2021-11-11
Poliziotto muore nonostante le dosi. Il sindacato: «Fate i tamponi a tutti»
Massimo Biazzetti (iStock)
A Frascati il commissario Massimo Biazzetti è stato ucciso dal Covid a 59 anni. Colpita dal focolaio pattuglia di quattro agenti. I colleghi del Cosap: «Soltanto con i test giornalieri saremo protetti»Competenza e autorevolezza, ma anche sorriso e disponibilità d'ordinanza in cinque anni di attività al commissariato di polizia di Frascati. Qui era nato, aveva studiato ed era tornato dopo un lungo periodo di trasferte e missioni come funzionario di polizia in posti «difficili» e dove sarebbe rimasto poi fino all'ormai vicina pensione. Invece, il commissario e vicedirigente Massimo Biazzetti, 59 anni, doppia dose vaccinale effettuata nei mesi scorsi come da protocollo, nella notte tra lunedì e martedì se n'è andato per sempre morendo nel Covid hospital di Casal Palocco, dove era ricoverato da circa una settimana. Dal comunicato diffuso dal sindacato Cosap, si apprende che l'ufficio della squadra investigativa in cui si è sviluppato il cluster era composto da sei persone, quattro vaccinate e due non vaccinate, che tuttavia, come affermato dallo stesso sindacato, «non possono essere additate come untori perché comunque erano assenti dal lavoro, con tutta probabilità dal 15 ottobre, quando il green pass è diventato obbligatorio». Per il sindacato, infatti, «è fin troppo facile immaginare che nel clima di caccia alle streghe in cui siamo immersi, qualora i due non vaccinati fossero stati presenti nel loro ufficio, la responsabilità del contagio sarebbe stata fatta ricadere su di loro e dunque, al dolore per la perdita di un collega, si sarebbe aggiunta l'onta di averne determinato la morte». La prematura scomparsa di Biazzetti, che lascia la compagna Sandra Ardito, dipendente della polizia locale di Frascati, e due figli adolescenti, ha scosso l'intera comunità castellana, ma non i soliti giornaloni che hanno «trascurato» la notizia. E sì, perché se muore un carabiniere di 59 anni, no vax per aver contratto il Covid, allora «conquista» tutte le prime pagine dei giornali quasi a sottolineare che senza vaccino muori e se non ti vaccini la morte te la vai a cercare. Invece il poliziotto di 59 anni, che muore benché regolarmente vaccinato con due dosi, non merita alcun titolone, tanto meno la prima pagina. I sindacati che da mesi si stanno battendo contro le controverse misure di prevenzione attuate dal governo, ancora una volta si sono chiesti: «Quanto vale la vita di un poliziotto? Meno del costo di un tampone?». Il segretario generale Cosap, Sergio Scalzo, ha scritto al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, e al direttore generale di Pubblica sicurezza, Lamberto Giannini, per segnalare la gravità del problema, evidenziando che nello stesso commissariato altri tre agenti vaccinati sono risultati positivi al Covid. «Giova sottolineare che il collega deceduto avesse ricevuto entrambe le dosi del vaccino, ma, infettatosi ugualmente, e dopo un ricovero d'urgenza durato circa una settimana è spirato», si legge nel comunicato del coordinamento sindacale appartenenti polizia. «Quanto accaduto conferma ancora una volta che il green pass non sia garanzia scientifica di non contagiosità e che purtroppo non sia sinonimo di assoluta protezione dal contrarre forme gravi di Covid 19, che possano portare alla morte». Ed è per questo che il sindacato fa anche una proposta: «L'unica strada da percorrere per la tutela dei lavoratori, oltre al distanziamento e all'uso della mascherina, è quella di sottoporre indistintamente tutto il personale ai tamponi meglio se salivari, che possano consentire maggiori margini di sicurezza, senza tuttavia far gravare i costi sui dipendenti. Il Cosap ritiene inaccettabile che la nostra amministrazione, solo in occasione del G20 abbia messo in campo il tampone gratuito per il personale impiegato in tale evento, facendo passare così il messaggio sbagliato che la salute dei colleghi per l'evento de quo, sia primaria rispetto a quella di migliaia di poliziotti che quotidianamente lavorano con sacrificio e abnegazione, molto spesso anche in discutibili luoghi di lavoro». Anche il segretario generale di Romadel sindacato della polizia di Stato Libertà e sicurezza, Luca Andrieri , ha ribadito che «come sindacato ci stiamo attivando su più fronti per contenere le situazioni di rischio di contagio in cui possono trovarsi gli operatori di polizia a contatto con l'utenza del territorio. La divisa non è uno scudo al virus e il green pass non è uno strumento atto a diminuire le probabilità di contagio, ma anzi, sembra essere l'esatto contrario, visto che i possessori del certificato non sono sottoposti a periodici controlli e sono esposti a rischio di contagio in egual modo di un non vaccinato, che tuttavia si sottopone regolarmente a tampone ed è più facile da rintracciare in caso di positività al virus».