2024-04-24
Perde la sinistra? «Vince l’astensionismo»
Vito Bardi (Imagoeconomica)
Dopo il trionfo del centrodestra, i dem e i giornali amici lanciano l’allarme sulla scarsa affluenza. Eppure, solo poche settimane fa il successo al fotofinish di Alessandra Todde in Sardegna fu presentato come epocale, anche se a disertare le urne era stato il 48% dei cittadini.Decisivo per la riconferma dell’ex generale il sostegno di Azione e renziani. Tracollo M5s.Lo speciale contiene due articoli«Viva la terza via». Per la sinistra è facile scandirlo anche se non si tratta di quella vagheggiata (e mai praticata) da San Enrico Berlinguer. Ed è consolante farlo nel giorno della batosta in Basilicata, soprattutto se non c’è alcuna voglia di piegare la schiena e raccogliere i cocci dell’alleanza Pd - Movimento 5 stelle. Così la terza via diventa quella dell’identificare nell’astenuto il vero vincitore. Sei andato in gita a Melfi? Hai vinto. Hai seguito il Potenza in Serie C? Hai vinto, anche se lui ha pareggiato 2-2 a Messina. L’enfasi allarmistica con cui commentatori tv e stampa mainstream hanno sottolineato il 50,2% di chi si è tenuto alla larga dalle urne è sospetta. Sia perché arriva da chi aveva tuonato contro il 75% dell’affluenza alle elezioni russe («Votano per paura»), sia perché ci regala un’immagine plastica: il bambino viziato che trattiene il respiro fino a diventare rosso per non voler ammettere che ha vinto il centrodestra. Che in Italia si faccia largo il disinteresse per la politica è abbastanza scontato; se ad agitare i cuori nel Paese sono antifascismo, patriarcato e gender non può che essere così. In fondo una non notizia. Nelle democrazie occidentali da almeno 20 anni la tendenza è questa; negli Stati Uniti vota il 40% degli aventi diritto, per due volte Emmanuel Macron è stato eletto da un quarto dei francesi. Un anno fa alle regionali della Lombardia è rimasto a casa il 58% anche perché il candidato del Pd, Pierfrancesco Majorino, era debolissimo. Eppure.Eppure quando fa comodo «Ha vinto l’astensionismo», come da titolo di testata dell’Avvenire. E come da pensose riflessioni su La Repubblica e La Stampa, rigorosamente nelle pagine molto interne, perché per la cooperativa Elkann non valeva neppure la pena un accenno in prima. Siamo all’apoteosi del maquillage informativo. Se in Sardegna Alessandra Todde (con l’affluenza al 52%, non al 70%) la spunta al fotofinish per 1.600 voti dopo una settimana di verifiche è «un trionfo con valore nazionale», «una risposta ai manganelli» ed è «cambiata l’aria». Se in Basilicata Vito Bardi stacca di oltre 14 punti Piero Marrese scavando, più che un fosso, la fossa al campo largo, tutto ciò non esiste. Scontato. Piccola regione. «Quanti astenuti, signora mia».L’analisi di Avvenire sorprende più delle altre perché proprio sull’astensionismo il santissimo editore del quotidiano cattolico si affidò 19 anni fa per affossare il referendum radicale sulla fecondazione assistita. «Sulla vita non si vota», proclamò il cardinal Camillo Ruini. La consultazione non raggiunse il quorum e gli astensionisti furono una benedizione. È ovvio che nelle regionali non esiste un quorum ma il paragone sta in piedi per la sua valenza politica: tirare per la giacchetta il deluso per nascondere le disfatte è diventato uno sport nazionale. Se vince il centrosinistra è un trionfo anche con tre elettori; se vince il centrodestra, caro caporedattore «esci» la scusa dell’astensionismo gnè gnè.In realtà gli sconfitti hanno una faccia, un indirizzo, una targhetta sulla porta e un campanello: Elly Schlein e Giuseppe Conte. Non costerebbe nulla fotografare la realtà e ammetterlo, provare a capire perché il campo largo diventa un camposanto anche al Sud dove i grillini da soli sono ancora un fattore, approfondire le scelte di chi ha votato invece di aggrapparsi psicologicamente a chi ha preso la scheda per farci un aeroplanino di carta. Ma l’operazione è fastidiosa perché porterebbe a un’amara conclusione: l’astenuto è l’elettore pentastellato che non vuole avere nulla a che fare con il poltronismo del Nazareno, è l’elettore piddino che vede come fumo negli occhi il grillismo demagogico. Sbandierare l’astensionismo senza evidenziarne le ragioni (più che evidenti) è pura ipocrisia. Bisognerebbe ammettere che l’alleanza fra i due più significativi partiti della sinistra non è un’addizione ma una sottrazione. E che, di conseguenza, presunti guru del Nazareno come Dario Franceschini, Nicola Zingaretti e «la corrente thailandese» Goffredo Bettini passano da una cantonata all’altra. Meglio la foglia di fico dell’astensionismo, alla fine consola tutti e non costa niente. A Milano, il Vanity sindaco Beppe Sala tre anni fa ha rivinto con il consenso del 25% reale dei cittadini (l’affluenza fu del 54%). Ed è tristemente divertente vedere che oggi viene scaricato - per le scelte stranianti di non tagliare l’erba, tassare chi entra in città, far scappare Milan e Inter, perfino vietare i gelati - proprio da coloro che allora andarono a fare il weekend a «Courma» o a «Santa». La demagogia degli astenuti è un’arma a doppio taglio, chi si crogiola nel dissenso passivo lascia il tempo che trova e non avrebbe neppure il diritto di alzare la voce. Altro che partito nascosto. D’accordo, lo slogan gaberiano «libertà è partecipazione» ormai vale solo per qualche nostalgico con l’eskimo. Ma è ancora più vero che sbandierare l’astensione per nascondere le gastriti della sinistra non è un’analisi. È la strategia dello struzzo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/perde-la-sinistra-vince-lastensionismo-2667859980.