2024-04-04
Raffinerie sotto le bombe ed escalation dietro l’angolo: il prezzo del petrolio vola
La paura che i conflitti si allarghino porta il Brent a 89,99 dollari al barile, il massimo degli ultimi mesi. Opec+ non taglia la produzione, Joe Biden teme di pagarla alle urne.Salgono i prezzi del petrolio, a causa dell’inasprirsi dei conflitti in atto e per una serie di ragioni strutturali. Ieri il petrolio Brent ha toccato 89,99 dollari al barile, il massimo da cinque mesi a questa parte. I mercati vedono l’assottigliarsi dell’offerta di petrolio nei prossimi mesi e spingono in alto i prezzi delle consegne di prodotto a breve termine, più alti dei futures con scadenza più lunga. Una situazione nota sul mercato come backwardation. Il fattore principale che guida il rialzo dei prezzi è rappresentato dai timori di un aumento nell’intensità degli scontri in corrispondenza dei due focolai di guerra, in Ucraina e a Gaza.Proseguono infatti gli attacchi ucraini a terminal petroliferi, raffinerie, magazzini e stoccaggi di petrolio e prodotti raffinati in Russia. Due giorni fa i droni di Kiev hanno colpito un grosso impianto a 1.000 chilometri da Mosca, a Nord della città di Togliatti, ben dentro il territorio russo, abbattendo di altri 150.000 barili al giorno la capacità di raffinazione russa. Complessivamente, sinora gli attacchi ucraini avrebbero ridotto di circa 1,5 milioni di barili al giorno la capacità di raffinazione di petrolio della Russia. Il condizionale è d’obbligo, perché è praticamente impossibile avere dati certi e, oltretutto, le esportazioni di raffinati e distillati dalla Russia sono al momento soggette a restrizioni. Gli Stati Uniti nei giorni scorsi avrebbero insistito con il governo ucraino perché fermi gli attacchi di questo tipo, che rischiano di far salire i prezzi sui mercati mondiali (come in effetti stanno facendo).Nel breve termine, però, ad aver provocato un netto rialzo dei corsi del petrolio quotato sui mercati mondiali ha contribuito anche l’uccisione di alcuni alti gradi delle forze armate iraniane, con il governo di Teheran che ha minacciato vendetta nei confronti di Israele. Considerato che l’Iran è il terzo produttore Opec, un’escalation in Medio Oriente porterebbe a serie conseguenze anche sul piano degli approvvigionamenti mondiali. Venendo alle ragioni strutturali di tensione sui prezzi, ieri si è tenuto il nuovo vertice dell’Opec+, che non ha stabilito nuovi tagli alla produzione, ma ha insistito con i Paesi membri per il rispetto delle quote di produzione già decise. Arabia Saudita e Russia, i produttori che guidano il cartello, avevano già concordato di mantenere sino a giugno il taglio di 2,2 milioni di barili al giorno di produzione. Nel comunicato seguito alla riunione di ieri si enfatizza il fatto che i tagli sono rispettati da quasi tutti i membri, accogliendo gli impegni di rientro nelle quote di Iraq e Kazakistan, rei di sovraproduzione. Prossima riunione attesa per il primo giugno, incontro in cui si deciderà se proseguire con gli attuali tagli alla produzione o terminarli.Intanto, una prima stima delle importazioni di greggio in Cina nel mese di marzo è di 11,74 milioni di barili al giorno, il massimo da ottobre, in aumento del 4,7% rispetto a febbraio.Sempre ieri, dagli Usa è arrivato il dato settimanale sulle scorte. Secondo la Energy information administration le scorte commerciali di greggio degli Stati Uniti (esclusa la riserva strategica) sono aumentate di 3,2 milioni di barili a 451,4 milioni di barili, livello di circa il 2% inferiore alla media quinquennale del periodo. Le scorte di benzina per auto sono invece diminuite di 4,3 milioni di barili, a 227,8 milioni di barili, inferiori di circa il 3% rispetto alla media quinquennale del periodo.L’amministrazione americana guidata da Joe Biden è alle prese con una difficile situazione. A pochi mesi dalle decisive elezioni presidenziali di novembre, il prezzo della benzina negli Usa sta risalendo dai minimi di gennaio ed è attorno attorno a 3,55 dollari al gallone. Quando Biden entrò in carica, il prezzo era a 2,31 dollari al gallone. Un aumento del 53% del prezzo della benzina nell’arco di un mandato non è un buon risultato per una presidenza uscente che si ricandida a guidare il Paese per altri quattro anni.Con un Pil in crescita oltre le attese, un indice manifatturiero finalmente sopra la linea di galleggiamento (dopo l’intero 2023 sotto la soglia di 50) e la prospettiva di un taglio dei tassi d’interesse, vi è il rischio che il riavvio di domanda energetica spinga di nuovo i prezzi verso l’alto. Dall’altra parte, lo strumento delle scorte per calmierare i prezzi è inefficace, perché le scorte non sono abbondanti e ricostituirle significa aggiungere domanda, dunque favorire un rialzo dei prezzi. Questa situazione farebbe propendere per un mantenimento dell’attuale livello dei tassi d’interesse da parte della Fed almeno per qualche mese ancora.Nel complesso, dunque, scorte basse, la conferma probabile dei tagli alla produzione dell’Opec+, le tensioni negli scenari di guerra e i dati economici buoni degli Usa fanno pensare che, in assenza di cambiamenti sempre possibili, il livello di 100 dollari al barile per il Brent non sia un miraggio estivo.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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