2025-07-10
Pier Silvio seppellisce lo ius scholae e «sistema» Renzi. Che dà di matto
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)
Il figlio del Cav apre alla politica e sfida Antonio Tajani sulla cittadinanza legata all’istruzione. Poi elogia Giorgia Meloni: «Ha il governo migliore d’Europa». Sul leader di Italia viva: «Ha perso mordente», lui lascia Mondadori.Lo ius scholae non è da prime time, tutt’al più da terza serata dopo Gigi Marzullo. A margine della presentazione dei palinsesti di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi getta uno sguardo sulla politica italiana come ama fare da qualche anno. È a capo del gruppo di broadcasting più grande d’Europa, negli ultimi tre anni ha distribuito 450 milioni di dividendo e aumentato l’occupazione del 7%, può farlo con cognizione di causa e, da figlio del fondatore di Forza Italia, comincia col dare un piccolo dispiacere ad Antonio Tajani. «Sono favorevole allo ius scholae, se un ragazzo ha fatto un percorso scolastico qui è italiano più di me. Ma non è una priorità, oggi in Italia ci sono quattro o cinque temi più urgenti da affrontare. Il principio è giusto e Tajani è bravissimo, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ma i tempi vanno valutati, bisogna scegliere con attenzione cosa viene prima. Comunque è falso che lui porti avanti la proposta su indicazione mia o di Marina». Una sottolineatura di un certo peso, come a raccomandare alla coalizione di non spaccarsi su dossier di secondo piano per concentrarsi su quelli decisivi: giustizia, migranti, sicurezza, crescita economica. Tajani incassa e approva: «La penso come lui, mai detto che è una priorità». Un assist per Matteo Salvini che lampeggia game over. «Partita chiusa, tema archiviato, se ne occuperà semmai la sinistra fra trent'anni se vincerà».L’argomento aiuta Berlusconi junior ad allargare l’orizzonte e a osservare con antenne collaudate il comportamento del governo. «Penso che il nostro governo sia uno dei migliori d’Europa, per non dire oltre. È una questione di concretezza e consapevolezza. Giorgia Meloni si comporta come è più opportuno per l’Italia, sta facendo il massimo nell’interesse del Paese, e vale anche nel rapporto con Donald Trump. Meloni per l’Italia sta facendo un lavoro unico: donna, giovane, venuta da nulla, ha messo su il miglior governo d’Europa, con grande serietà, impegno e - permettetemi una parola desueta ma che a me piace - patriottismo. Non nazionalismo, che è una cosa diversa».Berlusconi mostra di essere un attento osservatore dei destini italiani; le lezioni di Silvio sono andate a segno. E come il padre nel 1994 seppe intercettare un Paese pronto per seguirlo nella rivoluzione liberale, lui oggi fotografa la prateria deserta del centro. «Nello spazio che vivo come la sinistra vera, che sono i 5stelle più Pd da un lato, e dall’altra parte Fratelli di Italia e Lega, c’è in mezzo uno spazio gigante, che è quello di come pensa la maggior parte degli italiani. Meno male che Forza Italia c’è». È anche lo spazio dove sogna di collocarsi Matteo Renzi. Per lui solo tenerezza: «Ho grande simpatia ma non ha più peso e mordente. Renzi ha perso credibilità elettorale, è bravo ma nel suo percorso ha perso peso politico». Una fotografia nitida della realtà che dà fastidio al senatore 2%. La replica social è nello stile del Bullo, oggi junior partner di Elly Schlein. «L’idea che io costruisca una tenda riformista fa paura a chi sostiene la Meloni e anziché ignorarmi come fa Mediaset da mesi, oggi assistiamo a un attacco alla persona tanto sgarbato quanto richiesto a Pier Silvio da Palazzo Chigi». Così arrabbiato da saltarsi addosso da solo, Renzi prende una decisione epocale: rinuncia ai soldi. «Ho comunicato alla Mondadori della famiglia Berlusconi per la quale ho scritto gli ultimi libri che interrompo da oggi ogni collaborazione. Non accetterò mai di scambiare la mia libertà per soldi». Il politico che trascorreva più tempo a guadagnare cachet dagli sceicchi arabi che in parlamento, mangia i contratti come Rockerduck mangiava il cappello. Scaramucce da Transatlantico in purezza. A questo punto la domanda, già fatta più volte alla sorella Marina, nasce spontanea: perché non scendere in politica e ripercorrere le orme del Cavaliere? Pier Silvio Berlusconi sorride e risponde da gatto sornione: «Ho una grande passione verso le persone normali. Se prendo un traghetto per le Cinque Terre e la gente mi assale chiedendomi una foto, mi domando: che fortuna ho per ricevere tante dimostrazioni di affetto? Sento che questa passione mi travolge e tendo a farla coincidere con la politica. Ma la politica è anche compromesso, è trattativa, è tante altre cose. Io ho 56 anni, mio padre ne aveva 58 quando entrò in politica. Oggi non penso alla politica ma guardando al futuro non escludo di poter dire: sai che c’è, una sfida completamente nuova, perché no? Oggi comunque questa idea non ha nessuna concretezza».La carne al fuoco è tanta. Manca Milano, la città da cui tutto partì, il simbolo di quel Nord produttivo la cui capitale è vittima della sinistra luna park da 13 anni. Nel 2027 si vota, Pier Silvio Berlusconi sindaco? Lui nega, anzi si ritrae. «Dipende dal candidato, deve essere dentro la società, non importa se civico o politico. E non bisogna sbagliarlo. A Genova abbiamo sbagliato candidato». Poi una battuta feroce: «Se perdiamo dopo Beppe Sala siamo messi veramente male». Una stilettata che ricorda quelle di suo padre, presenza immanente per tutta la conversazione. «Se fosse stato in vita avrebbe fatto la qualunque per tentare di fermare due follie come le guerre in Ucraina e a Gaza. Sarebbe stato male e avrebbe fatto di tutto, magari non riuscendoci, ma ci avrebbe provato». Poi il pensiero corre al ricordo privato. «Lo adoravo, avevo un rapporto profondo anche di contrasto come Sandra e Raimondo, ma da figlio. Dopo la sua morte mi sono reso conto quanto mi manchi. E quanto manchi alla politica».
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