2023-03-08
Per Sala le coltellate ai passanti ci sono in «tutte le grandi città»
Il sindaco fautore dell’inclusione si autoassolve: «Non esiste emergenza».«Non c’è un’emergenza sicurezza». Più che rassicurare i milanesi, il sindaco Beppe Sala tende a rassicurare se stesso e a giustificare politiche di prevenzione ferme al marketing istituzionale, nel quale è notoriamente formidabile. «Non siamo Gotham City, ma che film è?» ripete ogniqualvolta la cronaca nera tende a smentire la sua narrazione e a sporcare di sangue i marciapiedi di una metropoli che il centrosinistra governa da 12 anni con evidenti sbandamenti proprio nel delicatissimo campo della sicurezza.Dopo gli accoltellamenti in zona Stazione Centrale, il primo cittadino ha preso la parola con un intervento su Instagram dagli accenti autoassolutori. «Quasi tutte le grandi città del mondo vivono questo problema. Ho detto che Milano non è in emergenza. Non si può fare nulla? Si può e si deve fare di più. Subito dopo le elezioni i sindaci delle grandi città metropolitane, Roma, Milano e Napoli, hanno chiesto al Viminale un tavolo permanente sulla sicurezza. Diciamo che è sempre colpa del sindaco, ma le leve sono nelle mani del prefetto, del questore e quindi del ministero dell’Interno. Il ministro Matteo Piantedosi aveva detto: partiamo dalle stazioni. E noi ci siamo detti d’accordo».Sala chiede più uomini in divisa, fa melina, aggiunge che «nessuno ha la bacchetta magica» e conclude con la sua formula preferita dentro l’alveo del conformismo progressista: «La sicurezza non è né di destra, né di sinistra». Dovrebbe essere così, ma nella sua maggioranza in questi anni la parola viene percepita come una bestemmia, accompagnata con «repressione», stilizzata con un manganello e contrapposta alle meraviglie progressive di «inclusione», «accoglienza» e ovviamente «resilienza». Quella che i milanesi praticano tutti i giorni non solo nei quartieri di periferia, dove le baby gang la fanno da padrone, ma anche sulle linee della metropolitana, sugli autobus, faccia a faccia con la microcriminalità dilagante.I blitz alla Stazione Centrale sono praticamente vietati per questioni di immagine. Lo stesso Sala dimentica che quattro anni fa sollevò un polverone contro il questore Marcello Cardona che aveva organizzato una maxiretata in piazza Duca d’Aosta, davanti alla Centrale, luogo di ritrovo dei migranti clandestini, presto trasformatosi in un hub dello spaccio e del crimine, da dove degrado e declino morale si allargano nelle vie adiacenti. Allora il sindaco si lamentò: «Sono stato avvisato all’ultimo momento, parlerò con il questore per capire i risultati raggiunti. E per sapere se la retata è stata fatta per gli incidenti verificatisi o è un primo passo verso una strategia diversa». La sinistra insorse, si parlò di «rastrellamento democratico» e l’allora assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, spiegò con il sussiego del sociologo: «Mi convince di più la cultura degli interventi mirati». E una settimana dopo organizzò una grande marcia dell’accoglienza.Quella che Beppe Sala rappresenta è una Milano double-face, una città che solidarizza con le vittime ma che dietro i chiavistelli e gli allarmi tecnologici degli attici del Municipio 1 ritiene endemiche anche le coltellate. Palazzo Marino chiede più uomini in divisa ma negli ultimi dieci anni ha visto passare il numero dei vigili da 3200 a 2800 (più della metà parcheggiati negli uffici), prima che lo stesso sindaco decidesse di far organizzare un nuovo concorso. La parola d’ordine a Milano - dove le bande organizzate a maggioranza straniera si scatenano ogni weekend nei luoghi della movida - è «così fan tutti». Traduzione: «Non esiste emergenza». Salvo accorgersi, come dopo le risse in piazzetta Mercanti per il controllo del territorio o in piazza Duomo l’ultimo dell’anno nel 2021, che Gotham City non è solo un’iperbole a fumetti. Ma un incubo.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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