2019-12-19
Per le feste di Natale nella scuola ghetto risuona «Bella ciao»
Alle elementari milanesi di via Paravia, quasi monopolizzate da stranieri, ieri bimbi accolti dal canto partigiano. Proteste.«Fino a qualche giorno fa venivamo accolti da Jingle bells all'entrata della scuola. Stamattina (ieri, ndr), invece, gli altoparlanti diffondevano Bella ciao. Ma la politica dovrebbe rimanere fuori dalla scuola».È la segnalazione del padre di un bimbo che frequenta, a Milano, le elementari di via Monte Baldo, temporaneamente trasferitesi in via Paravia, nel quartiere periferico di San Siro. Nello stesso comprensorio di un istituto che, fino a un paio d'anni fa, era completamente monopolizzato da figli di famiglie straniere, quasi incapaci di parlare italiano, tanto da indurre i nostri connazionali a mandare via i loro bambini. Persino la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader, piddina e musulmana, aveva dovuto ammettere che «le scuole ghetto non sono una soluzione». E così, un anno fa, era partito un progetto d'integrazione, «L'albero dai mille colori», che, come da elogio del Corriere della Sera, «ha creato uno spazio dove insegnare ai bambini stranieri la lingua italiana, le regole come gli orari e il vivere in comunità». Insomma, da scuola ghetto, le elementari di via Paravia erano diventate un posto quasi normale. Una medaglietta da appuntare sul petto dei teorici delle glorie del modello «multiculti». Un luogo sereno, in cui, nella settimana prima di Natale, gli alunni, al loro arrivo, vengono accolti dalle canzoncine di Natale. Ieri, però, è successo qualcosa che neppure i vertici della scuola sanno spiegare chiaramente: tra un Bianco Natale e un Tu scendi dalle stelle, è partita la hit del momento «sardinico»: Bella ciao. O almeno, questa è la versione di un papà che ci ha contattato: «Ho accompagnato mio figlio al prescuola e, quando siamo entrati, dagli altoparlanti si sentiva» il canto partigiano - che poi tanto partigiano non è: è assurto a simbolo della Resistenza solo vari anni dopo la fine della guerra.Increduli che si possa fare propaganda in una scuola elementare, con l'aggravante di aver infilato l'inno delle sardine in mezzo ai motivetti natalizi, abbiamo chiamato la scuola. Ci ha risposto la gentilissima e sinceramente contrita direttrice amministrativa: «Quella di trasmettere i jingle natalizi all'ingresso dei bambini era un'idea molto carina». Senza dubbio. Però «questa mattina (ieri, ndr), solo per pochi secondi, è partita Bella ciao. Non sappiamo perché». Mistero rosso. «Forse era nel cd dell'insegnante, o nel suo cellulare... Ma lui l'ha interrotta subito e ci ha anche avvisati, chiedendoci scusa per l'errore. È andata così, ci dispiace...». È stato tutto un equivoco, subito risolto? «Guardi, io dentro la scuola sono stato qualche minuto: il tempo di assicurarmi che mio figlio entrasse e salisse le scale. E in quel lasso di tempo, nessuno ha tolto la canzone», ci assicura il papà. D'altra parte, che cosa potrebbe mai farci Bella ciao in un disco di Natale? È un po' come se nel cd di Lady Ga Ga a un certo punto partisse un pezzo di Wilma De Angelis... E se anche la filodiffusione era gestita da un dispositivo elettronico, come mai nell'ipotetica playlist del docente, tra i jingle, c'era il canto caro alla sinistra? «Ci dispiacerebbe se questa vicenda venisse strumentalizzata», ha riferito la dirigente, «perché stiamo facendo dei grossi passi in avanti sul piano dell'integrazione: adesso a scuola ci sono anche un po' di bimbi italiani». Niente male: in una scuola di Milano sono riusciti a iscriversi i figli dei nostri connazionali...D'altra parte, se anche si fosse trattato di un «incidente», questa storia è indicativa della deriva culturale di una parte ideologizzata dei docenti e, più in generale, delle periferie del Paese. Quelle che la sinistra ha abbandonato all'invasione disordinata degli immigrati, ma che usa per celebrare i presunti successi del multiculturalismo. Da ghetto in cui non si parla neppure italiano, da luogo di un disagio scaricato integralmente sulle spalle di insegnanti i quali - ne siamo certi - sono seri e responsabili, la scuola di via Paravia è diventata il trionfo dei «progetti d'integrazione», il cui storico successo coincide con il ritorno, insperato, di qualche italiano. Viva Dio: in Italia, a scuola, ci vanno pure gli italiani. Il tutto, è ovvio, con sperticate lodi dei media liberal. Questa parabola, nei tempi in cui persino il quotidiano dei vescovi, Avvenire, acclama il Gesù «sardina» di Sergio Staino, non poteva che concludersi con il Natale partigiano, a causa della curiosa svista di un docente. E non è andata nemmeno malissimo: nonostante l'alta percentuale di stranieri, nelle elementari meneghine di via Paravia non risulta siano state mosse obiezioni religiose alla trasmissione di canzoni che celebrano una ricorrenza cristiana. Nessun crocifisso spiccato, nessun presepe di migranti. Perché la propaganda politica deve restare fuori dalla scuola. Pensate che scandalo se - sempre per errore - ieri mattina fosse partito l'inno della Lega...