2021-09-03
Profughi, G20 e Difesa Ue. Con la Merkel fuori gioco Macron fa asse con Draghi
Il premier vola a Marsiglia per intestarsi il Trattato del Quirinale, ancora top secret. Sulla crisi umanitaria Roma fa sponda con l'Onu. Gli aiuti ai Paesi della regione.Soprattutto Afghanistan. Ma anche Europa, Libia e rapporti bilaterali. «Una conversazione completa, a tutto tondo». Così Mario Draghi, presidente del Consiglio dei ministri, parlava della cena di lavoro con Emmanuel Macron, presidente francese, ieri pomeriggio in conferenza stampa prima di volare a Marsiglia. Sul primo dossier, quello su cui i due leader hanno sospeso più tempo, c'è una certa sintonia. L'Italia si muove in ambito G20, che oltre a Russia e Cina coinvolge anche Arabia Saudita, India e Turchia, attori fondamentali quando si parla di Afghanistan: nella stessa conferenza stampa di ieri, il presidente Draghi è apparso fiducioso sull'organizzazione di una riunione straordinaria dopo l'Assemblea generale delle Nazioni Unite che inizierà il 14 settembre per concludersi il 30. Dopo l'adesione di Mosca garantita dal ministro del Esteri russo Sergej Lavrov durante la visita a Roma della scorsa settimana, rimane da convincere Pechino. È per questo che, come confermato ieri da Draghi, il presidente del Consiglio la prossima settimana avrà un colloquio telefonico con il presidente Xi Jinping. Il primo ostacolo da superare in quella chiacchierata, già rinviata almeno due volte, sarà l'approccio cinese al G20, visto come forum di confronto su questioni economiche più che di politica internazionale. Soltanto dopo quella telefonata potrà sbloccare la riunione dei Venti, in videoconferenza, dedicata esclusivamente all'Afghanistan che potrebbe tenersi nei giorni immediatamente successivi. La Francia, invece, si è mossa nel contesto delle Nazioni Unite, di concerto con il Regno Unito di Boris Johnson, altro Paese che in questa fase appare piuttosto critico verso la gestione del dossier da parte degli Stati Uniti di Joe Biden. Sono state, infatti, Parigi e Londra a proporre la risoluzione approvata lunedì sera dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in cui si chiede la protezione dei civili e dell'aeroporto di Kabul. In cima alle agende di Italia e Francia c'è la questione umanitaria. Per questo, mercoledì il presidente Draghi aveva avuto un colloquio telefonico con António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, sugli ultimi sviluppi e sulle implicazioni della crisi afgana. Sono state in tale contesto approfondite, si legge in una nota di Palazzo Chigi, le prospettive dell'azione della comunità internazionale nei diversi fori, incluso il G20, convenendo sul ruolo centrale che le Nazioni Unite possono svolgere in relazione soprattutto all'assistenza umanitaria a favore della popolazione afgana. Nelle stesse ore Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha sentito Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifiutati. Tra i temi discussi, l'assistenza ai profughi afgani nei Paesi limitrofi, coerentemente con il piano di aiuti umanitari all'Afghanistan e finanziari nei Paesi della regione stabilito dal Consiglio straordinario dei ministri dell'Interno dell'Unione europea. Perché sostenere i Paesi della regione? Semplice: per evitare che l'Europa venga inondata di migranti come accaduto nel 2015. Il che darebbe nuovi argomenti a formazioni di destra come il Rassemblement National di Marine Le Pen, che alle elezioni presidenziali di aprile tornerà a sfidare l'uscente Emmanuel Macron. E così arriviamo sul secondo tema della cena di ieri sera nella città marittima nel Sud della Francia che il governo francese sta cercando di rilanciare puntando sul Congresso mondiale della natura: il futuro dell'Europa. Che prima delle elezioni francesi (e della scelta italiana per il Quirinale con le sue potenziali conseguenze su governo e parlamento) vivrà un altro momento di svolta con le elezioni di fine settembre che segneranno la fine dopo 16 anni dell'era di Angela Merkel alla guida della Germania. In questo scenario Macron cerca Draghi, con il quale Parigi è sempre stata in sintonia anche quando il presidente del Consiglio italiano era governatore della Banca centrale europea. I due si danno del tu. E per rafforzare i rapporti bilaterali tra i due Paesi il presidente francese è deciso a firmare entro l'anno il cosiddetto Trattato del Quirinale, che resta però ancora oscuro nei suoi punti chiave. Un documento che solo sotto la regia e il coordinamento dell'ex presidente della Bce può evidentemente trovare un proprio equilibrio bilaterale anche a garanzia di Roma. Il presidente francese punta su un altro elemento: l'Afghanistan ha dimostrato che, Donald Trump o Joe Biden, chiunque ci sia alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno cambiato priorità. Per questo, l'Unione europea è chiamata a un maggiore sforzo per garantire la sua sicurezza. Purché in chiave transatlantica, ragionano a Washington. Così Parigi guarda a inizio 2022, quando assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea. Sarebbe l'occasione perfetta per rilanciare un piano politico e industriale su cui il capo dell'Eliseo scommette forte: la difesa comune europea. E con Berlino debole e Roma tornata centrale nelle geometrie europee, ecco spiegato il quadro che si presenta a Macron. Un pericolo, il solito pericolo per l'Unione europea, è però dietro già l'angolo: quello di procedere senza un'intesa tra tutti e 27 gli Stati membri minando così ogni sforzo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)