2023-10-09
Pm pro migranti, i video sono tre. Cori Cgil con insulti alla Meloni
Iolanda Apostolico (Ansa)
Altro che «schedatura», spunta perfino un terzo video di Iolanda Apostolico che partecipa (battendo le mani) a una protesta contro il blocco dei migranti. E un altro filmato imbarazza Maurizio Landini: al corteo della Cgil la gente lanciava insulti sessisti verso Giorgia Meloni.C’è video e video. Per la giudice di Catania ritratta in piazza a manifestare contro il governo - ieri è stato diffuso dalla Lega il terzo video che toglie ogni dubbio sulle intenzioni di Iolanda Apostolico - si è gridato al dossieraggio, ma sugli insulti sessisti a Giorgia Meloni scanditi dal «popolo» della Cgil la sinistra è assalita dalla sindrome delle tre scimmiette: non sento, non vedo, non parlo. Scrive in un post su X Giorgia Meloni: «Ho sempre rispetto del dissenso, ma mi piacerebbe sapere cosa pensano le esponenti della sinistra di questi “slogan politici” di alcuni militanti della Cgil. E mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il segretario Maurizio Landini con la sua morale sempre pronta per gli altri». Nel video, militanti della Cgil in metropolitana a Roma cantano «La Meloni è un puttana». Solo Landini ha risposto: «Non conosco i protagonisti del video. In ogni caso condanno senza se e senza ma quegli insulti violenti e sessisti. La Cgil contrasta ogni forma di violenza fisica e verbale e si batte per superare quella cultura patriarcale che è all’origine di ogni forma di violenza verso le donne». Tornando alla giudice Iolanda Apostolico, il terzo video pare definitivo. Eppure diranno che era lì a difendere la Costituzione perché gridava battendo le mani a scandire il ritmo: «Siamo tutti antifascisti». Era lì anche per dovere coniugale - lo stesso che le faceva apprezzare i post pesantissimi contro Matteo Salvini del suo compagno - perché stava col marito Massimo Mingrino, funzionario del tribunale di Catania, alla manifestazione indetta il 25 agosto 2018 al porto di Catania per protestare contro il blocco dello sbarco dei clandestini dalla nave Diciotti. Diranno anche che la Apostolico - che resta al suo posto come giudice della sezione specializzata per i diritti della persona e dell’immigrazione al Tribunale di Catania - era lì per verificare il comportamento delle forze dell’ordine. Quelle a cui, come si vede nel primo video che ha dato il là al caso, i manifestanti con lei impassibile, ma in prima fila gridavano «assassini». Nel nuovo video sembrava che la giudice desse manforte alle accuse mosse ai poliziotti dall’allora segretario di Rifondazione Comunista Pier Paolo Montalto; si sosteneva che gli agenti avessero «manganellato» una ragazzina. Il terzo video pubblicato sulla pagina Facebook Lega Salvini Premier la inchioda. Lei era alla manifestazione per parteciparvi attivamente. La Lega correda il video con questa didascalia: «Catania, coppia che lavora in tribunale tifa con l’estrema sinistra davanti alla polizia», accompagnata da una riflessione del giudice Rosario Livatino, ammazzato dalla Mafia nel 1990: «Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Ciò che fa pensare non è tanto e solo che la giudice fosse lì, ma che invece di avere il coraggio di rivendicare la sua scelta abbia cercato in tutti i modi di svicolare. L’atteggiamento della Apostolico è stato: io non c’ero, se c’ero dormivo. Riavvolgiamo il nastro. Il 5 ottobre esce il primo video in cui si vede la giudice davanti ai manifestanti. La Lega sia con Salvini che con l’onorevole siciliano Anastasio Carrà chiede: «È lei?». Silenzio, risponde l’associazione magistrati: valuteremo insieme alla diretta interessata se e come intervenire. Il 6 ottobre secondo video, sempre con la Apostolico in primo piano in mezzo ai manifestanti. La giudice finalmente fa sapere: ero lì per pacificare, per prevenire scontri. E ora che dire? Con una tecnica ben collaudata la sinistra e l’Associazione magistrati hanno cercato di ribaltare il fronte: l’accusa non era verso la giudice che si è, stando a quel che si vede nei video, schierata in piazza, ma sulla Lega che faceva «dossieraggio». Ebbene, si è saputo che il primo video fu girato da un carabiniere che lo ha diffuso tra amici in una chat, che il secondo e il terzo video sono stati girati da un redattore dell’agenzia di stampa LaPresse. Eppure la procura di Catania ha aperto un’inchiesta. E la stessa giudice alla Stampa ha dichiarato: «È in corso un’operazione di dossieraggio». Per non dire del gotha giuridico (o giudiziario?) del Pd, ieri però muto di fronte al terzo video: dall’ex ministro di Giustizia Andrea Orlando al responsabile giuridico Walter Verini che intimano al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi con una raffica d’interrogazioni di dire la verità sul dossieraggio, col verde Angelo Bonelli che parla di una «Spectre» al ministero dell’Interno. Resta in piedi la richiesta di dimissioni avanzata dalla Lega, ieri ribadita dal vicesegretario Andrea Crippa e con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Forza Italia) che afferma: «Altro che ispezioni, altro che cavilli del Csm. La Apostolico va trasferita in qualche ufficio dove non possa confondere funzioni elevatissime con un’appartenenza politica ostentata». Il Guardasigilli Carlo Nordio deve decidere se inviare un’ispezione a Catania prodromica all’azione disciplinare. Ieri ha commentato: «Un magistrato può partecipare a una manifestazione, ma non deve. Più un magistrato manifesta le sue idee politiche, più vulnera la presunzione d’imparzialità». E ha aggiunto: «Se partecipi a una manifestazione pubblica, non puoi dire di esser stato spiato». Resta aperto al Csm l’esame della sentenza della Apostolico che ha mandato liberi quattro clandestini contestando il decreto Cutro. Pietro Calamandrei disse: «Quando la politica entra dalla porta del tempio, la giustizia fugge impaurita dalla finestra».
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