2024-06-28
Pietro Gaudenzi. La virtù delle donne. Un'inedita mostra al MART di Rovereto
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In corso al MART di Rovereto un’originale monografica alla scoperta di Pietro Gaudenzi (1880-1955), artista genovese fra i più apprezzati del suo tempo e oggi al centro di un crescente interesse da parte di critici e studiosi. Dagli esordi alla maturità, in mostra un’accurata selezione di dipinti a olio e opere su carta, prestiti di istituzioni pubbliche e prestigiose raccolte private.Quello di essere ammirati nel loro tempo, cadere nell’oblio per decenni (o addirittura secoli…) ed essere poi riscoperti dai posteri è un destino che accomuna molti artisti. È successo, incredibilmente, a Sandro Botticelli, il pittore della «bellezza assoluta », venerato tra ‘400 e ‘500 ma rivalutato solo dai Preraffaelliti nell’ultimo quarto del XIX secolo; è successo, in epoca più recente, ad Italico Brass (1870-1943), dimenticato per oltre 60 anni e valorizzato ultimamente da pubblico e critica ( si ricordi, per esempio, la bella mostra del 2023 a Palazzo Loredan, a Venezia); ed è successo anche a Pietro Gaudenzi, finito nel dimenticatoio dopo la fine della seconda guerra mondiale per l’apprezzamento dimostratogli dalle più alte cariche dello Stato durante il ventennio fascista, e ora protagonista assoluto dell’esposizione in programma al MART di Rovereto sino al 1 settembre 2024.Pietro Gaudenzi e la mostra Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e curata da Manuel Carrera e Alessandra Tiddia, la mostra si snoda in un percorso espositivo articolato in cinque sezioni, che inizia con la pittura degli affetti e termina con i disegni - stupendi e colorati - del ciclo di affreschi (purtroppo andati perduti) per il Castello dei Cavalieri di Rodi, sede del Governatorato italiano del Dodecaneso dal 1912 al 1943: nel mezzo, c’è spazio per l’arte sacra, il periodo milanese e la tecnica pittorica. Una monografica davvero unica e completa, che copre tutta la parabola artistica e di vita di Gaudenzi, dagli anni della formazione (avvenuta tra La Spezia, Genova e Roma) fino a quelli del ritiro, in maturità, nel borgo laziale di Anticoli Corrado. Fedele a una figurazione realista, lontana dai formalismi delle avanguardie, Pietro Gaudenzi - che soprattutto durante il suo soggiorno a Roma ebbe modo di studiare e apprezzare i grandi Maestri del Rinascimento (Leonardo e Michelangelo in primis) e rileggere con una sensibilità novecentesca la «pittura antica» - nei suoi lavori rappresentò chiaramente i temi classici della tradizione, spaziando dai ritratti (bellissimi, tra gli altri, il Ritratto di dama con ombrellino e Signora allo specchio in costume rosa, entrambi in mostra al MART) alle scene di intimità domestica, dalla maternità (incanta, per l’atmosfera ovattata e malinconica da Realismo Magico, la Maternità del 1932, altra chicca esposta a Rovereto, ) alle nature morte. Più rari i paesaggi. Ma la grande protagonista del suo universo visivo e artistico resta, sempre e comunque, la sua famiglia. Una famiglia «allargata » come diremmo oggi, visto che Gaudenzi, rimasto prematuramente vedovo della prima moglie, Candida Toppi (madre di suo figlio Enrico), si risposò con la cognata Augusta, dalla quale ebbe altri due figli. Inevitabilmente, la vedovanza segnò profondamente la vita del pittore, influenzandone la scelta dei temi e la produzione che, dopo il 1920, si fece ricca di molte opere a soggetto religioso (notevole, sempre in mostra, Il battesimo, 1932). Una religosità che dona solennità alle figure e che ammanta tutti i soggetti che Gaudenzi rappresenta, siano essi Santi o figure profane: «Quando s’iniziò nella mia pittura una evoluzione verso la religiosità, mi si impose non il semplice studio dei fatti relativi alla vita dei Santi e al massimo dramma cristiano, ma la necessità d’una fede e d’una pratica sempre più aderenti allo spirito cristiano e cattolico. I fatti sono la storia, lo spirito è l’eterno. Mi abituai a vedere e sentire, comprendere e amare, credere e adorare. E fu tanto penetrata dal mio sentimento la verità religiosa, che giunsi a ritrovare sacro l’atto dell’uomo offerto alla purezza, alla bontà, a Dio», scrisse l’artista in maturità.Ma se tante sono le opere a soggetto religioso e familiare, nella produzione artistica di Gaudenzi pochissimi sono i nudi: a questo proposito, tra le rarità esposte al MART, spicca La mia scuola di Napoli, una tela del 1938 circa, mai esposta prima in un museo pubblico. Il dipinto raffigura l’atelier di Gaudenzi all’epoca in cui insegnava pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e rappresenta, appunto, uno dei suoi rari nudi.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)