una riunione proprio sul decreto) si legge che per la fascia assicurata fino a 1 milione il limite di indennizzo è «pari alla somma assicurata», totale l’indennizzo; per la fascia da 1 milione a 30 milioni di somma assicurata il limite di indennizzo è «pari al 70% della somma assicurata dell’ubicazione danneggiata». Non solo. «Fermo l’obbligo di copertura assicurativa, per la fascia superiore a 30 milioni di somma assicurata, avuto riguardo al totale complessivo delle ubicazioni assicurate ovvero per le grandi imprese», la determinazione di massimali o limiti di indennizzo «è rimessa alla libera negoziazione delle parti». Per esempio, se io imprenditore assicuro per 10 milioni il mio immobile e il danno che subisco è totale (la fabbrica completamente distrutta, per capirsi), con il massimale al 70% mi pagano 7 milioni non 10 e gli altri tre li dovrò sborsare da solo. L’obiettivo potrebbe dunque essere, più che il rinvio, garantire le coperture al 100% e non al 70.
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