2022-09-23
Piazza del Popolo piena. Meloni: «Cambieremo la Carta anche da soli»
Veto di Fratelli d’Italia sui ministri di Draghi. Matteo Salvini: «Sceglieremo insieme». Coalizione ricompattata a Roma. La promessa: «Covid, basta metodi cinesi».C’è la rappresentazione plastica del centrodestra, negli avvenimenti di quella che è stata, ieri, la penultima giornata di campagna elettorale, culminata nella manifestazione di Piazza del Popolo a Roma. Una coalizione che ha dato una prova di unità e di omogeneità certamente superiore a quella delle altre forze politiche, che di fatto non sono riuscite a presentarsi con un piano plausibile per il governo del Paese nei prossimi anni, ma che al suo interno cova delle dissonanze che, qualora non sanate, potrebbero rendere più difficile la convivenza al timone dell’Italia, nel caso ovviamente che le urne confermino il trend degli ultimi mesi.L’immagine che rimane impressa, fortunatamente per gli elettori, è l’ultima: i quattro leader abbracciati sul palco di fronte a migliaia di persone che hanno sventolato le bandiere di Lega, FdI e Fi, oltre ovviamente ai simboli dei partiti centristi loro alleati. Una piazza gremita, che ha messo in evidenza ancora una volta l’omogeneità del blocco sociale che sostiene il centrodestra, che sembra avere già «adottato» Giorgia Meloni come nuovo leader, in attesa del responso delle urne. E non è un caso che la leader di Fdi abbia chiuso la manifestazione (introdotta dall’attore Pino Insegno con tanto di citazione di Tolkien), compito che da sempre viene riservato al politico più alto in grado. «Quando è arrivata la democrazia - ha esordito - la sinistra ha perso la testa, una sinistra rabbiosa, violenta che ha il terrore di perdere il suo consolidato sistema di potere». E secondo la leader di Fdi, una sinistra pronta a ripetere «ammucchiate» al governo: «Apparentemente si fanno la guerra - ha detto - voglio sfidarli: dichiarino entro domani sera quali sono i partiti con i quali si vogliono alleare per un eventuale governo». Attese erano le parole sul presidenzialismo, che sono giunte chiare e forti: «Saremo contenti se la sinistra ci vorrà dare una mano ma se gli italiani ci daranno i numeri faremo comunque la riforma in senso presidenziale dello Stato. Le riforme costituzionali - ha aggiunto - non le può fare solo la sinistra», alla quale ha voluto dire che «piaccia o no il centrodestra governerà per cinque anni». «Qui si respira aria di libertà - ha proseguito - è arrivato il momento di respirare, di non turarsi più il naso». Ricordando implicitamente la sua battaglia d’opposizione nel corso della pandemia, Meloni ha attaccato il ministro Roberto Speranza, quando ha detto che «non accetteremo più che l’Italia sia l’esperimento dell’applicazione del modello cinese a un Paese occidentale: siamo stati il Paese con le più grandi restrizioni e il più alto numero di contagi. Non piegheremo più le nostre libertà fondamentali - ha concluso - a questi apprendisti stregoni».Prima di lei, anche Matteo Salvini aveva sottolineato la dimostrazione di compattezza della coalizione, a fronte di una «sinistra litigiosa che coi suoi insulti ci dà più forza». «Governeremo uniti», ha aggiunto, prima di battere sui temi prediletti della campagna della Lega, a partire dell’abolizione della legge Fornero, arrivando alla flat tax e passando ovviamente per lo stop agli sbarchi, di cui dopo l’esperienza al Viminale da ministro «non vede l’ora» di tornare a occuparsi. Poi, la promessa di un decreto contro la crisi energetica e l’enfasi sulla proposta di abolire il canone Rai: «perché devono pagare tutti gli italiani - ha detto - per far fare a pseudo-intellettuali di sinistra comizi nell’azienda pubblica della tv, che deve essere a costo zero per i cittadini italiani. Se Fazio vuole fare i comizi - ha aggiunto - se li paga di tasca sua». A fare da apripista era stato Silvio Berlusconi, che oggi bisserà a Milano: «È un gran piacere - aveva detto - vedere sventolare le nostre bandiere tutte insieme, siamo maggioranza nel Paese». Il Cavaliere non ha mancato di sottolineare la propria attenzione per la collocazione internazionale dell’Italia, «da sempre parte dell’Europa, parte dell’Alleanza Atlantica, e parte dell’Occidente». Un’Europa, però, «che possa essere protagonista nel mondo diventando finalmente una potenza militare a livello mondiale». In mattinata, però, c’era stato un botta e risposta, seppur garbato, tra Meloni e Salvini. Intervistata in mattinata, la presidente di Fratelli d’Italia aveva affermato di avere «varie idee e alcuni nomi in mente» per formare «una squadra di altissimo livello», aggiungendo che Fdi ha la classe dirigente adeguata per sobbarcarsi la maggiore responsabilità nel governare l’Italia e ponendo il veto sui ministri di Draghi. A stretto giro di posta Salvini ha ritenuto di non dover lasciar cadere la cosa e di fare una messa a punto, osservando che «ognuno ha le sue ambizioni, le sue aspirazioni legittime, aspettiamo il voto degli italiani e poi la squadra la costruiamo insieme», perché «non ci sono donne o uomini soli al comando».