2021-01-06
Il politicamente corretto ha già avvelenato anche il calcio
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Edinson Cavani (Michael Regan/Getty Images)
In Inghilterra l'uruguaiano del Manchester United Edinson Cavani è stato squalificato tre giornate per razzismo dalla Football Association per aver risposto su Instagram ai complimenti di un suo amico scrivendo «gracias negrito». Il caso ha fatto parecchio discutere, tanto da far intervenire l'Accademia della crusca uruguaiana: «Grave ingiustizia che dimostra ignoranza: il termine in Sud America viene usato amichevolmente anche verso chi non è di colore».«Politically correct», facilmente tradotto in italiano con «politicamente corretto» è «un'espressione angloamericana con cui si designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone». O meglio, «una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto formale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone». La definizione della Treccani è piuttosto chiara, ma oggi come oggi il concetto di «politicamente corretto» presta il fianco a molteplici interpretazioni. Anzi, fin troppe. E se pochi giorni fa, dagli Stati Uniti è rimbalzata la proposta che la democratica Nancy Pelosi ha fatto alla Camera chiedendo in sostanza una riforma del lessico con l'obiettivo di cancellare con un colpo di spugna sostantivi come «padre», «madre», «figlio», «figlia», «fratello», «sorella», «zio», «zia», «cugino», «cugina», «nipote», «marito», «moglie», «suocero», «suocera», «genero», «nuora», «cognato», «patrigno», «matrigna», «figliastro», «fratellastro», «sorellastra»; ma anche quella avanzata dal pastore protestante, nonché deputato texano, Emanuel Cleaver, il quale ha chiesto che ogni preghiera debba concludersi con «amen and awomen», anziché con il "solo" «amen». Motivo? Rendere la preghiera più inclusiva aggiungendo la parola «women», ovvero «donne». Peccato che il termine «amen» derivi dall'ebraico e significa «così è, così sia, in verità», e non dall'inglese, e quindi «uomini». A voler essere a apparire a tutti i costi progressisti e guardiani del politicamente corretti, si corre il forte rischio di cadere nell'ignoranza.Come è accaduto in Inghilterra. Già, perché anche nel mondo dello sport, e in particolare nel calcio, più si va avanti e più si cade vittime del fenomeno del politically correct. Dopo oltre due mesi di procedimento disciplinare, la Football Association, equivalente della Federcalcio italiana, ha deciso di sanzionare l'attaccante uruguaiano del Manchester United, Edinson Cavani, per aver risposto a una stories di un suo amico che gli faceva i complimenti dopo la doppietta messa a segno contro il Southampton il 29 novembre scorso con un «gracias negrito». Il calciatore, che in Italia conosciamo bene avendo giocato con le maglie di Palermo e Napoli tra il 2007 e il 2013, è stato ritenuto colpevole di razzismo dalla federazione inglese e dovrà scontare tre giornate di squalifica in Premier League, pagare una multa di 110.000 sterline, equivalente a 121.880 euro, e sarà costretto a seguire un corso di rieducazione online.Anche il Manchester United si è schierato in difesa del proprio giocatore attraverso un comunicato stampa «Noi e tutti i nostri giocatori siamo impegnati in prima linea nella lotta contro il razzismo e continueremo a lavorare con la FA, insieme ad altri organi di governo e organizzazioni, e attraverso le nostre campagne, su questa linea. Prendiamo atto della decisione della FA di accusare Edinson Cavani per la sua risposta sui social al messaggio di congratulazioni di un amico, dopo la partita del Southampton. Edinson e il club hanno già chiarito che no0n c'era assolutamente alcun intento malevolo dietro il messaggio, che il calciatore ha cancellato, scusandosi, non appena ha capito che sarebbe potuto essere mal interpretato». Nota a cui ha fatto seguito quella dello stesso calciatore, il quale ha specificato più volte che si trattava di un termine amichevole che in Sud America non ha un'accezione negativa: «Sono totalmente contrario al razzismo e ho cancellato il post non appena mi è stato spiegato che poteva essere interpretato in modo diverso. Mi scuso sinceramente per questo». La federazione inglese, però, è rimasta intransigente e ha confermato l'accusa al giocatore di violazione al regolamento che «impedisce ogni comportamento inappropriato sui social network, con l'aggravante di aver fatto riferimento al colore e/o alla razza e/o l'etnia di un'altra persona».Il caso ha fatto parecchio discutere, non solo Oltremanica, ma anche dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, dove non solo è intervenuta l'Associazione calciatori Uruguay che si è schierata apertamente contro la sanzione della Football Association con un comunicato di due pagine, ma anche l'Accademia della crusca uruguaiana attraverso una nota: «È una grave ingiustizia che mette in luce l'ignoranza e l'errore riguardo agli usi della lingua e in particolare dello spagnolo, senza tener conto di tutte le sue complessità e contesti. I riferimenti a qualità fisiche, morali o personali di altre persone - si legge nella nota - sono usati in tutte le lingue del mondo per la creazione dei vocativi, cioè espressioni per trattare gli altri. In alcuni contesti questi hanno un tenore negativo ma spesso gli stessi termini possono essere considerati amorevoli o amichevoli. Nella varietà di spagnolo in Uruguay, per esempio, tra coppie e amici, tra genitori e figli, si possono ascoltare e leggere forme come gordo, gordito, negro, negrito. Infatti, le persone trattate con questi vocativi non devono per forza essere in sovrappeso o avere un colore della pelle scuro per riceverli».Nella liturgia del politicamente corretto, declinato al calcio, ci è cascato anche il quarto uomo rumeno della partita di Champions League tra Paris Saint Germain e Istanbul Başakşehir dello scorso 8 dicembre, quando la partita fu interrotta dopo appena 13 minuti in quanto i giocatori di entrambe le squadre decisero di abbandonare il terreno di gioco in segno di protesta contro l'assistente dell'arbitro Hategan, il quarto uomo Sebstian Coltescu che aveva segnalato un comportamento del calciatore Demba Ba, indicandolo con il termine «negru» che in rumeno significa «nero». Partita sospesa, rinviata e rigiocata il giorno dopo con tanto di calciatori schierati a centrocampo in ginocchio a fare il segno del Black lives matter, inchiesta aperta dalla Uefa, ed editoriali di condanna contro il comportamento definito razzista del rumeno. Pochi giorni dopo il caso si è risolto con una videochiamata fatta dallo stesso Ba a Coltescu per chiarire come si fosse trattato di un malinteso e che non lo avesse mai ritenuto una persona razzista. «Conosco i romeni, non ho mai avuto problemi con il razzismo quando giocavo nel loro Paese. Ho cercato di ottenere subito il numero di Coltescu appena ho potuto per incoraggiarlo, so che non è razzista» ha raccontato Ba alla stampa romena.