2019-07-18
Perquisiti i traffichini di Mosca
L'avvocato è accusato di corruzione internazionale. La Gdf va a casa del suo collaboratore Francesco Vannucci, che era con lui a Mosca. Pure l'ex sindacalista Mps, rutelliano e poi Pd, ha un reddito modesto, però trattava miliardi. «Nessuna minaccia alla sicurezza nazionale». Per il capo dei servizi segreti esterni la vicenda Savoini riguarda la giustizia ordinaria. Lo speciale comprende due articoli. «Follow the money» insegnava Giovanni Falcone ai suoi allievi. E nella storia dell'hotel Metropol di Mosca, di denaro se ne intravede davvero poco. Nonostante molti giornali abbiano ribattezzato la vicenda come l'inchiesta dei rubli alla Lega. I giornalisti del gruppo Espresso in mesi di lavoro non sono riusciti a trovare una sola banconota. Ma adesso che la squadretta degli italiani presenti a Mosca è (forse) al completo, il sospetto concreto è che i milioni di euro di cui i tre italiani discussero con tre russi non siano mai arrivati a destinazione. A Mosca a trattare petrolio c'erano almeno tre connazionali: Gianluca Savoini, ex portavoce della Lega, indagato per corruzione internazionale e perquisito nei giorni scorsi; ma vi erano pure l'avvocato calabrese e massone Gianluca «Luca» Meranda e il consulente finanziario Francesco «nonno» Vannucci, con idee di sinistra e un passato nel sindacato. Ieri gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano si sono presentati a Roma, in via Acherusio, dove risiede Meranda, e gli hanno notificato un avviso di garanzia per corruzione internazionale. Alla perquisizione avrebbero partecipato anche un rappresentante dell'ordine degli avvocati di Roma e il pm milanese Gaetano Ruta che, con il collega Sergio Spadaro e il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, coordina l'attività investigativa. Stessa sorte è toccata a Vannucci. L'uomo, sessantaduenne per un quarto di secolo bancario del Monte dei Paschi di Siena ed ex sindacalista di categoria della Fiba Cisl, l'altro ieri aveva rivelato di essere stato presente al famoso incontro del Metropol, avvenuto il 18 ottobre 2018. Le Fiamme gialle hanno bussato nel primo pomeriggio alla porta della villetta di Suvereto, borgo di 3.000 anime in provincia di Livorno, dove vive la mamma, per poi spostarsi nell'abitazione di lui solo a sera, dove gli investigatori hanno frugato anche nei bidoni dell'immondizia. Vannucci, che ha due figli, è da tempo separato dalla ex moglie Fabiana, bancaria come lui. Meranda e Vannucci sono amici e collaboratori, ma a quanto pare non battono chiodo. Come abbiamo scritto ieri l'«avvocato internazionalista» Meranda negli ultimi due anni ha svolto l'attività in perdita e il 1° giugno ha subito un sfratto esecutivo dall'ufficio per morosità, circostanza che ha costretto i finanzieri a dover «rintracciare» il deposito dov'erano stati custoditi gli scatoloni con le carte del suo studio. I documenti sono poi stati trovati all'interno di un furgone, in un'autorimessa. Secondo fonti investigative, infatti, Meranda non avrebbe pagato neanche l'autotrasportare che aveva curato il trasloco. Va poco meglio al «nonno» che, a quanto risulta alla Verità, nel 2006 ha lasciato il Monte dei Paschi dove svolgeva principalmente l'attività di sindacalista e per questo in ufficio l'hanno visto ben poco. Da allora si è messo in proprio per fare il consulente. Ma se, dicono i ben informati, grazie alla banca portava a casa buoni stipendi, arrivando a incassare 80.000 euro lordi anni, con la libera professione ha dimezzato gli incassi, salvo un paio di annate più fortunate. Vannucci ha tentato l'attività imprenditoriale, come socio e amministratore, con la Promoenergy, impegnata nel settore degli impianti elettrici e dei termovalorizzatori. La ditta nell'ultimo bilancio (del 2010) aveva un fatturato di 35.000 euro e un utile di esercizio di 10.832 euro. Il socio di Vannucci, Riccardo Incerti, con un'impresa edile, la Fonte nuova, è fallito mentre stava cercando di costruire in zona delle abitazioni. A Suvereto associano il nome di Vannucci anche a un progetto di centrale a biomasse, che non venne realizzato per una sollevazione popolare. All'epoca governava il Pd e Vannucci era presente al tavolo delle trattative, forse come consulente, al fianco degli imprenditori della Suvenergy. Vannucci ha provato a fare affari anche commerciando vino con la Gualdo del re società agricola, altra ditta inattiva di cui deteneva il 95 per cento delle quote ricoprendone il ruolo di amministratore. Socio di minoranza Glauco Verdoia, l'ex capo di Meranda nella banca anglo-tedesca Euro-Ib. Purtroppo per loro anche questo business non è mai decollato e Vannucci, a quanto risulta, dichiarerebbe un reddito imponibile inferiore ai 20.000 euro. A maggio la società è stata ceduta, dopo essere rimasta dalla costituzione nel 2017 sempre non operativa (nel bilancio ci sono solo i soldi del capitale iniziale, di 10.000 euro, 1.500 euro di attivo circolante, e nel conto economico 397 euro di costi di produzione, ovvero la tassa camerale annuale). Vannucci ha anche svolto attività