2022-09-21
Procura di Ancona: «Comuni non allertati dalla Regione». Indagini sui tabulati
Trovate le scarpe del bimbo disperso. Il governatore Francesco Acquaroli risponde alle polemiche: «In sala operativa appena avvertito».Il fango è ovunque. La Procura di Ancona - un’altra inchiesta è aperta a Urbino per il reato di alluvione, il centro storico di Cantiano non esiste più - continua le indagini coordinate dal procuratore capo Monica Garulli che procede, per ora contro ignoti, per i reati di alluvione e omicidio colposo. Ha annunciato: «Dalla Regione nessuna allerta ai Comuni». La Protezione civile regionale ha spiegato: si è trattato di un fenomeno impossibile da prevedere nella sua intensità. Paolo Sardoni, che la coordina, ha ribadito: «Dai nostri modelli eravamo convinti che l’allerta gialla fosse idonea. Con le carte che avevamo in mano allora rifaremmo la stessa cosa». La responsabile della sala operativa Susanna Balducci ha spiegato: «Solo dopo le 22, quando il Misa ha superato i livelli, l’operatore ha preferito telefonare direttamente a tutti i Comuni interessati, anche se già prima c’erano stati contatti». Aggiunge l’architetto Nardo Gorfi: «I famosi 45 milioni di cui si parla per l’intervento sul Misa forse sono stati pensati, ma non sono mai stati erogati dal ministero». Mentre l’assessore alla Protezione civile Stefano Aguzzi (Fi), anche lui messo in croce per la mancata allerta mentre partecipava a un comizio elettorale, precisa: «Vasche di Bettolelle? Se ne parla da 40 anni, sono state appaltate solo ad aprile del 2022». E però l’accusa resta: nessuna allerta dalla Regione. Dopo tanta acqua è una miccia accesa per sparare contro Francesco Acquaroli, meloniano, presidente della giunta regionale, «reo» di fare campagna elettorale mentre suoi concittadini annegavano. In realtà le cose non stanno così: tanto Acquaroli quanto Aguzzi, appena avvertiti del pericolo, si sono mobilitati. Ma il fango è fango. Ora si cerca di capire se non ci sono stati ritardi nell’allarme, se il sistema di allerta regionale ha funzionato, se i sindaci hanno agito prontamente. I carabinieri forestali hanno bussato alle porte di una decina di Comuni - da Senigallia a Serra de Conti fino a Barbara - per acquisire documenti e tabulati telefonici. S’è detto che la melma ha restituito le scarpine di Mattia, il bimbo di 8 anni travolto dall’acqua. In realtà sono state ritrovate proprio nella macchina con cui Mattia e Silvia Mereu, la mamma ancora ricoverata a Senigallia in stato di shock, stavano tornando a Barbara da Castellone di Suasa. Di Mattia c’è solo quello zainetto - il papà Tiziano Luconi quando glielo hanno fatto riconoscere ha singhiozzato «è una stilettata» - e i brandelli di felpa ritrovati otto chilometri più a valle. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno continuato a scandagliare un’ansa del Nevola, poco più che un ruscello. «Non si vede nulla, è come immergersi in un latte grigio», hanno detto stremati i sub, mentre si svuotano come le loro bombole le speranze di ritrovare il piccolo di 8 anni e Brunella Chiù, 56 anni, anche lei di Barbara. Sono ufficialmente ancora dispersi, ma il pedaggio di vittime - 11 quelle accertate - rischia di diventare ancora più insopportabile. C’è fango e fango. C’è quello che - stima della Regione - ha fatto 4 miliardi di danni almeno (il governo ha messo lì 5 milioni) e c’è l’altro. Quello della macchina del fango di chi sapendo di non aver fatto nulla per decenni e sentendo le urne troppo vicine prova a schizzare gli altri. Sono arrivate a Francesco Acquaroli, presidente della Regione dall’ottobre 2020, accuse pesantissime dalla stampa cosiddetta progressista: «Mentre la gente annegava lui era a cena con Guido Crosetto». Anche l’ex assessore regionale del Pd, Angelo Sciapichetti, - si occupava di infrastrutture come quelle mai portate a termine per sistemare il Misa, il fiume killer di Senigallia e di Protezione Civile: dopo 6 anni dal terremoto ancora 30.000 famiglie sfollate - aveva accusato subito Acquaroli. Più cauto Maurizio Mangialardi, per dieci anni sindaco Pd di Senigallia, battuto proprio dall’esponente di Fratelli d’Italia nella corsa alla Regione. Lui chiede interventi ora di sostegno. Il passato? A volte ritorna. Ma gli altri no, ci danno dentro. I titoli - da Repubblica in avanti a sinistra - strillano: niente allarme dalla Regione e il presidente è a cena. Via Facebook Acquaroli replica: «Su alcuna stampa nazionale gira la notizia che io abbia trascorso la serata a cena, mentre stava succedendo il finimondo. Ammetto che non ho poteri di veggenza e che prima di essere allertato, ignaro di quanto stesse accadendo, partecipavo come da programma a un evento che ho subito abbandonato appena avvertito. In questi giorni non ho mai pubblicato foto perché ritengo che gli eventi drammatici che stanno colpendo la comunità marchigiana non debbano essere oggetto di spettacolarizzazione. Oggi però mi vedo costretto a pubblicare questa foto scattata nel corso di una riunione nella Sala operativa della protezione civile regionale, intorno alle 23,30 del giorno 15». Dove lui coordina i soccorsi. Nelle Marche ci sono gli angeli del fango, che danno una mano alla gente, che accusa: «Ci sentiamo abbandonati, temiamo di finire come i terremotati». Ma ci sono anche i professionisti del fango.