2023-05-24
Il finto pentito Amara alla resa dei conti. Calunnie su Ungheria, ecco le 65 vittime
Chiuse le indagini sull’ex legale Eni e sul compare Giuseppe Calafiore. Il ministero: incontri clandestini del faccendiere alla Caritas.La loggia Ungheria non solo non esisteva, ma era una gigantesca calunnia. Ne è convinta la Procura di Milano che, nelle scorse ore, ha inviato a Piero Amara e al suo sodale Giuseppe Calafiore, per un’accusa minore, l’avviso di chiusura delle indagini. Amara è accusato di aver preso in ostaggio, tra il 2019 e il 2020, un’intera Procura, proprio quella di Milano, con un racconto da fantascienza. L’atto è firmato dal procuratore Marcello Viola, dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Stefano Civardi e Monia Di Marco e riassume l’intricata vicenda. In cinque interrogatori Amara aveva sostenuto, ricordano i magistrati, l’«esistenza di una organizzazione segreta denominata “Ungheria”, che si proponeva quale continuazione della sciolta associazione P2», una super loggia di cui avrebbero fatto parte «alti funzionari dello Stato, magistrati (ordinari e amministrativi), avvocati, vertici delle Forze dell’ordine, politici, imprenditori ed alti esponenti clericali». Le finalità dell’associazione? Inquietanti: «Interferire sulle funzioni di organi di rango e/o di rilevanza costituzionale (quali il Csm), di istituzioni giudiziarie e di amministrazioni pubbliche, in modo da condizionarne l’operato asservendolo agli interessi dell’organizzazione e dei suoi appartenenti occulti». Per Amara la mitologica Ungheria era costituita da «persone che condividevano gli ideali dello Stato liberale e che erano legate da un vincolo di solidarietà e disponibilità». Il sodalizio, sempre nel racconto fantasioso di Amara, «si proponeva di affermare i principi di uno Stato garantista contro quello che appariva già all’epoca uno Stato giustizialista». Ma alla fine le alte aspirazioni si sarebbero risolte «in un sostanziale scambio di favori», in «una sorta di contropotere a volte anche più forte della politica, in grado di collocare persone di sua fiducia in posti chiave, soprattutto ai vertici delle forze dell’ordine e della magistratura». Un racconto, quello di Amara, che aveva trovato pm pronti a credergli e che aveva portato un magistrato del peso di Piercamillo Davigo a farsi dare i verbali per diffonderli in modo carbonaro tra i componenti del Csm. Le parole di Amara divennero un venticello velenoso che si diffuse velocemente.La lista dei calunniatiLa Procura di Milano, nell’avviso, stila l’elenco di tutti quelli che Amara aveva «affiliato» a loro insaputa alla sua loggia. Sessantacinque «persone offese» che adesso si potranno costituire come parti civili nel processo. Dell’elenco fanno parte ex ministri e primi ministri come Silvio Berlusconi, Paola Severino e Filippo Patroni Griffi, ex comandanti generali della Guardia di finanza come Giorgio Toschi e Giuseppe Zafarana, ex alti ufficiali dei Carabinieri come Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, alti prelati come il cardinal Pietro Parolin e monsignor Liberio Andreatta, ex vicepresidenti del Csm come Giovanni Legnini e Michele Vietti, ex componenti dello stesso parlamentino come Sebastiano Ardita, Paola Balducci, Cosimo Maria Ferri, Antonio Leone, Marco Mancinetti e Antonello Racanelli, imprenditori chiacchierati come Antonello Montante (condannato in Sicilia per associazione per delinquere e altri reati), importanti magistrati come il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, l’ex capo degli inquirenti di Perugia Luigi de Ficchy, l’aggiunto di Roma Lucia Lotti, l’ex primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e l’ex presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, ma pure consiglieri di Stato, avvocati e anche lobbisti o brasseurs d’affaire come Luigi Bisignani, Giancarlo Elia Valori e Denis Verdini. Una macedonia che ha portato inizialmente all’apertura di un fascicolo con diversi indagati per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Ma il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, dopo approfondite indagini, si è convinto che la loggia non esistesse e ha chiesto l’archiviazione per i presunti accoliti, trasmettendo a Milano le carte per la valutazione di altri reati. La Procura di Milano ha deciso di contestare la calunnia e l’autocalunnia a Calafiore e Amara.Quest’ultimo avrebbe accusato ingiustamente Vietti di aver assecondato le richieste della Severino per il trasferimento di un magistrato che indagava su una società dell’imprenditrice Emma Marcegaglia. In cambio, l’ex vicepresidente del Csm avrebbe chiesto incarichi professionali per Giuseppe Conte, Guido Alpa e altri avvocati e avrebbe fatto sapere alla società Acqua marcia che per ottenere il concordato al Tribunale fallimentare sarebbe stato necessario ingaggiare gli stessi professionisti. Ma anche queste sarebbero state grandi balle. elenco che non c’èPer Calafiore, invece, l’accusa è quella di autocalunnia per aver dichiarato di essere stato