2023-12-16
Piano pandemico, nessun colpevole: «Non c’era l’obbligo di aggiornarlo»
Silvio Brusaferro (Imagoeconomica)
La Procura di Roma chiede l’archiviazione per il mancato adeguamento del documento del 2006, in quanto «atto discrezionale». Falso: la revisione era prevista anche dal Parlamento Ue, e gli indagati lo sapevano.La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione nei confronti di nove indagati per il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale e per falso ideologico. Procedimento iscritto il 16 novembre 2022, come stralcio dell’inchiesta bergamasca sulla gestione delle prime fasi della pandemia. Tra gli accusati ci sono l’ex presidente dell’Istituto superiore della sanità, Silvio Brusaferro, l’ex numero due dell’Oms, Ranieri Guerra e diversi dirigenti del ministero della Salute. Il pm Claudia Terracina afferma che «nessuna norma obbligava lo Stato a intervenire in modo specifico di fronte a un’emergenza sanitaria». Doveva solo svolgere azioni «ritenute necessarie al fine di affrontare sempre con rapidità e immediatezza il pericolo per la salute pubblica». Sorprendentemente, la definisce un’attività «discrezionale» e come tale «il reato di omissione di atti d’ufficio non è configurabile». Dopo il decreto di archiviazione delle posizioni dei tre ex ministri della Salute, Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin, da parte del Tribunale dei ministri di Roma lo scorso giugno, adesso si vorrebbe far passare la predisposizione di un piano pandemico come «attività discrezionale». Una farsa che ha dell’incredibile.Eppure, quando tutti gli indagati confermarono ai pm di Bergamo che il piano nazionale pandemico del 2006 non era mai stato aggiornato, né era in corso un aggiornamento, ammisero che non era stato dato seguito alla decisione del Parlamento europeo, che nel 2013 stabiliva norme vincolanti per gli Stati membri, relative alla pianificazione della preparazione e della risposta «in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, allarme rapido e lotta contro le gravi minacce per la salute». Si trattava di un obbligo preciso a carico del ministero della Salute e dei direttori generali della prevenzione, di adeguare il piano pandemico nazionale allora esistente, altro che discrezionalità. Nemmeno era stata data attuazione al Regolamento sanitario internazionale (Rsi) 2005, né erano state eseguite e le direttive e/o circolari emanate almeno dal 2011 dall’Oms e dall’Ecdc. Giuseppe Ruocco, all’epoca segretario generale del ministero della Salute, confermò che ne era al corrente: «Me ne sono occupato direttamente a livello del Consiglio europeo. La decisione 1082 del 2013 del Parlamento europeo prevede che gli stati membri devono rivedere le pianificazioni nazionali in materia di rischi emergenziali incluse quelle di tipo biologico e, soprattutto, prevede che questa pianificazione sia fatta nei Paesi che hanno una struttura multilivello, convergendo le autorità regionali», dichiarò in Procura a Bergamo. E Giovanni Rezza, ex direttore generale della prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute, affermò: «Certo che il piano pandemico andava aggiornato. Noi avremmo dovuto aggiornare il piano ma non è stato fatto; altri Paesi lo hanno fatto». Oggi il pm Terracina parla di discrezionalità, sostiene che «nessuna norma obbligava lo Stato a intervenire in modo specifico di fronte a un’emergenza sanitaria». Ma lo sa che una decisione del Parlamento Ue è «un atto non legislativo obbligatorio in tutti i suoi elementi», come stabilisce la nostra Camera dei deputati? Non a caso, in una chat allegata all’informativa della Procura di Bergamo, inviata alla Procura di Roma, in data 20 dicembre 2020 Goffredo Zaccardi allora capo di gabinetto del ministero della Salute, confermava di aver esaminato «a fondo la decisione Ue del 2013: temo che siano tutti nei casini da quella data e alla grande», era il suo commento.La dottoressa Terracina chiede l’archiviazione anche per il reato di falsità ideologica nelle risposte ai questionari dell’Oms, in cui si faceva credere che l’Italia fosse pronta ad affrontare una pandemia, perché «le risposte avevano natura solo volontaria e informativa». È sconcertata l’avvocato Consuelo Locati, del team legale dei familiari delle vittime del Covid 19 riuniti nell’associazione Sereni e sempre uniti. «La decisione Ue stabiliva che l’Italia doveva inviare questionari su modello europeo, per fornire le informazioni circa la preparazione e la risposta del nostro Paese in relazione a gravi minacce per la salute. Rimaniamo perciò sopresi dall’opinione del pm, secondo cui l’invio dei questionari autovalutativi era “solo su base volontaria e informativa”». L’avvocato, che assieme ai colleghi lamenta di non avere ancora ricevuto le motivazioni della richiesta di archiviazione, chiede «dove sia la certezza del diritto, se persino una decisione che lo stesso Parlamento Ue definisce esecutiva e vincolante come obbligo per il Paese, è ritenuta a discrezione della magistratura». Attendiamo di sapere che cosa deciderà il giudice.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco