2019-10-08
Preti sposati e un ministero per le donne: Hummes detta il programma al Sinodo
Nell'agenda del cardinale brasiliano l'elogio dei riti pagani indios. E il Papa conferma: «Meglio le piume del tricorno». Una suora: «In Amazzonia battezziamo e sposiamo».Dal Consiglio delle conferenze episcopali del Vecchio continente arriva un invito forte ai fedeli a non lasciarsi abbattere dal laicismo. La risposta proviene da 600.000 francesi in piazza contro la nuova legge sulla bioetica.Lo speciale contiene due articoli.Avvio in canoa per il Sinodo panamazzonico che fino al prossimo 27 ottobre terrà impegnati in Vaticano ben 184 padri sinodali. Ieri mattina la grande assemblea ha preso il via dalla basilica di San Pietro con una processione verso l'aula Paolo VI, luogo del lavori, con alla testa del corteo una canoa con tutti i simboli e i prodotti tipici della regione panamazzonica, reti da pesca, cartelli con santi della regione e il Papa che avanzava circondato dagli indios e dai loro canti. Fra la folla anche padre Alex Zanotelli da sempre in prima linea per le cosiddette chiese di base.Papa Francesco avvia così un altro processo, secondo la sua ripetuta massima che occorre «avviare processi e non occupare spazi». I critici sostengono che questa prassi sia semplicemente un modo per spingere certe novità che non sarebbero sviluppi della dottrina o modi di inculturare il Vangelo, ma forzature che stridono con il deposito della fede. È questa la posizione espressa dai cardinali dubbiosi Raymond Burke e Walter Brandmüller, ma voci critiche si sono sentite anche dal cardinale Gerhard Müller, dal cardinale Robert Sarah e persino dal prefetto della Congregazione dei vescovi, Marc Ouellet. Le controversie che hanno accompagnato il documento di lavoro di questo Sinodo riguardano la questione della possibile ordinazione di uomini sposati di provata fede al sacerdozio, la definizione di una specie di diaconato femminile e, infine, una sorta di ecoteologia indigenista che scavalcherebbe la legittima inculturazione del Vangelo per trasformarsi in una specie di inedito luogo teologico. Nella linea dell'avviare processi il Papa, aprendo l'assemblea, ha detto che il discusso documento di lavoro, l'Instrumentum laboris, «è un testo martire, destinato a essere distrutto perché è un punto di partenza per ciò che lo Spirito farà in noi». In concreto questo punto di partenza del processo l'ha indicato il relatore generale del sinodo, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, grande elettore di papa Bergoglio e vero padre di questo sinodo amazzonico, il quale nella sua relazione ha dettato l'agenda. Come ha ricordato anche il segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, quelli raccolti da Hummes sono i «nuclei generativi», cioè delle idee su cui concentrarsi per trovare le proposte. Così i «nuclei generativi» espressi da Hummes confermano le attese. Ha subito ricordato, per chi nutrisse ancora qualche dubbio su dove porterà il nuovo processo avviato, che «le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all'impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all'ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità». Altrettanto chiaro è il riferimento che Hummes ha fatto al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, per cui «si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità». Peraltro, a questo proposito, ha colpito l'intervento di suor Cediel Castillo, missionaria comboniana, che ha ricordato come le donne in Amazzonia oggi facciano «educazione, assistenza sanitaria» e tutto ciò che «una donna può fare: battezzare bambini, celebrare matrimoni e ascoltare confessioni, ma non diamo l'assoluzione».L'altra grande questione oggetto di critica è quella del ruolo assegnato alla spiritualità e ai riti paganeggianti degli indios che sembrano, invece, essere benedetti sopravvalutando la presenza di «semi di verità». Per questo ha sollevato perplessità il rituale ecologico indigeno andato in onda venerdì