2020-12-28
Nel Paese del migrante c’è il Covid? Va concesso il permesso umanitario
Mentre gli italiani in arrivo dal Regno Unito sono stati trattati come appestati a causa della «variante inglese», gli sbarchi al Sud continuano senza sosta. E da ora il rischio Covid nei Paesi d'origine potrà essere motivo per concedere la protezione ai clandestini.Quota 100 al capolinea: ipotesi pensioni ad almeno 64 anni di età con 38 di contributi.Lo speciale contiene due articoli.Tra i tanti clamorosi fallimenti, il governo giallorosso può vantare almeno un successo: è riuscito a occultare totalmente il fenomeno migratorio. Di sbarchi e centri d'accoglienza non si parla quasi più, ora che i decreti di Matteo Salvini sono stati smantellati. Della «sfida epocale» - così centrale nel dibattito politico degli ultimi anni - quasi non si trova traccia, come se fosse un argomento del tutto marginale. Eppure, incuranti delle priorità dei progressisti al potere, gli arrivi sulle nostre coste proseguono imperterriti. Basta una veloce occhiata alle notizie che giungono dal Sud per rendersene conto. Qualche esempio: a Pantelleria, tra la Vigilia e Natale, è approdato un centinaio di stranieri, che ora si trovano nel locale centro di accoglienza, ovviamente sovraffollato (102 presenze a ieri). Altre 100 persone si sono arenate a bordo di un barcone nei pressi di Cala Madonna, a Lampedusa, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre. Ancora tre sbarchi – tra il 21 e il 26 dicembre – pure a Crotone. In Calabria, del resto, in tre giorni sono arrivati in 165 (egiziani, siriani, iracheni, curdi, afghani) nonostante le condizioni metereologiche avverse. Com'era facile da prevedere, gli sbarchi sono stati accompagnati dagli immancabili naufragi. Un'imbarcazione proveniente dalla Tunisia si è inabissata il 24 dicembre, e ieri si contavano almeno 20 morti e 13 dispersi: solo quattro i superstiti.A quanto pare, però, le morti in mare non suscitano più lo scandalo di un tempo. Certo, le Ong e alcune associazioni umanitarie continuano a protestare, e si lamentano pure delle condizioni delle navi quarantena su cui i migranti vengono trasportati per affrontare l'isolamento. Il sito Redattoresociale, ad esempio, ha raccolto nei giorni scorsi le testimonianze di alcuni operatori che hanno lavorato a bordo delle costosissime navi volute da Luciana Lamorgese. Una di loro, una ragazza di nome Martina, si trovava sull'imbarcazione su cui è morto, mesi fa, un ragazzino di appena 15 anni. Il suo racconto è inquietante: «Le navi non risolvono nulla, non garantiscono neanche una vera quarantena. Le persone rimangono insieme anche se in settori separati. Spesso chi si negativizza si trova a stare con chi è positivo e l'isolamento diventa infinito». Buono a sapersi: le navi quarantena ci costano milioni e non garantiscono nemmeno un vero isolamento.Al potere, però, non ci sono più i nazisti cattivi, e tutto può passare in cavalleria. I morti e il disagio non contano più perché, in fondo, l'attuale governo consente a chiunque di entrare e questo è l'importante. Secondo i dati del Viminale, nel 2020 sono arrivati in Italia 34.001 stranieri contro gli 11.439 del 2019 e i 23.210 del 2018. L'aumento, come chiunque può vedere, è notevole.L'aspetto più allucinante della faccenda, però, è che gli sbarchi sono aumentati proprio ora che le nostre vite sono dominate dall'emergenza Covid. Abbiamo vissuto il Natale barricati in casa, ci era vietato raggiungere Regioni diverse da quella di residenza. Eppure, negli stessi giorni, sulle nostre rive scendevano a centinaia. Adesso ci dicono che – nonostante il vaccino – dovremo abituarci all'idea di restare ancora in zona rossa, perché il virus continua a mordere e in alcune zone d'Italia è addirittura più pericoloso che prima. Ma non c'è un ministro che fiati su chi passa le frontiere via barcone. Anche se - lo ha scritto perfino il New York Times il 26 dicembre - in Africa i casi di coronavirus sono in preoccupante aumento. Dite che gli ingressi non si possono fermare? Beh, andate a spiegarlo ai nostri connazionali in arrivo dal Regno Unito, fermati e trattati da appestati con la scusa della «variante inglese». Si vede che una eventuale «variante congolese» preoccupa di meno. Non è finita. Ieri il Corriere della Sera ha fatto sapere che il Tribunale Civile di Milano ha stabilito una nuova regola molto suggestiva: «Il rischio Covid nei Paesi d'origine può essere motivo e concausa per concedere in Italia la protezione umanitaria a migranti che non abbiano diritto all'asilo politico o alla protezione sussidiaria da guerre o torture». Vero, i giudici valuteranno caso per caso, «niente automatismi». Intanto però si crea l'ennesima scappatoia: chi arriva da uno Stato in cui le terapie intensive sono sguarnite e il sistema sanitario è fragile può ottenere il permesso di restare qui anche se non lo meriterebbe. A