2021-02-19
«Primule», ci rimettono le imprese che si sono fidate del commissario
I costi di progettazione dei padiglioni disegnati da Stefano Boeri restano a carico delle aziende.«Amici come prima, mi costa una fortuna», era il ritornello di una canzone di qualche anno fa. Che torna in mente in questi giorni di fronte alla prevedibile – ma comunque imbarazzante – marcia indietro del commissario Domenico Arcuri sul campo delle «primule». Che non si faranno più. Del resto, a falciarle elegantemente è stato Mario Draghi nel suo intervento ieri al Senato durante il quale ha detto che «non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private». Ogni riferimento ai padiglioni «evocativi» non è parso puramente casuale. Dunque addio alle strutture disegnate (pro bono) dall'architetto Stefano Boeri, che al momento nessuna regione ha richiesto, e spazio a caserme, palazzetti, fiere ma anche a luoghi come la stazione Termini e la Nuvola di Fuksas a Roma, gli spazi nei centri commerciali. E, ovviamente, i drive trough della Difesa, che saranno riconvertiti a centri vaccinali.Meglio tardi che mai? Per quanto ci riguarda, la necessità di farle fiorire era stata discutibile fin dall'inizio. Ma il bando per il loro allestimento che fine farà? E le aziende che hanno investito per partecipare? Al commissario sono arrivate infatti quattro proposte che tengono insieme 31 imprese. Ma la presentazione dell'offerta – si legge nel disciplinare di gara - «non vincola tuttavia il commissario straordinario né alla stipulazione di alcun contratto né ad affidare la realizzazione di un numero minimo di padiglioni». Inoltre, l'offerta «si intenderà vincolante fino al 180simo giorno decorrente dal termine di scadenza» per la presentazione delle proposte. E si precisa pure che gli affidamenti «saranno disposti sulla base del fabbisogno di padiglioni temporanei legato alle effettive esigenze di somministrazione dei vaccini». Quindi sfiorite le «primule», sfiorite pure le proposte.Per chi partecipa ai bandi, il rischio c'è sempre. Nei bandi è sempre specificato che nessun onere è corrisposto per la gara, sia che vinci sia che perdi. Se poi chi ha partecipato aveva diverse aspettative, ne chiederà conto a chi, quelle aspettative, le ha alimentate. Per il resto, appunto, amici come prima. In questo caso però il caso suona più beffardo, sia per la pubblicità fatta in questi mesi da governo e commissario ai padiglioni sia per il lavoro buttato al vento che è stato comunque importante considerando le richieste previste nel capitolato di gara: in pochi giorni di tempo (dal 22 al 27 gennaio, ma poi la scadenza è stata prorogata al 3 febbraio) le aziende hanno dovuto preparare una proposta di ingegnerizzazione, fornitura in opera, manutenzione, smontaggio e messa a dimora dei padiglioni temporanei, peraltro destinati a un'operazione delicata come la somministrazione dei vaccini anti Covid. Rispettando indicazioni molto rigide, dalle sale attrezzate ai sistemi di riscaldamento e raffreddamento, dalla connessione wifi alle sonde per il controllo delle «condizioni igrometriche» nei diversi ambienti passando per gli impianti antintrusione. E tutto nell'assoluto rispetto del progetto estetico ideato dall'archistar Boeri che prevedeva l'utilizzo di materiali riciclabili e biodegradabili e, possibilmente, di pannelli solari. I padiglioni avrebbero dovuto essere consegnati, chiavi in mano, «nel più breve tempo possibile e comunque in un tempo non superiore a 30 giorni decorrenti dall'avvio dell'esecuzione del contratto anche in via d'urgenza». Ma le «primule» son sfiorite prima dell'arrivo della primavera.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?