scorso nei giardini vaticani, ma il Papa ieri ha fatto una battuta nei confronti di chi guarda con sprezzo certi usi e costumi. «Ieri», ha detto, «sono stato molto triste nel sentire un commento beffardo qui, su quel signore devoto che portava le offerte con le piume in testa, dimmi: qual è la differenza tra indossare piume sulla testa e il tricorno usato da alcuni ufficiali dei nostri dicasteri?». L'aspetto più politico del sinodo il Papa lo aveva sottolineato, invece, nell'omelia di domenica scorsa dove con una metafora sul fuoco ha distinto tra il «fuoco di Dio», che «è calore che attira e raccoglie in unità», e un altro fuoco, «appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l'Amazzonia». Ricordando anche che tante «volte c'è stata colonizzazione anziché evangelizzazione!». Nella linea ecologicamente corretta ieri mattina il cardinale Baldisseri ha ricordato che il sinodo abbatterà le sue emissioni di CO2. Dopo aver calcolato che l'impatto ambientale dei voli aerei dei padri sinodali per arrivare a Roma ha provocato 573.000 emissioni di CO2, si è deciso che il tutto verrà in qualche modo compensato con l'acquisto di titoli di forestazione per il rimboschimento di 50 ettari di foresta nel bacino amazzonico.È la Chiesa in uscita, come ha ricordato ancora una volta il cardinale Hummes. C'è «bisogno di spalancare le porte, di abbattere le mura che la circondano e di costruire ponti, di uscire e mettersi in cammino nella storia». Dice di «non aver paura del nuovo» il cardinale brasiliano promotore di tutta questa colossale macchina panamazzonica, ma per qualcuno è già tutto scritto, come sarebbe stato anche in altre occasioni (ad esempio per il Sinodo sulla famiglia). Una diceria che verrà misurata nelle prossime settimane di discussioni in aula e lavori nei gruppi linguistici, fino al documento finale che dovrà essere consegnato il 25 ottobre. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/preti-sposati-e-un-ministero-per-le-donne-hummes-detta-il-programma-al-sinodo-2640875783.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-vescovi-europei-suonano-la-sveglia-e-a-parigi-si-lotta-per-la-famiglia" data-post-id="2640875783" data-published-at="1761620183" data-use-pagination="False"> I vescovi europei suonano la sveglia e a Parigi si lotta per la famiglia «Vogliamo dare un messaggio di speranza all'Europa in affanno e diciamo con forza: Svegliati, Europa!», è una scossa alle coscienze intorpidite del Vecchio continente il messaggio finale dell'annuale assemblea plenaria del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa (Ccee). «Europa, tempo di risveglio? I segni della speranza» è stato il tema al centro dei lavori che si sono tenuti dal 3 al 6 ottobre a Santiago de Compostela, tomba dell'apostolo Giacomo e da secoli meta di milioni di pellegrini provenienti da ogni parte del nostro continente. Ed è in questo luogo simbolo del cristianesimo occidentale che si è levata l'esortazione dei presuli che va a toccare le corde più profonde dei popoli europei: «Nelle diverse storie e tradizioni, nelle sfide vecchie e nuove, ci sono elementi di speranza: tra questi, i santi e i martiri dei nostri Paesi, fiaccole ardenti che incoraggiano il presente e annunciano il futuro. Essi brillano come stelle nel cielo». «Riscopri le tue radici, Europa!», si legge ancora nel messaggio. «Contempla i numerosi esempi di questa speranza soddisfatta, a cominciare dai nostri santi patroni: Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce, segno di un'Europa unita nella diversità». I pastori riconoscono un primato nell'impegno per i diritti sociali e per il bene comune che smentisce la retorica della colpevolizzazione dell'europeo: «Rallegrati, Europa, della bontà del tuo popolo, dei tanti santi nascosti che ogni giorno contribuiscono, in silenzio, alla costruzione di una società civile più giusta e più a misura d'uomo». Identificano poi nella famiglia l'architrave e il motore della nostra civiltà: «Guarda alle tante famiglie, le