2023-08-17
La procuratrice che accusa Trump si fa la propria campagna elettorale
Fani Willis (Getty Images)
Fani Willis, dietro l’incriminazione in Georgia, sta raccogliendo fondi per la rielezione.Chi si occupa di una materia delicata come la giustizia non dovrebbe solo essere equilibrato ma sforzarsi anche di apparire tale. Non sappiamo se la procuratrice distrettuale di Fulton county che ha incriminato Donald Trump, Fani Willis, sia mossa da faziosità politica. Alcune circostanze suggeriscono però una tale possibilità. Appartenente al Partito democratico, l’anno scorso la Willis è stata redarguita da un giudice per aver organizzato un evento di fundraising a favore di un candidato locale dem che concorreva contro un repubblicano oggetto della sua stessa inchiesta. Inoltre, secondo Atlanta News First, pochi giorni prima di incriminare Trump, la Willis - eletta procuratrice nel 2020 ed entrata in carica a gennaio 2021 - ha lanciato un sito per raccogliere fondi a sostegno della campagna per la propria riconferma l’anno prossimo. Non che ci sia qualcosa di illegale. Si pone tuttavia una questione di opportunità anche in riferimento alle tempistiche. La nuova accusa è arrivata nel pieno della campagna in vista delle primarie repubblicane del 2024. La Willis ha anche reso noto di voler avviare il processo entro sei mesi, vale a dire a febbraio, quando le primarie del Gop saranno già iniziate. «Perché non mi hanno incriminato due anni e mezzo fa? Perché volevano farlo proprio nel bel mezzo della mia campagna», ha tuonato Trump, che rischia molto con la nuova accusa. Trattandosi di un’incriminazione statale e non federale, non potrebbe autoconcedersi il perdono presidenziale, qualora arrivasse alla Casa Bianca. L’ex presidente, in questa incriminazione, deve affrontare 13 capi d’imputazione in riferimento al suo presunto tentativo di interferenza nelle elezioni del 2020 nello Stato della Georgia. A finire nel mirino della Procura sono stati anche altri 18 coimputati per un totale di 41 capi d’accusa. In particolare, l’ex presidente è tacciato, tra le altre cose, di aver spinto funzionari pubblici a violare il loro giuramento e di associazione per delinquere finalizzata ad atti di falsificazione e a dichiarazioni mendaci. L’accusa più pericolosa per lui è comunque quella di aver violato il Rico act della Georgia: legge volta al contrasto del racket. La difesa dell’ex presidente si muoverà su più piani. In primis, cercherà di contestare la giurisdizione e spostare le accuse sul piano federale. In secondo luogo, tenterà di far leva sugli aspetti controversi del Rico act della Georgia: introdotta nel 1980 per la lotta alla mafia, questa norma è stata talvolta usata per reati estranei alla criminalità organizzata. E proprio per la sua ampiezza è stata ritenuta problematica, come riportato dal Los Angeles Times nel 2015. Inoltre, come evidenziato dal New York Times, i casi costruiti sul Rico act difficilmente possono essere portati in tribunale speditamente, come auspicherebbe la Willis. Infine, parte significativa dell’incriminazione verte sulla controversa telefonata tra Trump e il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, in cui l’allora presidente disse: «Voglio solo trovare 11.780 voti, che è uno in più di quelli che abbiamo. Perché abbiamo vinto lo Stato». Secondo l’accusa, ciò proverebbe che Trump tentò di spingere Raffensperger a interferire nel processo elettorale. La difesa dell’ex presidente farà invece prevedibilmente riferimento alle tesi del professor Jonathan Turley e dell’avvocato Alan Dershowitz. Il primo ritiene che la nuova incriminazione possa «criminalizzare le contestazioni elettorali», mentre il secondo ha difeso la telefonata tra Trump e Raffensperger. «È praticamente la stessa cosa che ho fatto io e che ha fatto il professor Laurence Tribe, e quelli di noi che erano nel team di Al Gore», ha detto, «Stavo rappresentando gli elettori della contea di Palm Beach e dicevamo “per favore controlla questa contea, controlla quella contea, trova questo voto, trova quei voti. Pensiamo che ci siano più voti”». Il duello giudiziario è solo all’inizio e il clima politico si fa sempre più incandescente.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.