
Nel cellulare nessun indizio. Durante i secondi di fuoco The Donald cercava le sue scarpe.Che cosa possa aver spinto Thomas Matthew Crooks sabato scorso a salire su un tetto e sparare a Donald Trump durante il suo comizio a Butler, in Pennsylvania, non è ancora chiaro né alla polizia né alle agenzie federali degli Stati Uniti. Gli investigatori hanno quasi completato l’analisi del cellulare ma, al momento, nessun indizio si è rivelato utile. La speranza è che qualcosa possa venir fuori dal computer portatile.Tuttavia, mentre il Congresso americano ha avviato un’indagine sul Secret Service, l’agenzia che ha in carico la sicurezza non solo dell’attuale inquilino della Casa Bianca ma anche dei predecessori e delle loro rispettive famiglie, continuano a emergere nuovi dettagli sia sulla dinamica dell’attentato che sulla personalità ambigua dell’attentatore. Secondo quanto ha appreso la Cnn dalle fonti delle forze dell’ordine, infatti, il ragazzo avrebbe acquistato poche ore prima della sparatoria 50 proiettili in un’armeria locale. Proiettili che verosimilmente hanno ferito l’ex presidente a un orecchio, ucciso un ex capo dei vigili del fuoco, Corey Comperatore (50 anni), e ridotto in condizioni gravi altri due uomini, il 57enne David Dutch e il 74enne James Copenhaver. Nelle ultime ore si sta cercando di capire anche il ruolo della famiglia in questa drammatica vicenda. Il padre si è mostrato subito disposto a collaborare con gli investigatori. Sempre la Cnn, però, ha rivelato che il fucile semiautomatico Ar-15 utilizzato per la sparatoria, acquistato sei mesi fa e detenuto regolarmente dal genitore, non era l’unico in suo possesso, ma faceva parte di un porto d’armi che supera le 20 unità. A Bethel Park, il piccolo sobborgo di Pittsburgh, dove Thomas Matthew è cresciuto, tutti lo descrivono come ragazzo intelligente, gentile e riservato, appassionato di scacchi e videogiochi, e si chiedono come sia potuto accadere un fatto del genere, in virtù anche delle sue posizioni da conservatore convinto, al punto che un suo ex compagno di scuola ha raccontato di quando durante una lezione di storia americana il loro insegnante li faceva posizionare da un lato o dall’altro dell’aula in base alla fede politica: «La maggioranza della classe era dalla parte liberal, ma Tom, qualunque cosa accadesse, rimaneva dalla parte conservatrice. Questa è ancora l’immagine che ho di lui» ha ricordato Max R. Smith al Philadelphia Inquirer. Quel che gli investigatori stanno provando a chiarire in queste ore, oltre al movente, è quale sarebbe stato il piano originale di Crooks. Addosso al ragazzo, dopo essere stato ucciso da un cecchino dei servizi segreti, è stato rinvenuto un trasmettitore collegato a un ricevitore collegato a due ordigni trovato poi all'interno della sua auto parcheggiata fuori dal luogo dove era in corso il comizio di Trump. A descrivere i momenti concitati e di tensione vissuti dall’ex presidente durante la sparatoria è un audio trascritto dalla Cnn: «Lasciatemi prendere le scarpe, lasciatemi prendere le scarpe» urlava il tycoon mentre gli agenti dei servizi segreti tentavano di metterlo in sicurezza. Una frase ripetuta più volte e spiegata poi dallo stesso Trump in un’intervista al New York Post: «Gli agenti mi hanno colpito così forte che mi sono cadute le scarpe e le mie scarpe sono strette».
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
Nonostante i dazi e un rafforzamento dell’euro, a settembre è boom di esportazioni negli Stati Uniti rispetto allo scorso anno, meglio di Francia (+8%) e Germania (+11%). Confimprenditori: «I rischi non arrivano da Washington ma dalle politiche miopi europee».
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Parla Gaetano Trivelli, uno dei leader del team Recap, il gruppo che dà la caccia ai trafficanti che cercano di fuggire dalla legge.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Su un testo riservato appare il nome del partito creato da Grillo. Dietro a questi finanziamenti una vera internazionale di sinistra.
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Nel 1937 l’archeologo francese Fernand Benoit fece una scoperta clamorosa. Durante gli scavi archeologici nei pressi dell’acquedotto romano di Arles, la sua città, riportò alla luce un sito straordinario. Lungo un crinale ripido e roccioso, scoprì quello che probabilmente è stato il primo impianto industriale della storia, un complesso che anticipò di oltre un millennio la prima rivoluzione industriale, quella della forza idraulica.
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Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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