2025-02-02
Rispunta pure Prodi per avvertirci di non esagerare con la democrazia
Romano Prodi (Imagoeconomica)
In un’intervista a «Repubblica», il professore dispensa la sua idea di sovranità popolare: «Anche se vinci le elezioni non puoi fare quello che vuoi». Molto meglio affidarsi a un apparato che decida per il popolo.La casa di Romano Prodi sembra un alveare. Un alveare color miele, precisa su Repubblica Annalisa Cuzzocrea, in trasferta a Bologna per intervistare il professore in una «cucina che sa di antico», dove il fu presidente del Consiglio (che «tiene un maglione di lana praticamente sempre, quale che sia la stagione») armeggia con la moka e prende «caffè amaro con una nuvola di latte». L’alveare, si sa, è anche un sistema politico: vagamente cinesizzante come piace a Romano, in cui uno comanda e gli altri eseguono compatti, trascurando la volontà individuale: la democrazia è un’altra cosa. E infatti secondo Prodi il sistema è in profonda crisi proprio a causa di chi pensa che «democrazia significhi che se vinci le elezioni puoi fare quel che vuoi. Il voto legittima il comportamento autoritario. Lo strumento principe della democrazia viene usato per ucciderla». Già: se vinci le elezioni mica puoi fare ciò che desideri e che magari hai scritto nel programma che gli elettori hanno votato. Che idea balzana, quella di agire liberamente, senza i condizionamenti di poteri e poteracchi più o meno occulti. La democrazia dell’alveare è ovviamente cosa diversa: puoi volere quello che ti pare, ma l’ape regina - il partito, l’élite - decide per te. In questo modo tutto fila liscio, le cose funzionano. Prendiamo per esempio l’immigrazione di massa. I popoli di tutta Europa ormai la rifiutano, e i governi di ogni colore in qualche modo cercano faticosamente di adeguarsi. Ma sbagliano: Prodi spiega che «c’è una drammatica mancanza di manodopera», motivo per cui è necessaria una «immigrazione gestita». Le destre, insiste, giocano con la paura ma «in futuro saremo obbligati a trovare soluzioni razionali». Resta da capire chi ci obbligherà a trovarle, queste soluzioni, e qualche sospetto lo abbiamo. Il discorso, in ogni caso, è molto chiaro: il popolo, lasciato a sé stesso, si fa dominare dalla irrazionalità, chiede provvedimenti sgradevoli, disturba il manovratore. Per questo occorre correre ai ripari. Non stupisce dunque che il Professore insista - dopo trent’anni - con il modello Ulivo, cioè una bella ammucchiata che livelli gli estremi e poti i rami secchi. Bisogna smussare, uniformare, «fare in modo che tutti i riformisti stiano da una parte e i conservatori dall’altra, e che si alternino al potere». Così da cambiare tutto ogni volta affinché nulla cambi davvero. In questa prospettiva, le proposte politiche - anzi, la politica stessa - sono secondarie. Prevale il lavorio oscuro, il gioco di palazzo, l’accordo sepolcrale. Tutte attività a cui, a 86 anni, Prodi ancora si dedica con passione. Cuzzocrea gli chiede se ci sia lui dietro i centristi (Ernesto Maria Ruffini e frattaglie, per intendersi) che si muovono «per fare nascere qualcosa di nuovo dentro o accanto il Pd». E lui risponde di sì senza scoprirsi: «Ho avuto il piacere di aver partecipato a un dibattito che non ho organizzato, ma non ho avuto nessun riscontro dopo quello che ho detto. Mi pare difficile che io possa manovrare qualcosa. Però posso parlare». E certo che parla. Prima di tutto per affossare Enrico Franceschini che propone a Pd e 5 stelle di marciare divisi: «Ma come si può fare questo discorso due anni e mezzo prima delle elezioni? Se scriviamo oggi che dobbiamo andare al voto senza un’idea, anzi che dobbiamo proprio evitare di avere un’idea in comune, si possono anche vincere le elezioni, ma si uccide il Paese. Politica è dire quel che serve all’Italia per la distribuzione del reddito, la sanità, la casa. Non dire solo che mancano le risorse, ma dire come vanno riformati gli ospedali, i medici di base, le case di comunità. Poi ci si riuscirà oppure no, ma se non si parte da questo è solo cinismo. La proposta di Franceschini potrebbe essere l’ultima spiaggia alla vigilia del voto. Ma se partiamo dall’idea che non ci si può mettere d’accordo su un programma, mi pare difficile vincere le elezioni». Chiaro: bisogna dire all’Italia come fare, come riformare. Non ascoltare quel che viene dal basso, dal popolo infimo. Ma guidare, istruire, mettere argini, fare sì che si rimanga nei giusti binari, ben stretti nell’alveare. Questa sì che è democrazia vera, mica quella delle tecnodestre globali e di Elon Musk, che il professore proprio non sopporta: «Pochi anni fa non avremmo mai tollerato un’ingerenza così diretta nella politica interna di un Paese. In poche settimane siamo passati dalla rivoluzione francese a Napoleone, dal primato del diritto a quello della forza». Come no, anni fa non avremmo mai tollerato ingerenze. E allora come si spiega il fatto che abbiamo tollerato che un gruppetto di illuminati si riunisse sul panfilo Britannia per svendere il patrimonio nazionale? Chissà, forse abbiamo sopportato perché in pochi sapevano. O forse quando Prodi dice «non avremmo tollerato» non usa il noi per riferirsi a «noi italiani». Il noi in cui si riconosce è diverso, superiore: il noi dell’alveare. Resta da capire chi sarà, nei prossimi anni, l’ape regina assisa al Quirinale. Romano si schermisce, dice che al Colle non lo vuole la Meloni ma nemmeno il Pd. E può darsi perfino che abbia ragione, resta però che lui non lo ammette ma ci pensa, si prepara, e intanto non smette di «parlare» ai rimasugli centristi affinché essi agiscano. Parla per dire all’Italia cosa fare, perché non si faccia venire strane idee di indipendenza. E chissà a nome di chi parla, dalla sua cucina antica, mentre sorbisce il caffè amaro con un nuvola di latte e indossa il suo maglione di lana. Sempre il maglione, in ogni stagione, perché nulla deve cambiare.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.