2022-02-16
Il governo mette il primo miliardo per l’auto piegata dall’ecologismo
Giancarlo Giorgetti e Mario Draghi (Ansa)
Venerdì il Cdm stanzierà nuove risorse contro gli aumenti e aiuti per le quattro ruote piegate dall’ecologismo. Il premier teme il colpo di grazia: l’addio di Stellantis.Venerdì il tanto atteso Consiglio dei ministri che dovrebbe varare ulteriori sostegni per le aziende e i privati strozzati dal caro bollette. Il tentativo di far quadrare i conti e le richieste dei vari partiti più che una trattativa sono un calvario. Ciascuno alza il prezzo per potersi rivendere l’eventuale vittoria quando ci sarà la vera competizione elettorale. Così, da quanto si apprende, il testo sarà composto da vari capitoli. Almeno tre dedicati all’energia. Qui si proporranno pacchetti di aiuto alle famiglie fino a una determinata soglia di Isee. Soglia comunque maggiore rispetto agli interventi dell’ultimo Cdm. Inoltre saranno recuperati i 900 milioni per la rigenerazione urbana (sfilati dal Milleproroghe) con l’obiettivo di rafforzare gli aiuti per gli enti locali in gravi difficoltà. Molti sindaci hanno dichiarato di aver spento le luci dei monumenti per protesta. In realtà è solo per arrivare a fine mese. In ogni caso la richiesta dell’Anci è andata a buon fine. Nel capitolo energia ci sarà anche un intervento dedicato alle circa 4.000 aziende energivore. A loro sarà destinata una filiera energetica a prezzi calmierati. Una novità che dovrebbe entrare in vigore a marzo in concomitanza con la mossa della Commissione Ue. Stefano Grassi, capo di gabinetto del commissario per l’Energia, in audizione in commissione Industria al Senato nell’ambito dell’esame dell’atto Ue Risposta all’aumento dei prezzi dell’energia ha anticipato la volontà di imporre prezzi tutelati.Tra le aree di intervento, Grassi ha individuato «come continuare a proteggere imprese e consumatori in un quadro di prezzi alti». In questo quadro la Commissione potrebbe fornire «linee guida su come questi prezzi possono essere introdotti e come poter ampliare la platea di soggetti che possono essere beneficiari di prezzi tutelati o di aiuti di Stato». Nessuna parola certa per il momento. Salvo la speranza che la fiammata duri poco. Purtroppo i segnali dicono il contrario. Per fortuna nel prossimo cdm a Roma dovrebbe definirsi il perimetro delle estrazioni del gas. I rubinetti aperti sono un bene anche se richiederanno molto più tempo rispetto a quello sbandierato dai partiti. I quali nel frattempo si stanno affrontando anche sul tema del Superbonus. Qui il governo ha chiaramente chiuso i rubinetti con la scusa delle frodi. Non nel senso che le truffe non ci siano (il 3% delle pratiche a detta dell’Agenzia delle entrate, mentre i guai sono con il bonus facciate), ma nel senso che la scelta di fermare i flussi è tutta politica. Ieri Lega, M5s e Forza Italia si sono scambiati ipotesi tecniche con l’idea di allargare un po’ le maglie. A gennaio, da quando il Sostegni ter ha congelato le doppie cessioni dei crediti, le pratiche sono diminuite del 46%. Tanto per rendere l’idea degli effetti pratici. Un chiaro segnale inviato da Mario Draghi per far capire che è compito del premier gestire i flussi di spesa pubblica. Ma anche una mossa per evitare disturbi sulle manovre più delicate. Mentre i partiti di maggioranza si accapigliano sui temi ospitati sulle prime pagine dei giornaloni, a Palazzo Chigi e Mise ci si occupa dei problemi ancor più gravi. Nel decreto che dovrebbe essere partorito dal cdm di venerdì è previsto anche un pacchetto di aiuti per il settore delle quattro ruote. Almeno 1 miliardo di incentivi diretti e indiretti. La crisi dell’automotive è quella che preoccupa più di tutto Palazzo Chigi. A marzo il numero uno di Stellantis, Carlos Tavares, annuncerà il piano industriale. Aver restituito in anticipo i prestiti garantiti da Sace lascerà le mani libere per tagli importanti. I deputati del Pd hanno firmato un atto di indirizzo lo scorso venerdì per chiedere azioni di sostegno alla riconversione del comparto a combustione, la formazione professionale e la messa a terra di «semplificazioni burocratiche al fine di rafforzare l’autonomia strategica nell’approvvigionamento di semiconduttori e batterie e di garantire adeguati livelli di ricerca e sviluppo negli ambiti tecnologici, della microelettronica e dell’intelligenza artificiale». Il Pd ha fiutato l’aria e non vuol farsi trovare spiazzato. La realtà è che se salta il tappo e l’Italia dopo l’acciaio viene estromessa anche dall’automotive rischia la permanenza nel G7. La filiera, che ricomprende tutte le imprese coinvolte nella produzione di autoveicoli, a partire dalle imprese che producono materie prime e macchine utensili, passando per le imprese più strettamente produttive, fino ad arrivare alle aziende che si occupano di imballaggi, trasporto merci e servizi legati agli autoveicoli, e quella dei servizi automotive, occupa nel suo insieme circa 1,23 milioni di lavoratori e nel solo comparto industriale sostiene una spesa di circa 9 miliardi di euro in salari e stipendi. Nel 2017 tutta la filiera fatturava 105 miliardi di euro. Con il Covid c’è stato un crollo del 20%, ma le quattro ruote restano ancora oggi un indice di appartenenza al club dei più potenti. Questa è la prossima sfida che ci vede per l’ennesima volta isolati rispetto alle strategie dei Paesi europei. Nell’ultima relazione del Copasir si è fatto cenno all’idea di far intervenire Cdp nel matrimonio tra Fca di John Elkann e la francese Peugeot, che ha dato vita a Stellantis. In molti ci hanno visto una nazionalizzazione. In realtà il passaggio meriterebbe una lettura attenta. Il Copasir sa bene che i buoi sono scappati e la proprietà è a ormai controllo francese con l’ultima parola all’Eliseo. La domanda implicita è: chi non ha voluto far intervenire Cdp nel 2019 quando si sarebbe potuto ancora far qualcosa?Una domanda retorica visti i cocci in arrivo da spazzare.