2025-07-02
Powell va ancora contro Donald: «Tassi fermi, debito insostenibile»
Jerome Powell, presidente della Federal reserve (Ansa)
Il presidente Fed tira dritto. Nel 2025 il dollaro ha perso il 13% sull’euro: Donald Trump festeggia. Tra Jerome Powell, presidente della Federal reserve, e Donald Trump la frattura è ormai un cratere. Con una scelta abbastanza irrituale (secondo copione ormai ben noto) dalla Casa Bianca è partita una nota indirizzata al capo della Fed che in queste ore si trova a Sintra in Portogallo per la riunione annuale d. Il tycoon, sempre più impaziente, accusa Powell di non voler tagliare i tassi d’interesse nonostante l’inflazione bassa, l’occupazione in crescita e l’economia più forte che mai. Il messaggio ha un titolo inequivocabile: «Troppo tardi». Il testo fa un un elenco dei tassi globali a confronto. Una provocazione che prelude alla possibilità che la Casa Bianca voglia indicare presto dei possibili successori per la guida della Fed. Il mandato di Powell scade tra dieci mesi e Trump non sembra intenzionato ad aspettare. Se volesse bruciare i tempi già nei prossimi mesi potrebbe nominare il successore. Se l’attuale governance della Banca centrale non si facesse da parte avremmo una situazione mai vista: un capo della Fed in carica che segue la sua politica e il successore che, ispirato dalla Casa Bianca, sostiene il contrario. Mai vista una situazione del genere. Tanto più che Powell a Sintra ha completamente ignorato l’avvertimento arrivato dalla Casa Bianca. Ha spiegato di essere «concentrato sul lavoro da svolgere». Aggiunge che avrebbe potuto iniziare a tagliare i tassi già quest’anno, se non fosse stato per i dazi imposti da Trump. Ricorda che una «solida maggioranza» dei membri della Fed si aspetta comunque un taglio entro la fine dell’anno, anche se al momento non può indicare una data precisa». Alla domanda se luglio fosse troppo presto ha risposto che «non esclude nessuna riunione» ma nemmeno «mette la questione direttamente sul tavolo». Ma non è tutto. Powell ha anche lanciato un monito sul debito pubblico americano, che sta crescendo a ritmi allarmanti. «Il livello del debito statunitense è sostenibile, ma la direzione non lo è», ha dichiarato sottolineando la necessità di un intervento prima che sia troppo tardi. «Una cosa che hanno detto i miei predecessori è che il livello del debito statunitense è sostenibile, ma la direzione non lo è e va affrontata prima o poi, meglio prima che poi» La legge finanziaria di Trump (Big beautiful bill) aggiungerà 2.300 miliardi di debito in un decennio agli Stati Uniti e questa prospettiva piuttosto preoccupante si riflette sul dollaro che diventa sempre più mini. Dall’inizio dell’anno ha perso circa il 13% nei confronti dell’euro attestandosi sui valori più bassi degli ultimi tre anni. In questa situazione un po’ della battaglia commerciale sui dazi avviata dall’amministrazione americana perde mordente. Il calo del dollaro, infatti, sta danneggiando l’export europeo ben più della tariffa del 10% che sembra la base negoziale fra Washington e Bruxelles. Certo i dazi rappresentano un’entrata fiscale per il governo Usa alla ricerca affannosa di nuovi incassi per il Tesoro mentre la svalutazione della moneta è solo un fatto di mercato che nei prossimi mesi potrebbe essere riassorbito. Tuttavia per il momento rappresenta un grosso problema per l’industria europea. E infatti mentre Powell e Trump si scontrano sulla crescita, la Ue scompare. Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea, intervenendo a margine del Forum di Sintra ha spiegato che un ulteriore taglio dei tassi d’interesse non sarebbe la soluzione alla debole crescita dell’Eurozona. Nonostante i tassi di crescita sotto l’1% per il 2025 e una prospettiva di rallentamento nei trimestri successivi, De Guindos ha sottolineato che la Bce potrebbe dover fermare i suoi interventi avendo già ridotto il costo del denaro dal 4% al 2% in un anno. La realtà è che, con gli investimenti e i consumi ancora in calo, la zona euro rischia di scivolare in una stagnazione prolungata, un «limbo» economico che nessun taglio dei tassi riuscirà a risolvere.
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