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tra-bardi-e-il-rivale-distacco-del-15-lega-al-78-consensi-record-per-fi" data-post-id="2667859980" data-published-at="1713901608" data-use-pagination="False"> Tra Bardi e il rivale distacco del 15%. Lega al 7,8%, consensi record per Fi L’ufficialità è arrivata nella notte di lunedì: il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato presidente della Regione Basilicata con il 56,63% dei voti. Con un distacco del 14,47% l’ex generale ha inflitto una sonora sconfitta al candidato del centrosinistra Piero Marrese che ha ottenuto il 42,16% dei consensi; al terzo candidato Eustachio Follia di Volt è andato l’1,21%. Il voto lucano conferma il trionfo del centrodestra che festeggia per aver vinto due regioni su tre, Abruzzo e Basilicata, quelle, cioè, dove ha ripresentato i presidenti uscenti. Stavolta però la coalizione si è presentata «allargata» inaugurando un nuovo laboratorio politico: oltre a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, infatti, si sono aggregati anche Azione e Italia Viva. Un «pentapartito» o un campo largo di centrodestra che secondo lo stesso governatore Bardi ha un futuro: «Il campo largo si è fatto perché si sono condivisi i programmi. Questo permetterà alla nostra Regione di portare avanti quelle iniziative che sarebbe stato più difficile portare avanti altrimenti. Se si condividono alcuni obiettivi da realizzare, si possono trovare le convergenze e allora questo modello può andar bene anche a Roma». E se la riconferma del presidente lucano era ampiamente annunciata, le maggiori novità sono arrivate dai partiti a cominciare da Lega e M5s. Queste due forze politiche, alle regionali di 5 anni fa (ma sembrano 50) insieme presero il 40% dei voti mentre stavolta hanno totalizzato poco più del 15% e cioè il 7,8% i pentastellati e il 7,8% il partito di Salvini. La Lega infatti esce ridimensionata: il 19,15% delle regionali 2019 è lontanissimo, ma anche rispetto al 2022 (9%) il partito perde più di un punto e si ferma al 7,8%. Per l’eurodeputata uscente Cinzia Bonfrisco però «è un risultato incoraggiante in vista delle Europee per la media nazionale che la Lega potrà conquistare confermando la capacità di governo sui problemi che servono allo sviluppo dei territori». E comunque, se nel centrodestra il flusso dei voti resta all’interno e la perdita leghista è riassorbita dagli alleati, la stessa cosa non accade per il M5s che ha ridotto drasticamente i suoi consensi pur essendo in coalizione con il Pd, o forse, proprio per questo molti grillini sono rimasti a casa. Oggi, soltanto 20.000 voti e due consiglieri regionali, ancora in calo rispetto alle Regionali del 2019 quando, sostenendo la candidatura di Antonio Mattia, il M5s ottenne il 20,3%, cioè 58.600 voti, portando tre suoi rappresentanti in Consiglio. La vittoria bis di Bardi nella ex roccaforte rossa evidenzia anche la crisi del centrosinistra. Al campo largo della sinistra che negli ultimi 16 mesi ha incassato 5 sconfitte (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo e Basilicata) non è bastato il buon risultato della lista civica Basilicata Casa Comune dell’imprenditore cattolico Angelo Chiorazzo, all’11,2%, per compensare le perdite del M5s e il punto in meno del Pd (rispetto alle precedenti elezioni) che si è fermato al 13,9%. Lo sconfitto Marrese ha accusato: «C’è un pezzo del centrosinistra che si è staccato da noi ed è andato a finire lì e gli ha dato la forza per vincere. Il vero vincitore è Marcello Pittella con Azione». Nell’alleanza di centrodestra infatti Fratelli d’Italia è il primo partito con il 17,4%, poi Forza Italia con il 13% e la Lega con il 7,8% dei voti con cui ha superato di poco le due forze centriste che si sono schierate con la coalizione, e cioè Azione di Carlo Calenda con in prima fila l’ex governatore di centrosinistra e re delle preferenze Marcello Pittella, arrivata al 7,5%, e Orgoglio lucano (con esponenti vicini a Matteo Renzi) al 7,7%. Il peso dei loro voti ha contribuito alla rielezione di Bardi facendogli superare la soglia (simbolica) del 50%. Va sottolineato anche il risultato del partito che portava il governatore e cioè Forza Italia. Nelle ultime tornate elettorali (politiche 2022, europee e regionali 2019) Fi era sempre poco sopra il 9% mentre il 13% di queste elezioni è il miglior risultato nella storia elettorale del partito in Basilicata (dopo la fine del Pdl), oltre il 12,4% delle politiche 2018.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.