quanto risulta, è stata donata la protezione al gambiano che scappava dallo zio stregone e al pakistano fuggito dopo una lite sull'acquisto di una bufala.Con chi giungeva dall'Inghilterra governata dal perfido populista Boris Johnson la severità è stata massima; agli italiani desiderosi di festeggiare in famiglia è stato mostrato il muso duro. Ma chissà, forse c'è una speranza anche per voi. Se nei prossimi giorni dovessero fermarvi per un controllo mentre cercate di raggiungere il nonno in un'altra Regione, provate a dire che siete in fuga da uno stregone, o che dovete assolutamente ritirare una vacca pagata a caro prezzo: magari eviterete la multa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/porti-spalancati-al-virus-se-viene-dallafrica-2649651906.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="schiaffo-dellue-alle-imprese-in-crisi-a-rischio-il-pagamento-degli-stipendi" data-post-id="2649651906" data-published-at="1609092638" data-use-pagination="False"> Schiaffo dell’Ue alle imprese in crisi. A rischio il pagamento degli stipendi Altre due nuvole scure sulla testa degli italiani. La prima riguarda i conti correnti, e l'allarme è stato reiteratamente lanciato dal centro studi di Unimpresa: in virtù delle nuove norme Eba (l'autorità bancaria europea), gli addebiti automatici non saranno più consentiti se il conto è scoperto. Se non c'è disponibilità adeguata, il rischio immediato è quello che non vengano pagate bollette, utenze, stipendi, rate di finanziamenti, e così via. Nella migliore delle ipotesi, si tratterà di una scocciatura, con relativi ritardi e corse per provvedere; nella peggiore, della creazione a danno di famiglie e imprese di problemi organizzativi ed economici davvero non necessari, meno che mai in un momento come questo. Ma non finisce qui. Anzi, la notizia peggiore è la prossima: la nuova regolamentazione imporrebbe alle banche, dopo tre mesi di mancati pagamenti anche solo da 100 euro, di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come «credito malato». La norma è già assurda di per sé, perché può capitare a chiunque, per un incrocio temporale imprevisto tra addebiti e accrediti, di avere il conto in rosso o comunque un problema transitorio di liquidità. Ma, in una fase eccezionale come questa, significa trasformare ogni rapporto bancario in un campo minato. E ognuno immagina, anche ai fini delle periodiche rinegoziazioni del rapporto tra un cliente e la sua banca, quanto possa essere spiacevole e negativo ritrovarsi con una segnalazione presso la centrale rischi: ottima scusa, a quel punto, per vedersi negare (o ridurre, o centellinare) ogni erogazione, prestito, e così via. Oltre al danno, la beffa, dunque: da un lato si diventa subito morosi (rispetto a un'utenza ecc) e dall'altro ci si ritrova con addosso una sorta di «cicatrice» negli archivi bancari. Ciascuno può valutare se questo sia il momento opportuno per dare il via a una vera e propria ulteriore stretta creditizia, addirittura facendo saltare quei minimi margini di elasticità e flessibilità che sono così importanti in particolare per artigiani, commercianti, partite Iva. La seconda nuvola scura riguarda la previdenza, mentre si avvicina la scadenza dei tre anni della sperimentazione di quota 100, di cui il governo di Giuseppe Conte ha da tempo frettolosamente escluso il rinnovo. Cosa verrà dopo, dunque? La domanda è più che pertinente, visto che lo stesso problema degli esodati, fonte di tante discussioni, appare tuttora irrisolto: nella manovra è stato inserito un ennesimo intervento sugli esodati (oltre 2.000 casi, e si tratta del nono intervento). Da questo punto di vista, la contraddizione (interventi sugli esodati ma contemporanea volontà di togliere quota 100) appare evidente: e semmai parrebbe consigliabile ragionare proprio su come confermare lo strumento esistente (magari opportunamente rivisto) insieme ad altre misure capaci di favorire la staffetta generazionale. Il governo non ha le idee chiare. Per ora (via Milleproroghe) sono state semplicemente confermate due commissioni tecniche, una relativa alle cosiddette attività gravose e una sull'eterno tema della distinzione tra previdenza e assistenza. Per il resto, c'è solo l'intenzione politica di fondo del governo di stanziare poco (4 miliardi circa: si vedrà se qualcosa in più o in meno) per il nuovo intervento sulle pensioni, riducendo pesantemente gli stanziamenti teoricamente previsti. Come fare? Cominciano a circolare ipotesi non molto attraenti: 64 anni di età e 38 di contributi, con una discesa a 62 anni per le attività gravose. Ma resta da capire con che faccia - politicamente parlando - i grillini, dopo aver votato nel primo governo della legislatura quota 100, potrebbero farsi carico di una misura di questo tipo. Anche se su tutto resta un'incognita: in materia di pensioni, cos'ha già promesso il governo a Bruxelles?