2022-09-19
Da politici e organi di stampa una vergognosa coltre di silenzio
Media e politici preferiscono parlare di facezie anziché chiedere giustizia per i 43 morti del ponte Morandi.Manca appena una settimana alle elezioni per il rinnovo del Parlamento e i politici ogni giorno ci informano delle loro opinioni. Parlano di ciò che accade in Ungheria e di come evitare che l’Italia scivoli verso una nuova dittatura. Ci spiegano quanto sia giusto sostenere l’Ucraina contro quel criminale di Vladimir Putin. Ci illustrano le manovre di chi, parlando di diritto alla vita, in realtà vuole solo mettere mano alla legge 194, ossia alla norma che regola l’interruzione di gravidanza. Nei ritagli di tempo, i nostri onorevoli infilano un collegamento tra ciò che è accaduto nelle Marche e l’urgenza di una transizione ecologica (evitando accuratamente di raccontare perché negli ultimi cinquant’anni chi ha amministrato la Regione non ha fatto nulla per rimediare al dissesto idrogeologico) e poi, se avanza tempo, si discute delle scudisciate che Mario Draghi riserva a Matteo Salvini. Ma fra tanto parlare, nemmeno un accenno a quanto ha rivelato il nostro giornale, ovvero la testimonianza di uno dei manager più importanti del gruppo Benetton, il quale ai pm ha confessato che tutti o quasi sapevano che il ponte Morandi aveva un difetto strutturale e c’era il rischio che venisse giù. I politici tuttavia sono in buona compagnia, perché se loro non hanno trovato il tempo di commentare (e probabilmente nemmeno di informarsi) anche i giornaloni hanno mantenuto un rigoroso riserbo. I siti online dei principali quotidiani ieri si sono occupati del viaggio di Sergio Mattarella in Gran Bretagna per presenziare ai funerali della Regina Elisabetta, hanno dato spazio al raduno lombardo di Enrico Letta con 500 sindaci e all’adunata padana sul prato di Pontida. E, visto che avanzava un po’ di spazio , alle lacrime in tv di Alex Nuccetelli, il miglior amico di Francesco Totti, preoccupato per i guai matrimoniali dell’ex capitano della Roma. Perfino il ritiro di Woody Allen non è stato ignorato, ma la confessione di Gianni Mion, l’uomo che sussurrava (e anche li indirizzava) ai Benetton no, non è stato ritenuta degna di nota. Il nostro Giacomo Amadori ieri ha raccontato in esclusiva un verbale gelosamente custodito negli atti del processo in corso per la strage del Polcevera in cui morirono 43 persone. E che dice l’uomo che per oltre trent’anni è stato il consigliere più ascoltato del gruppo di Ponzano Veneto? Che si sapeva tutto e che, incredibile a dirsi, non si è fatto niente. L’amministratore delegato di Edizione, cassaforte dei fratelli trevigiani, ha rivelato di aver partecipato a una riunione in cui i manager di Autostrade rivelarono ai vertici del gruppo che il ponte Morandi era a rischio a causa di un vizio strutturale e l’opera, a detta dei tecnici, poteva venire giù. Una notizia agghiacciante, che tuttavia non indusse chi aveva la responsabilità di farlo a bloccare il transito degli automezzi e disporre gli investimenti per mettere in sicurezza l’infrastruttura. Anzi, Mion ha rivelato che alle sue domande fu risposto che Autostrade era in grado di autocertificare la stabilità dell’opera, ovvero di garantire all’esterno l’inesistenza di alcun pericolo. Questa riunione secondo il dirigente dei Benetton, che dice di essere uscito terrorizzato dall’incontro, avvenne otto anni prima del crollo. In altre parole, la strage in cui perirono 43 persone, poteva essere evitata se solo chi aveva il compito di farlo non si fosse interessato solo a fare soldi per fare altri soldi. La montagna di utili di Autostrade in mano al gruppo dei magliai veneti va infatti di pari passo con la diminuzione degli investimenti in manutenzione e benché Mion davanti ai pm abbia respinto qualsiasi correlazione fra i due fatti, i dati balzano all’occhio, prova ne sia che, come diamo notizia in questo numero della Verità, la Procura di Roma ha deciso di vederci chiaro, aprendo un’inchiesta. L’indagine è scaturita dalla denuncia di alcuni legali i quali, ricostruendo il contratto di concessione, si sono chiesti se gli aumenti dei pedaggi che negli anni si sono succeduti siano serviti a finanziare la messa in sicurezza delle autovie pubbliche o non siano stati usati per pagare i debiti derivanti dall’acquisto della stessa Autostrade. L’inchiesta è ai primi passi ma per quanto ci riguarda non mancheremo di seguirla: a differenza dei giornaloni che per anni si sono pasciuti con la pubblicità dei maglioni a colori, a noi delle lacrime di Nuccetelli, il miglior amico di Totti, interessa poco. Al contrario ci toccano di più le lacrime di 43 famiglie che un giorno di quattro anni fa hanno perso i loro cari e ancora oggi aspettano giustizia.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)