
La campagna del Partito democratico ha ferito la democrazia americana con analisi falsate e manipolazioni giornalistiche che hanno allontanato l'elettorato moderato da Donald Trump. Il colpo di grazia è la gestione assai opaca del voto postale pro Joe Biden.Per prima cosa, comunque finisca, per la democrazia americana non è andata bene, ed è evidente che il virus cinese non si propaga solo come una pestilenza in tutto il mondo distruggendo l'economia e limitando la libertà personale di ognuno di noi, ma è riuscito a mettere in crisi il sistema di voto della superpotenza che della Cina non è rivale per capriccio o pura competizione, ma perché una è la democrazia, l'altra è l'anti democrazia. E in nome della democrazia e della libertà, solo Donald Trump, dettaglio troppo spesso ignorato, ha sfidato il nuovo Hitler, Xi Jinping.Il risultato, ripeto, comunque finirà, è di gettare ombra e sospetto sul vincitore, è un vulnus per la democrazia americana. Certo, vi hanno contribuito allegramente e con qualsiasi mezzo lecito è illecito, il Partito democratico che mai ha accettato la sconfitta di Hillary Clinton 4 anni fa, mai ha ritenuto legittimo il presidente Donald Trump; ma anche, entusiasticamente, media e sondaggisti, i primi committenti dei secondi, tutti gratis o a pagamento lauto, al servizio del Partito democratico.La massa di centinaia di migliaia di voti per posta annunciati e comparsi nella notte, quella massa di voti arrivati a piene mani senza il minimo controllo sulla legalità e sulla identità degli elettori, non è solo figlia del virus cinese, infatti, ma anche di una campagna denigratoria durata mesi, praticata dai giornali e dalle tv e alimentata dai sondaggi. Quella campagna ha raccontato la balla di un Biden trionfante e di un Trump respinto e ripudiato dalla nazione, che si è rivelata completamente fasulla. Ma quella campagna, che è stata sconfitta comunque finirà da un risultato testa a testa ed anche ricoperto di ambiguità, destinate a durare per giorni, ha giocato un ruolo di orientamento maligno degli elettori. Domandatevi quanta voglia viene di votare per un candidato dato per sicuramente perdente se si è un elettore moderato, indipendente, che di volta in volta fa delle scelte certamente; sul programma ma anche sulla possibilità di far parte di una maggioranza che si è affermata e ha vinto.Donald Trump, dall'inizio della campagna elettorale fino all'ultimo dibattito e fino alla conta di voti, apparsi all'improvviso a decine di migliaia tutti sfacciatamente e solo per Biden; ha combattuto non un solo avversario. È andata così anche la notte scorsa, quando è stato chiaro che l'onda blu di Biden non c'era, e che uno Stato dato per fondamentale come la Florida era chiaramente assegnato al presidente. Però le televisioni tutte, compresa la Fox che viene arbitrariamente data per trumpiana di ferro, invece è «murdochiana» di ferro, preferivano ritardare l'assegnazione della Florida a Trump e continuavano a mandare in onda sondaggi di segno opposto, mentre la California appena chiusa già la disegnavano dl blu, per tacere di un Arizona in cui l'assegnazione a Biden è avvenuta solo sulla scorta dei voti postali senza contare importanti contee. Altrettanto importanti contee a in Pennsylvania, che nel momento in cui scrivo sono ancora da aggiungere al conto definitivo.Intorno alle 4 del mattino lo spoglio lo hanno proprio interrotto. Quando lo hanno ripreso, è stato per contare i voti giunti per posta. Voti, aggiungo io, comparsi per incanto, come per magia, a riequilibrare una situazione che invece era tutta a favore del presidente. Avete per caso sentito qualcuna di queste osservazioni espressa dalle tv americane? Certo che no. Avete sentito nel corso dei mesi i sondaggisti dire che nell'elaborare delle previsioni, i voti per posta sarebbero stati una incognita, avrebbero potuto contenere brogli e voti espressi senza controllo di identità e volontà, e che qualcosa non andava nel fatto che