2022-07-08
Mentre il prezzo del gas va alle stelle l’Albania ci sorpassa nei giacimenti
Shell scova importanti riserve a Tirana. Intanto l’Italia resta bloccata dai diktat green.La crisi energetica sta ridisegnando la geopolitica mondiale. Ormai è chiaro e lo ha reso evidente la frenesia delle nostre istituzioni, mai in giro per il mondo come adesso. A governare tutto è la paura di rimanere senza energia e senza fondi. È per questo che tutti si muovono alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. La Shell sarebbe sul punto di scoprire importanti riserve di gas e petrolio in Albania, ha detto lunedì il primo ministro albanese Edi Rama. Il premier ha parlato di grandi quantità senza però infatti dare numeri, ha riferito poi che i dettagli sarebbero arrivati presto. La società è attiva da anni nel Paese e nel 2018 ha firmato diversi accordi multimilionari per esplorare le regioni del paese in cerca di gas e petrolio. Shell si è impegnata a investire circa 42,5 milioni di dollari (41,5 milioni di euro) in sette anni nella ricerca di nuovi giacimenti di petrolio nel paese, ha affermato nel 2018 il ministero dell’Energia e delle Infrastrutture albanese.I nuovi giacimenti sono stati scoperti nell’entroterra, due aree dell’Albania meridionale: il Blocco 2, situato vicino a Berat, e il Blocco 4, che comprende zone di campagna e parti del fiume Vjosa. L’ultimo fiume selvaggio d’Europa è però al centro di una campagna internazionale per renderlo riserva naturale per proteggerlo da centrali idroelettriche e dall’esplorazione petrolifera. Tanto che di recente il governo albanese ha firmato un memorandum d’intesa con la compagnia internazionale Patagonia per lo sviluppo del Parco nazionale di Vjosa e il primo ministro Rama ha promesso che qualsiasi attività economica che interessa il fiume sarebbe stata vietata.«Se la notizia dei nuovi giacimenti venisse confermata sarebbe sicuramente una bella notizia. Il timore però è che in questo mercato così fluido si rischia che questi annunci vengano dati per calmierare i prezzi impazziti. Soprattutto quando vengono fatti senza fornire dettagli rispetto ai volumi della scoperta», commenta Marco Carnelos, ex ambasciatore in Iraq. Che aggiunge: «Il mercato del gas sta esplodendo perché le previsioni fatte da tutti sono state disattese. Si credeva che la Russia e il suo gas non potessero fare a meno del mercato europeo, mentre oggi dimostra di poter tagliare a proprio piacimento le forniture senza risentirne affatto». Per questo la corsa a nuovi approvvigionamenti si è fatta frenetica, ma in alcuni Paesi, come l’Italia, si gira per il mondo dimenticandosi di guardare in casa propria.Dall’Albania ci divide il mar Adriatico, ricco di giacimenti che abbiamo letteralmente regalato ai dirimpettai (soprattutto croati) in nome dell’ambiente. «Perché il gas non serve», tuonavano i grillini non più tardi di tre o quattro anni fa e che oggi insistono con Giuseppe Conte: «Noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e per consentire nuove trivellazioni di notte». Si stima che in mezzo al mare, sotto il fondale, possano esservi dai 30 ai 40 miliardi di metri cubi di gas; le ricerche con le tecnologie moderne potrebbero essere più precise ma oggi naturalmente sono vietate.Un metro di là dal confine che divide le acque italiane da quelle croate, la compagnia croata Ina ha le piattaforme del giacimento Izabela.Nel sottosuolo italiano sono nascosti (tra riserve certe e possibili) 1,8 miliardi di barili di petrolio e 350 miliardi di metri cubi di gas. Lo dice una ricerca di dieci anni fa. Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha promesso di rivedere il Pitesai, ma non è chiaro in che termini e soprattutto quando. La sua revisione consentirebbe di portare la produzione italiana di gas da 3,5 a circa 6 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2025. Intanto il prezzo del gas naturale è salito ancora: nonostante la fine degli scioperi in Norvegia, torna ad affacciarsi oltre 170 euro al megawattora contro i 28 di un anno fa. Un aumento di quasi sei volte che colpisce duramente famiglie e imprese sia nei loro consumi di gas che in quelli elettrici.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)