2020-06-13
Promesse bugiarde alle famiglie: per l’assegno a tutti mancano 7 miliardi
Non ci sono le risorse per il sussidio a ogni figlio. Tempi lunghi: niente soldi fino a novembre, per i congedi anche 24 mesi.Quando si tratta di famiglia, il doppio standard targato Giuseppe Conte-Pd-Matteo Renzi è servito: la fregatura arriva al galoppo, velocissima, con decreto legge; le promesse, invece, arrivano a piedi, lentissime, attraverso lo spossante percorso delle leggi delega, e soprattutto senza soldi nuovi, senza coperture fresche, senza fondi ulteriori. Procediamo con ordine. Quando era in partenza un veicolo immediatamente operativo (il decreto Rilancio), dotato di munizioni importanti (ben 55 miliardi), alla famiglia furono riservate solo le briciole: la miseria di 150 milioni per le disabilità, più altri 150 per i centri estivi. In un momento di sincerità, a inizio maggio, il ministro renziano per le pari opportunità Elena Bonetti sbottò: «Le risorse stanziate le ritengo del tutto insufficienti. La mia richiesta non è stata accolta». Fino al cedimento finale: «Da esponente del governo devo accettare fatiche e battaglie perse, anche se giuste». Solita storia: i renziani che abbaiano ma non mordono, che minacciano ma poi si riallineano. Adesso è iniziato il secondo tempo della partita, che i media amici del governo (cioè quasi tutti) hanno accompagnato con una vera e propria fanfara: il cosiddetto varo del Family act. Peccato che di concreto ci sia molto poco, almeno per due fondamentali ragioni. La prima ha a che fare con lo strumento scelto, e cioè due leggi delega: leggi (che il Parlamento deve approvare) che fissano i principi e criteri direttivi sulla base dei quali, dopo, il governo potrà varare i cosiddetti decreti legislativi (o delegati). Insomma, un iter più lungo, incerto, esposto alle fibrillazioni parlamentari prima, e alle oscurità delle burocrazie ministeriali dopo. Ecco: dopo un lungo stallo in cui Pd e Italia viva si contendevano la bandierina, 36 ore fa la maggioranza ha trovato l'accordo per una doppia legge delega. Una, di impostazione generale, presentata dal ministro Bonetti, è stata proposta dal Consiglio dei ministri e inizierà il suo iter parlamentare; l'altra, del Pd, centrata sull'assegno unico per i figli, è già incardinata in Parlamento.E qui scatta la seconda ragione per cui il rischio della fregatura è altissimo: le risorse. Di fatto, la nuova norma prende come riferimento un fondo già previsto nell'ultima finanziaria, che non prevede nulla per quest'anno, e poi spiccioli (1 miliardo circa per il 2021 e poco di più per il 2022). Dopo di che, in mancanza d'altro, si prevede «l'abrogazione o la modifica della misure a sostegno, anche di natura fiscale, delle famiglie e della genitorialità, vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge». Tradotto dal burocratese: non c'è un euro in più, ma occorre la cancellazione dei benefici esistenti. Morale: poiché tutta l'operazione «cuba» 22 miliardi, ben 15 o 16 sarebbero trovati «riordinando» (cioè cancellando) ciò che esiste oggi (bonus, incentivi, detrazioni per i minori a carico, eccetera). Ma servirebbero altri 6-7 miliardi, anche per evitare che i nuclei familiari meno abbienti risultino penalizzati, e allora ecco la furbata. Per ora, si procede sulla base delle risorse esistenti, mentre i 6-7 miliardi aggiuntivi si spera di trovarli nel gran calderone della prossima finanziaria. Non a caso, nel tentativo di allineare temporalmente questo percorso a quello della prossima legge di bilancio, si stabilisce che i decreti delegati relativi all'assegno unico dovrebbero essere varati entro fine novembre. Di tutta evidenza, siamo al gioco delle tre carte. Nessuna risorsa ulteriore; le famiglie, penalizzate nel pieno dell'emergenza Covid, non avranno benefici aggiuntivi nemmeno nella fase successiva; e in compenso un'assordante grancassa mediatica accompagna l'operazione politica. Entrando nei dettagli, il provvedimento prevede (ma nella forma dilatata nel tempo e con le risorse limitate già esistenti che abbiamo descritto) questi interventi: un assegno mensile universale (cash oppure attraverso credito d'imposta) per il figlio (dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni); per il figlio disabile non c'è limite temporale; per ciascun figlio successivo al primo, l'assegno cresce di importo; alla quota minima fissa se ne aggiunge una variabile in base all'Isee; e poi ancora, sconti per gli asili, agevolazioni per gli affitti per le giovani coppie, detrazioni fiscali per l'acquisto di libri universitari o per l'affitto di famiglie con figli maggiorenni che frequentino l'università; previsto anche un riordino dei congedi parentali e incentivi per le madri che lavorano (ma attenzione: per questi ultimi interventi i tempi sono biblici, visto che i relativi decreti delegati potranno essere approvati entro due anni dall'entrata in vigore della legge).Dal punto di vista della manovra politica, invece, l'annuncio porta con sé una notizia: l'ormai evidente pax tra Renzi e Conte. Forse per reciproca debolezza, i renziani non solo non insidiano più il premier, ma addirittura si prestano, nei giorni in cui l'agenda è dominata da temi spinosi per Conte (l'incontro con i pm di Bergamo), a fornire utili armi mediatiche di distrazione di massa.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».