anche contro le leggi dello Stato si andasse avanti oltre il 3 novembre?Se tutti questi voti per posta c'erano già, perché non sono stati contati subito e lo scrutinio è stato sospeso?Imbrogli quasi certi e manipolazione certissima. Se i sondaggisti e i media mainstream escono, Italia compresa, umiliati dalla inesistenza del trionfo di Joe Biden, tuttavia il veleno lo hanno inoculato nel corpo elettorale.Ogni giorno durante una campagna elettorale anomala per via del virus cinese, un nuovo sondaggio dava un vantaggio a doppia cifra per Biden.Prendete il famoso Nate Silver, impegnato a fare il becchino di Trump, che aveva elaborato la stima di vittoria di Biden al 91 per cento. Prendo altri dati da Atlantico quotidiano. Biden in Florida +4 per Reuters/Ipsos, +4 per Nbc News/Marist, +5 per Quinnipiac, +3 NYTimes/Siena; Biden in Ohio +4 per Quinnipiac e +1 per NYTimes/Siena. Comici quelli sul Wisconsin, che forse andrà a Biden ma non per gli 11 punti di NYTimes/Siena, i 10 di Reuters/Ipsos, gli 8 di Cnn o i 17 punti di Abc News/WashPost. Margini di errore simili per i sondaggi sul Michigan e la Pennsylvania. Trump veniva dato sconfitto persino in Ohio e Iowa.Vedete che anche senza calcolare l'imbroglio gigantesco dei voti per posta raccattati nelle case, già è un imbroglio aver gonfiato le probabilità del candidato democratico ingannando e manipolando un elettorato che doveva decidere se votare o no per il repubblicano presidente. Che però non si rassegna e chiederà il riconteggio fino all'ultimo, per fortuna ha una tempra eccezionale.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Altro che «attacco ridicolo», come aveva scritto il Quirinale. Garofani ammette di aver pronunciato in un luogo pubblico il discorso anti premier. E ora prova a farlo passare come «chiacchiere tra amici».
Sceglie il Corriere della Sera per confermare tutto quanto scritto dalla Verità: Francesco Saverio Garofani, ex parlamentare Pd, consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finito nella bufera per alcune considerazioni politiche smaccatamente di parte, tutte in chiave anti Meloni, pronunciate in un ristorante e riportate dalla Verità, non smentisce neanche una virgola di quanto da noi pubblicato.
Intervista con Barbara Agosti, chef di Eggs, la regina delle uova che prepara in ogni modo con immensa creatività
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Il Quirinale aveva definito «ridicola» la rivelazione sul piano anti-Meloni del dirigente. Peccato che egli stesso abbia confessato che era vera, sminuendo: «Solo chiacchiere tra amici...». Lui è libero di tifare chi vuole: non a fianco del presidente della Repubblica.
Qualche scafato cronista, indispettito per aver preso quello che in gergo giornalistico chiamiamo «buco», ieri ha provato a metterci una pezza e a screditare lo scoop della Verità sul consigliere chiacchierone e maneggione di Sergio Mattarella. Purtroppo per lui, dietro le nostre rivelazioni non c’è nessun anonimo: se abbiamo rivelato che Francesco Saverio Garofani vagheggiava un «provvidenziale scossone» per far cadere Giorgia Meloni, e la costituzione di una grande lista civica che la possa battere alle prossime elezioni, è perché delle sue parole abbiamo certezza.
Annalisa Cuzzocrea (Ansa)
Sulle prime pagine di ieri teneva banco la tesi della bufala. Smentita dall’interessato. E c’è chi, come il «Giornale», si vanta di aver avuto l’informazione e averla cestinata.
Il premio Furbitzer per il giornalista più sagace del Paese va senza dubbio a Massimiliano Scafi del Giornale. Da vecchio cronista qual è, infatti, lui ci ha tenuto subito a far sapere che quella «storia», cioè la notizia delle esternazioni del consigliere del Quirinale Francesco Saverio Garofani, lui ce l’aveva. Eccome. Gli era arrivata in redazione il giorno prima, nientemeno, e con un testo firmato Mario Rossi, nota formula usata dai più sagaci 007 del mondo quando vogliono nascondersi. C’era tutto. Proprio tutto.