sole capaci di generare futuro. Riconosci con gratitudine la loro fede in Dio e il loro esempio». Un concetto su cui tornano attingendo alle parole di papa Francesco: «Per un nuovo umanesimo europeo, capace di dialogare, di integrare e di generare, valorizzando nel contempo ciò che è più caro alla tradizione del continente: la difesa della vita e della dignità umana, la promozione della famiglia e il rispetto per i diritti fondamentali della persona». Il messaggio fa da pungolo a una società ripiegata su sé stessa e incapace di trarre beneficio dalla grandezza delle proprie tradizioni e allo stesso tempo mette in evidenza quelle che definisce «contraddizioni esistenti» di un'Europa che disperde quel bisogno di buono e di trascendente insito in ogni persona. Ecco così elencati dai presuli quei paradossi della nostra epoca: «Il desiderio di Dio e allo stesso tempo la fragilità della vita cristiana; il desiderio di diritti umani universali e allo stesso tempo la perdita del rispetto della dignità umana; il desiderio di armonia nella società e con il creato, ma anche la perdita di ogni senso di verità oggettiva; il desiderio di una felicità duratura, ma anche la perdita di un senso condiviso del destino a cui l'umanità è chiamata; il desiderio di pace interiore e coerenza espressi in una ricerca spirituale, ma anche la negazione di quella ricerca in molti discorsi pubblici». Parole in cui si legge il riferimento ai tanti aneliti di giustizia e trascendenza che però vengono vanificati nel relativismo assoluto dei valori e nell'espulsione della religione dalla dimensione pubblica. Infine i vescovi europei si sono «soffermati sulle domande esistenziali che si trovano nel profondo del cuore umano e che non scompaiono mai, anche se oscurate da risultati materiali», quali «il futuro oltre la morte» e «il male che ferisce l'umano». Interrogativi a cui il messaggio della Ccee risponde in maniera inequivocabile: «Noi crediamo che la vera risposta a tutte le domande di senso è Gesù Cristo, volto del Padre, unico salvatore dell'uomo e del mondo». È solo tramite Gesù che il cuore di un uomo può cambiare poiché «egli rende chi lo accoglie disponibile ad ascoltare, ad amare e a farsi prossimo, mettendosi, nel nome di Cristo, a servizio dell'uomo». Che la deriva laicista e relativista dell'Europa non sia ineluttabile lo hanno affermato con forza domenica anche 600.000 francesi, che sono scesi in piazza a Parigi contro la nuova legge quadro sulla bioetica che allarga alle coppie lesbiche e alle donne single la fecondazione eterologa. Una norma che in pratica elimina la figura paterna e il diritto dei bambini di avere un padre. Alla manifestazione anche una rappresentanza italiana guidata da il vicepresidente di Pro vita & famiglia, Jacopo Coghe, che è intervenuto dal palco: «Se una madre non è più colei che partorisce, se un padre non è più colui che genera, se i figli si possono comprare, se il sesso si decide con la mente, significa che non è solo questione di modello della società da contestare, ma di cambio del paradigma dell'umanità». La mobilitazione ha avuto anche il plauso di monsignor Éric de Moulins Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese. «Noi vescovi abbiamo attirato l'attenzione sulla gravità rispetto a quello che si è in procinto di decidere», ha detto il presule, incoraggiando «con forza i cittadini a esprimersi a proposito della legge». Il presidente dei vescovi francesi ha quindi chiesto un'ulteriore riflessione ai deputanti e senatori su ciò che andranno a decidere: «Comprendiamo profondamente la sofferenza di chi non può avere figli, ma torniamo a dire che non si può dare una risposta a questo dolore trasformando la procreazione in fabbricazione. Che lo si voglia o no, questo progetto di legge ci sta conducendo a questo».
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 27 ottobre 2025. Ospite Marco Pellegrini del M5s. L'argomento del giorno è: "La follia europea di ostacolare la pace tra Russia e Ucraina"