a conoscenza dell’esistenza della loggia, di averne fatto parte e di «essere in possesso della lista dei nominativi segreti dei partecipanti all’associazione». Elenco, ovviamente, mai trovato.Per mesi nella Procura di Milano, nei corridoi del Csm e su alcuni giornali che gli avevano dato credito si parlò di notizie che non lo erano.Amara è già sotto processo per presunte calunnie nei confronti di altri soggetti, per esempio del giudice Mancinetti, dell’ad di Eni Claudio Descalzi e del dirigente del Cane a sei zampe Claudio Granata (ai danni dei due manager aveva ideato il fantomatico Patto della Rinascente). A Potenza, nel frattempo, è stato rinviato a giudizio per corruzione in atti giudiziari (reato per cui ha ottenuto il patteggiamento in altri Tribunali), falso ideologico e rivelazione di segreto. Dal 2021 sta scontando una pena a 3 anni, 9 mesi e 5 giorni per corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere e altre imputazioni. Nel marzo 2022, dopo pochi mesi di carcere, gli è stata concessa la semilibertà. Procure e Tribunali non gli hanno mai sequestrato i beni guadagnati con gli affari illeciti e dal 26 aprile 2022 il detenuto svolge un programma di volontariato presso la Caritas diocesana di Spoleto e Norcia. Nella città del Festival dei due mondi ha come «riferimento un appartamento in locazione» con contratto intestato alla sorella. L’istrionico avvocato, capace di tenere per mesi in scacco le istituzioni di questo Paese, sembra aver convinto il gruppo di osservazione e trattamento del carcere di Spoleto, dove è stato trasferito nel luglio 2021, del suo sincero pentimento.Eppure nella relazione stilata nel gennaio scorso dall’équipe guidata dalla direttrice del penitenziario Chiara Pellegrini sono annotati i rilievi dell’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) del ministero della Giustizia, che si esprime sulle misure alternative alla detenzione. Il «pentimento»Leggiamo: «È emersa poca chiarezza e correttezza nello svolgimento dei compiti. In particolare si evidenziavano incontri avuti presso la Caritas, in orario di volontariato, con soggetti estranei all’ambito familiare dell’Amara e della Caritas. È emersa inoltre una modalità dell’Amara di muoversi in maniera autonoma dalle indicazioni della Caritas». Non è finita: «È emerso, infine, che il detenuto aveva elargito a un utente Caritas e tentato di elargire ad un compagno di detenzione somme di denaro». Come si dice, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Ma per il gruppo di osservazione tali condotte potevano «essere riconducibili ad una fase iniziale della misura». Opinione non condivisa dalla Procura generale di Perugia che, citando la nota dell’Uepe del maggio 2022, ha fatto ricorso contro l’affidamento in prova concesso dal Tribunale di sorveglianza: «È evidente la plateale violazione della prescrizione contenuta nella concessione della semilibertà» hanno scritto nel loro ricorso il pg Sergio Sottani e il sostituto Paolo Barlucchi. «È inquietante la possibile correlazione tra i colloqui clandestini di Amara e la sua attività di dichiarante» sottolineano i magistrati, sollevando dubbi sulla bontà della collaborazione di Amara. Ma per l’équipe del carcere il problema non esisterebbe. La relazione ci informa che l’avvocato, nonostante «il sentimento di vergogna provato», ha vissuto l’arresto come «un momento di liberazione» dalla sua precedente esistenza da mariuolo per cui ormai provava «stanchezza» e «saturazione». Con i suoi interlocutori l’affabulatore Amara avrebbe mostrato «un discreto bisogno di confrontarsi, fin da subito», riconoscendo «grande utilità all’esperienza detentiva che considera oggi “un bagno di umiltà” per se stesso e dalla quale sta provando a trarre quanto di meglio sia possibile».Inoltre avrebbe intrapreso «un adeguato processo di revisione critica» dei reati per cui è stato condannato.Tra un incontro clandestino e l’altro, l’ex legale ha fatto sapere di voler dedicare più tempo ai figli e di «non escludere un ricongiungimento» con l’ex moglie, da cui si è separato «in conseguenza alle vicende giudiziarie». Infine Amara «ha manifestato il bisogno di intraprendere un percorso di sostegno psicologico che possa aiutarlo nella prosecuzione della riflessione su di sé e sulla propria storia». Proponimenti che hanno portato gli addetti a esprimersi «favorevolmente per un’intensificazione del percorso di reinserimento sociale del detenuto». E sui suoi «progetti futuri» Amara sembra avere le idee chiare: «Ha espresso il desiderio di iscriversi all’università (a 54 anni, ndr) per frequentare la facoltà di ingegneria, continuando comunque ad occuparsi di una serie di attività legate alle energie rinnovabili che tiene ancora in piedi nella sua regione di origine». Anche perché la carriera nel settore legale «non corrispondeva alle sue più profonde inclinazioni». Insomma presto potremmo dover parlare delle bricconerie non più dell’avvocato Amara, ma dell’ingegner Amara.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)