politica. I vecchi compagni di partito ricordano le sue origini nella «sinistra Dc», poi dopo i popolari sposò il progetto prodiano dell'Asinello e confluì nella Margherita sotto quelle insegne. Nel 2006, da vice coordinatore provinciale, si scontrò con il suo superiore, Maurizio Scatena: «Mi attaccava quasi ogni giorno sui giornali per i miei rapporti con i Ds e così gli ritirai le deleghe», ricorda Scatena. I giornali dell'epoca riportarono le dure parole di Vannucci: «Noi non siamo mestieranti della politica, da mesi cerchiamo un confronto. Non sono uno sfasciacarrozze. Siamo ben convinti che senza i Ds non si crea nulla, siamo tra i primi ad augurarci la nascita del Partito democratico, ma questo non può e non deve significare sudditanza». E minacciò: «Non staremo fermi né zitti», sostenendo di parlare a nome di almeno 800 iscritti, circa la metà della forza che la Margherita aveva nella provincia. Umberto Canovaro, che militava nella sua stessa corrente rutelliana, sintetizza: «La sua esperienza politica si è conclusa con la Margherita». In realtà dopo lo scontro con Scatena, Vannucci rimase nell'alveo della sinistra aderendo al Pd e fece parte del direttivo del circolo del partito di Suvereto. L'attuale sindaco del paese Jessica Pasquini, che ha sconfitto i dem alle ultime elezioni, rammenta: «Nel 2014 si parlava di lui come candidato sindaco del Pd, ma non se ne fece nulla». Sul profilo Facebook del circolo Norma Parenti di Suvereto i piddini hanno pubblicato diversi post sulla vicenda del Metropol. Per esempio hanno rilanciato una foto di Savoini al tavolo con Salvini e con i russi e un post di Alessia Morani: «Salvini ha mentito agli italiani: ecco la mail che prova che è un bugiardo. Dimissioni subito!». Poi è arrivata la notizia che a Mosca con Savoini c'era anche il «compagno» Francesco. E allora niente più post.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/perquisiti-i-maneggioni-del-rublogate-e-finisce-indagato-anche-meranda-2639223378.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nessuna-minaccia-alla-sicurezza-nazionale" data-post-id="2639223378" data-published-at="1758156670" data-use-pagination="False"> «Nessuna minaccia alla sicurezza nazionale» C'era grande clima di attesa attorno all'audizione del direttore dell'Aise (l'Agenzia per la sicurezza esterna), Luciano Carta, al Copasir. Secondo alcuni giornali il capo dell'intelligence avrebbe dovuto ricostruire di fronte al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica l'eventuale monitoraggio effettuato dagli 007 italiani sull'attività degli uomini presenti all'hotel Metropol e sulla presunta rete di relazioni che a loro faceva riferimento. Un clima di attesa pompato ad arte da una certa stampa, come se l'audizione avesse dovuto sollevare un velo e quindi certificare una serie di controlli effettuati dall'intelligence sui protagonisti di questo giallo russo prima che esplodesse sui giornali e svelare se la riunione all'hotel moscovita servisse a drenare un fiume di milioni di euro nelle casse della Lega. Secondo il sito statunitense Buzzfeed che ha pubblicato il testo della registrazione, nell'albergo russo si sarebbe parlato di una fornitura di petrolio russo dietro la quale dissimulare un presunto finanziamento di 65 milioni di euro. Nessuna clamorosa rivelazione invece è emersa, come è logico che fosse dal momento che le audizioni al Copasir sono di norma secretate. I membri della commissione hanno mantenuto la bocca cucita. Ma anche da quanto è trapelato, il direttore dell'Aise non avrebbe fatto dichiarazioni clamorose. Il tema della presunta trattativa con ambienti russi, è stato toccato solo marginalmente nella seduta e alle domande di approfondimento sono state date risposte di carattere più generale, senza quindi entrare nel particolare della questione, dal momento che, come è stato sottolineato, è in corso un'inchiesta della Procura di Milano. Quindi nessun dossier Savoini è stato aperto al Copasir. Non è emerso nemmeno alcun allarme per la sicurezza nazionale né rivelazioni su operazioni finanziarie, come invece qualche giornale si aspettava o auspicava. I membri del Copasir avranno un'altra occasione per rivolgere le domande sul caso Russia; questa volta al direttore dell'Aisi (l'Agenzia per la sicurezza interna), il nostro controspionaggio, Mario Parente, ex generale del Ros, la cui audizione è prevista la prossima settima. L'audizione di Carta si è invece concentrata su quelli che erano gli argomenti all'ordine del giorno, cioè la situazione in Libia e nei Balcani e l'impatto per il nostro Paese. Secondo quanto è emerso, il direttore dell'Aise avrebbe sottolineato che c'è il rischio di un aumento dei flussi migratori dalla rotta balcanica. Quanto alla Libia lo scenario delineato è di un conflitto che si è acutizzato in cui è difficile trovare una soluzione di compromesso. Le criticità del fronte estero, restano quindi il tema prioritario da tenere sotto controllo, per le conseguenze sul numero dei migranti in arrivo nel nostro Paese.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)