2021-09-01
Politica colpevole su caos e tensioni. Il governo non sa scegliere l’obbligo
Servono leggi trasparenti e assunzione di responsabilità. Se no, meglio rispettare le scelte individuali e non incentivare atteggiamenti da giacobini e assurdità complottiste. Entrambi inammissibili.Pechino ha deciso di fissare a tre ore a settimana il tempo massimo da dedicare ai giochi online. Visto che ognuno è tracciato, chi sfora viene disconnesso. È per il bene della società. A sentirlo corre un brivido lungo la schiena, perché lo Stato etico è così pericoloso da schiacciare l'individuo. La nostra cultura dovrebbe essere diversa. Esistono le leggi che separano ciò che è lecito da ciò che non lo è. Dentro tale perimetro le scelte spettano all'individuo per il bene di sé e nel rispetto degli altri. La lunga premessa è necessaria per cercare di tenere la testa ferma sul proprio collo e affrontare caos e tensioni sociali legate al Covid. È anche una premessa che serve per prendere le distanze dai complottisti no vax convinti che dentro le fiale ci siano i microchip e dai giacobini convinti che la soluzione della pandemia stia tutta nel vaccino, il quale merita un approccio così dogmatico da comprimere dubbi e soprattutto interrogativi statistici dentro una sola bandiera, quella del no vax «delinquente». Il fatto che ci siano no vax violenti non rafforza la logica del giacobinismo, ma impone una ulteriore riflessione sulla trasparenza delle scelte da parte della politica. Comprimere le critiche e le richieste di maggiori informazioni etichettandole come ostacolo al tentativo di superare la pandemia non farà altro che acuire i toni e creare tensioni sociali. Al tempo stesso, ascoltare o leggere dichiarazioni di politici o opinionisti che vogliono spiegare che ci si deve vaccinare per il bene della società aggiunge fideismo a qualcosa che dovrebbe essere scientifico. «Chi non si vaccina deve pagarsi la cure». Oppure «chi non si si vaccina non può circolare» sono frasi che hanno lo stesso sapore della scelta di Pechino sul gioco online. Finché la politica e il governo guidato da Mario Draghi non decideranno di prendere una posizione a favore dell'obbligo vaccinale, l'iniezione resterà una scelta personale e lecita. Non è accettabile che venga criminalizzata. Riteniamo (almeno chi scrive) che in questo momento il vaccino sia il miglior scudo per difendersi dal Covid. Eppure, sempre chi scrive, fra poche settimane dovrà scegliere se far fare l'iniezione alla propria figlia che compie 12 anni. Una scelta da fare con il cuore in mano. Ho il dovere di proteggerla nel modo migliore, ma è folle immaginare di vaccinarla solo per garantirle mobilità o la possibilità di fare attività fisica tramite green pass. Ciò che hanno fatto in molti questa estate. Il vaccino è uno scudo con lacune e interrogativi: i pochi numeri a disposizione indicano che riduce statisticamente i rischi ma non riduce la contagiosità. Riduce la possibilità di essere ricoverato e di finire in terapia intensiva. Ma quali rischi corre un ragazzino di 12 o 15 anni? Serve mettere fine alla confusione e dare evidenze concrete per poter scegliere. Altrimenti c'è l'altra strada. Al posto nostro sceglie lo Stato e legifera. Se vuole, il governo può imporre l'obbligo vaccinale e con l'apertura della Camera avviare un percorso di legge urgente in modo da affrontare la discussione già a fine settembre. Però, dovrebbe mettere tutti i dati sul tavolo, con la maggiore trasparenza, e valutare da che età renderlo obbligatorio. Quali fasce vadano vincolate e perché. Quali patologie debbano essere tracciate e quante dosi servono. La politica dovrebbe prendersi le responsabilità e non applicare obblighi surrettizi. Con queste premesse l'obbligo vaccinale sarebbe sicuramente meglio del caos nel quale ci siamo infilati. E non certo per colpa dei no vax. Facciamo due soli esempi: Astrazenaca e le contraddizioni del green pass. La campagna tutta politica e spinta dalla Germania contro la casa farmaceutica anglosvedese è stata di tale portata da mettere in crisi migliaia di persone. Ha fatto più danni delle cosiddette fake news online. Perché è piombata sul nostro capo improvvisamente, senza spiegazioni reali. E così come si è accesa è evaporata. Nessuno si è preso la responsabilità. E quando Draghi ci ha messo la faccia, l'ha fatto in ritardo, esaltando i benefici del vaccino ma senza fornire spiegazioni sulle opzioni eterologhe. I numeri hanno poi dimostrato che gli effetti collaterali di Astrazeneca sono in linea con quelli di Pfizer. Ma la frittata era ormai fatta. Così come con il green pass. È nato male e pensato per un uso temporaneo. Con il passare dei giorni viene esteso a maggiori realtà o funzioni sommando contraddizioni a incomprensioni. Serve sull'alta velocità, ma non per i mezzi pubblici, solo perché fuori dagli autobus non ci sono tornelli. E anche in questo caso chi critica le assurdità viene omologato ai no vax. Peggio dello Stato etico c'è lquello che usa la tecnologia per abbattere i paletti. E con la scusa di rendere più efficiente la burocrazia trasforma gli individui in cittadini anche dentro casa propria. Il tutto senza che ci sia una legge che fissa paletti o obiettivi. Ecco perché l'ultima cosa che ci auguriamo per questo Paese è che finisca vittima dei no vax e dei giacobini del vaccino. Per isolare e fermare le violenze in piazza non servono né le minacce modello Bava Beccaris né l'invito a vaccinarsi come atto di fede ma riportare il vaccino sul piano che merita. Cioè affiancarlo ad altri interventi anti Covid. Tutti importanti per farci convivere con il virus: sanificazioni, interventi strutturali sulle scuole, tracciabilità dei positivi per comprendere meglio le varianti, tamponi salivari a tappeto e investimenti sui mezzi di trasporto locale. E invece l'estate è già finita e sembra di girare in tondo.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)