2022-10-12
Per Mps è il giorno della marmotta. Gli investitori temono il salto nel buio
Consorzio di garanzia e soci aspettano di vedere gli accordi altrui. Peggiora lo scenario Credit Suisse: servono 8 miliardi.Mps ieri ha ripreso vigore in Borsa dove ha archiviato la seduta con un rialzo del 3,4% a 23,2 euro, così come l’andamento dell’Eurobond del Monte dei Paschi di Siena con scadenza luglio 2029 ha segnato ieri mattina a Londra il maggior rialzo da sei mesi a questa parte. Un segnale di fiducia nel cda convocato ieri pomeriggio per fare il punto sull’avvio dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi inizialmente previsto per lo scorso 10 ottobre. Quando Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni da Siena non era arrivata alcuna comunicazione ufficiale sull’esito della riunione. Anzi, l’ottimismo della giornata in serata è stato smentito dai rumor su un aggiornamento della riunione del board a oggi. Il motivo? Allo stato, il consorzio di garanzia è ancora diviso sulla strada da intraprendere. Manca quindi il contratto di sottoscrizione necessario per far partire l’aumento lunedì 17 ottobre. Andare sul mercato in questa fase, senza un consorzio garante, sarebbe troppo rischioso. Stiamo parlando del settimo aumento di capitale lanciato dalla banca senese negli ultimi 14 anni che stavolta è pari a oltre 10 volte l’attuale valore di Borsa della banca. Senza dimenticare il caso di Saipem, che ha lanciato di recente un aumento da 2 miliardi, quindi iperdiluitivo per la società, chiuso con appena il 70% delle adesioni. Il tutto in attesa dell’insediamento del nuovo governo e soprattutto del nuovo ministro dell’Economia, con il Tesoro che deve mettere sul piatto di Rocca Salimbeni 1,6 miliardi. Le fondazioni bancarie toscane potrebbero contribuire con circa 30 milioni, la francese Axa, partner di Mps in una joint venture assicurativa, si sarebbe offerta di sborsare almeno 100 milioni. Circa 300 milioni, 400 al massimo, possono essere coperti dal consorzio, ma la parte restante andrà coperta da investitori privati. Come Anima holding che al momento non risulta aver raggiunto un’intesa per rivedere il contratto di partnership commerciale e non ha preso nessun impegno con l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, a sottoscrivere parte dell’aumento. Il problema è che tutti temono di rimanere con il cerino in mano. Sia il consorzio di garanzia che chiede di vedere le lettere di impegno di investitori privati pronti a sottoscrivere per muoversi. Sia i partner che chiedono di rivedere gli accordi di collaborazione prima di versare l’«obolo». Il board del Monte sembra dunque ancora lontano dal poter mettere a punto il prospetto e fissare il prezzo di emissione delle nuove azioni. Mancherebbero infatti ancora alcuni impegni sostanziali data anche l’esigenza di raccogliere tutta la documentazione necessaria. Di certo, parte dell’aumento deve essere condotto in porto entro l’anno per portare a termine un costoso piano di prepensionamenti che coinvolgerà 3.500 dipendenti, oltre che per coprire uno potenziale shortfall di capitale fino a 500 milioni di euro. Se l’operazione dovesse essere rinviata al 2023, Mps avrà bisogno di chiedere una nuova delega ai soci, visto che quella in mano al consiglio si esaurirà il 12 novembre, e i destini di Siena torneranno in mano alla Bce. A Francoforte, intanto, non si guarda solo a Siena ma anche a Zurigo. E alle difficoltà del Credit Suisse alle prese con un piano di ristrutturazione da varare a fine ottobre che potrebbe richiedere 8 miliardi di franchi svizzeri (8,2 miliardi di euro) secondo le stime di Goldman Sachs, 9 per la società di servizi finanziari Jefferies. Ieri sera l’agenzia Bloomberg ha rivelato che il dipartimento di Giustizia statunitense sta indagando per capire se la banca elvetica abbia continuato ad aiutare i clienti a nascondere ricchezze al fisco, otto anni dopo aver pagato 2,6 miliardi di dollari per chiudere un contenzioso per evasione fiscale e impegnandosi a porre fine a queste pratiche. Secondo le fonti citate gli investigatori stanno cercando di capire se la banca abbia aiutato i titolari di conti statunitensi, in particolare con passaporti sudamericani, a nascondere somme per centinaia di milioni di dollari. La banca nega gli addebiti e assicura di stare collaborando con le autorità. «Credit Suisse non tollera l’evasione fiscale», ha affermato in una nota, «Dal 2014 abbiamo implementato grandi miglioramenti per individuare ed escludere persone che cercano di nascondere i beni alle autorità fiscali. La nostra politica è quella di chiudere i conti non dichiarati una volta identificati e di sanzionare qualsiasi dipendente che non rispetti la politica bancaria e gli elevati standard di condotta di Credit Suisse». .
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.