2020-03-31
Pieni poteri a Orbán. A differenza di Conte vota il Parlamento
Victor Orban (Riccardo Pareggiani, NurPhoto via Getty Images)
Il leader ungherese vara leggi durissime e la Commissione Ue, che si regge pure sui suoi voti, si indigna. In Cina crollo dei casi. Un Parlamento esautorato. No, non stiamo parlando di quello italiano lasciato ai margini da Giuseppe Conte a suon di decreti del presidente del Consiglio. Bensì di quello ungherese che ha deciso di consegnare il Paese ai tempi del coronavirus nelle mani di un solo uomo, il premier Viktor Orbán, al potere da 10 anni e rieletto due volte. «Poteri speciali a Orbán per combattere con forza il virus? Saluto con rispetto la libera scelta del Parlamento ungherese (137 voti a favore e 53 contro), eletto democraticamente dai cittadini», ha dichiarato Matteo Salvini, leader della Lega. In Ungheria finora sono stati certificati soltanto 447 contagiati da coronavirus, 15 è il numero delle vittime. Tuttavia i dati reali potrebbero essere ben più alti, anche 15 volte di più, visto che i servizi sanitari effettuano pochissimi tamponi (dall'inizio dell'epidemia ne sono stati fatti poco più di 13.000). Critica la situazione degli ospedali, dove mancano tute, guanti e mascherine protettive, e ci sono soltanto 2.560 apparecchi di respirazione, in tutto il Paese.Ai termini della legge voluta dal premier «per emergenza sanitaria», Orbán può governare sulla base di decreti, chiudere il Parlamento, cambiare o sospendere leggi esistenti e ha la facoltà di bloccare le elezioni senza limitazione di tempo. Spetta a lui determinare anche quando finirà lo stato di emergenza. Inoltre, chi diramerà «false notizie» rischierà da uno a cinque anni di carcere.Le opposizioni, l'Unione europea e la comunità internazionale sono sobbalzate. Per Bertalan Toth, leader dei socialisti ungheresi, ieri è iniziata «la dittatura senza maschera di Orbán». Per il partito nazionalista Jobbik è, invece, «un colpo di Stato». Accuse a cui il premier ha risposto sostenendo che «l'opposizione sta dalla parte del virus». Allarmato l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, secondo cui «uno stato di emergenza illimitato e incondizionato non può garantire il rispetto delle regole e dei valori della democrazia». Ha espresso preoccupazione anche la Commissione europea, la stessa che è in carica anche grazie ai voti fondamentali del partito di Orbán, Fidesz. Il commissario europeo per la Giustizia e lo stato di diritto, Didier Reynders, su Twitter ha scritto: «La Commissione europea sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali. In particolare per il caso della legge votata oggi in Ungheria sullo stato d'emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false».Intanto però la pandemia continua a espandersi nel mondo: i contagi hanno superato quota 752.000, le vittime sono oltre 36.000 mentre i guariti più di 158.000. Gli Stati Uniti sono i più colpiti, con oltre 145.000 casi e più di 2.600 vittime. Secondo il presidente Donald Trump se negli States si manterrà attorno a 100.000 il numero delle vittime per coronavirus, «avremo fatto un buon lavoro». Il capo della Casa Bianca ha anche annunciato che «il primo giugno saremo sulla via della ripresa. Il picco dei decessi si avrà entro due settimane», ha aggiunto annunciando che verranno prolungate fino al 30 aprile le linee guida sul distanziamento sociale. Cifre enormi sono quelli fornite invece da Anthony Fauci, l'epidemiologo consulente del presidente, secondo cui è «del tutto concepibile» che più di 1 milione di persone nel Paese possa contrarre il virus. Ma l'estensione delle linee guida, ha spiegato, si spera ridurrà questi numeri. In base al tasso di mortalità, Fauci ha confermato la dichiarazione di Trump sul numero delle vittime.Tra i leader mondiali ieri è stato il giorno dall'uscita dall'autoisolamento del principe Carlo del Galles, della quarantena del premier israeliano Benjamin Netanyahu (dopo la positività di una consigliera) e del ritorno in video del premier britannico Boris Johnson, risultato positivo al coronavirus la scorsa settimana. Su Twitter ha promesso al suo Paese: «Ce la faremo, ce la faremo insieme. Una cosa che credo la crisi del coronavirus abbia già dimostrato è che esiste davvero la società», ha aggiunto seppellendo l'eredità di un leader come Margaret Thatcher, premier negli anni Ottanta che disse: «Non esiste una cosa chiamata società, esistono soltanto gli individui». Tra i leader degni di nota sotto coronavirus c'è anche re della Thailandia, Maha Vajiralongkorn, autoisolatosi in lussuoso albergo in montagna in Baviera. Con lui tutto il suo entourage, comprese 20 concubine. Ma non si sa se insieme a lui ci sia anche la quarta moglie.E se la Cina sostiene che per la prima volta da gennaio il numero dei positivi è sceso sotto la soglia dei 2.500, l'Europa ancora fatica. Tra i Paesi più in difficoltà Spagna e Francia: nel primo cala lievemente il numero di decessi (tra domenica e lunedì si sono registrate 812 morti contro 838 del giorno precedente) mentre nel secondo l'onda si sta spostando verso gli ospedali del Sud del Paese.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)