2022-02-20
«In passerella vogliono le vecchie glorie»
Piero Piazzi, presidente e ad dell’agenzia di modelle Women Milano (iStock)
Piero Piazzi, presidente e ad dell’agenzia di modelle Women Milano, che ha scoperto Monica Bellucci, Carla Bruni ed Eva Riccobono: «Oggi sfilano uomini magrissimi, scarnificati, che sembrano quasi delle donne, ma le differenze si devono vedere».Naomi Campbell, Kate Moss, Eva Herzigova, Valeria Mazza, Isabeli Fontana, Alessandra Ambrosio e molte altre hanno lavorato con lui. Marpessa, Monica Bellucci, Carla Bruni, Mariacarla Boscono, Eva Riccobono le ha lanciate se non scoperte. Il biglietto da visita di Piero Piazzi, presidente e ad di Women Milano, che fa parte del gruppo Elite world, il più importante network internazionale di agenzie di model management, del quale è anche coordinatore business a livello mondiale, è, a sua volta, la bellezza, modello tra modelle. «Ma il successo è dipeso dalla mia personalità», spiega. Bolognese, «chiacchierone e curioso», ha viaggiato per il mondo con i grandi stilisti, da Giorgio Armani a Gianfranco Ferré e Valentino. Ha lavorato a New York per poi arrivare a Milano. «Li consideravo mestieri precari, la mia vocazione era fare l’avvocato, studiavo giurisprudenza». Il destino era un altro, però. Modello richiestissimo, a un certo punto è passato al di là della barricata. È sempre stata una questione di personalità?«Assolutamente sì. Come quella che devono avere le modelle. Mariacarla Boscono è l’esempio classico. L’avevano rifiutata ma quando la vidi capii subito il suo potenziale. Quando selezioniamo le modelle, la personalità è il requisito che guardiamo di più, puoi essere bella ma se sei spenta e non funzionerà».Cosa guarda quando sceglie una ragazza?«Ho canoni estetici molto particolari. A me le bellone, le perfette, non sono mai piaciute, amo l’imperfezione e i difetti. Cerco lo stile, da sempre. Marpessa aveva le occhiaie, Monica Bellucci quando vidi la prima volta non era certo la Bellucci di adesso. Canoni estetici che sono dettati dall’eleganza e quello che amo più di tutto, la classe. Che hai o non hai. Guardo molto i polsi, le caviglie, le mani, l’espressione degli occhi». Nella moda chi guadagna di più sono le donne.«La moda nasce come fenomeno femminile poi diventato anche maschile. Sono orgoglioso di essere presidente di un’agenzia che si chiama Women, sono femminista da sempre. Ci sono modelli che guadagnano bene ma le cifre sono completamente diverse». I modelli si sentono discriminati?«Sì, e lamentano questa differenza. Ma è un dato di fatto e non si riesce a scardinare questo status quo. Più facile tra attori e attrici».Scopritore di grandi top anche fra gli uomini?«Sono ancorato ai canoni di bellezza di quando io facevo il modello negli anni Ottanta, quando era bellezza vera, bei lineamenti, bel fisico. Ora si vedono uomini scarnificati, magrissimi, modelli che non capisci più se sono uomini o donne. Sono il primo a parlare d’inclusione, il primo agente italiano al mondo che ha lanciato una top model transessuale, Lea T. Ma le differenze si devono vedere. Si passa dal lanciare un messaggio che dovrebbe essere di equilibrio a uno squilibrio totale». Come vede il mondo degli influencer?«Stravolge tutto ma sono pochi quelli che influenzano davvero. Chiara Ferragni e Fedez influenzano, gli altri sono più o meno dei surrogati. All’inizio la Ferragni l’ho criticata ma le ho chiesto pubblicamente scusa. È ormai un’imprenditrice, è stata bravissima».Lei è anche impegnato nel sociale. «Ciò che mi urta di più è l’indifferenza e di indifferenza si muore. Ho iniziato nell’85, volontario all’Ospedale Sacco di Milano nel reparto dove erano in cura i malati di Hiv. E oggi sono ambassador di The Children for Peace, organizzazione non governativa che opera nelle aree più sfortunate del mondo. Con il gala del novembre 2021 siamo riusciti a dare una somma importante a suor Giovanna Calabria, responsabile della Onlus in Uganda». Moda e volontariato, due mondi distanti.«Certo, però si possono anche avvicinare molto. Faccio l’esempio di Naomi Campbell con la quale ho lavorato per tanti anni e che avevo abbandonato. Ora ci siamo ricongiunti e lavora con Women. Lei vorrebbe venire in Uganda, è cambiata ancor di più ora che è diventata mamma. Antepone a tutto il suo essere madre. Viaggia ovunque con la bambina e con la tata. Non accetta lavori in cui non ci sia anche la bambina. Non è più bizzosa e capricciosa».Ci stiamo avvicinando sempre più alla fashion week milanese, tante sfilate. Che modelle sono richieste?«In tantissimi chiedono vecchie modelle e personaggi di una certa età». Si prediligono modelle straniere a quelle italiane, come mai?«Ora molto meno. Le ragazze italiane sono più mammone, viziate, protette rispetto alle straniere che escono di casa a 15 anni. Però Mariacarla Boscono è ancora all’apice della carriera e poi ci sono Vittoria Ceretti, Valeria Buldini, Adele Aldighieri, Chiara Scelsi, molte più di prima»Che consiglio dà a una ragazza che vuole fare questo mestiere?«Serve tanta umiltà. Deve capire se è in grado di fare la modella, è un lavoro di grande sacrificio, e soprattutto conoscere i propri limiti. Non seguire consigli di chi non è un professionista perché in questo ambiente ci sono tanti truffatori. Se un’agenzia seria dice no, prendilo come un consiglio di vita e fanne un buon uso per passare ad altro».
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