2019-06-08
Per integrare una bimba egiziana insegnano l’arabo a quelli italiani
Quattro ore di lezione sulla lingua del Corano per i bambini di una scuola elementare di Cernusco sul Naviglio grazie a un accordo tra istituto e Comune a guida Pd. Pagato con fondi pubblici che dovrebbero servire ad altro.Più arabo per tutti. Anche a in classe, durante l'orario di lezione, fuori dal programma didattico e pure a pagamento, a spese del Comune. È successo alla scuola elementare Montalcini di Cernusco sul Naviglio, nel Milanese. Qui in aula, previo accordo tra dirigente scolastica e amministrazione locale, targata Pd, si è presentata un'insegnante madrelingua araba che ha tenuto quattro ore di lezione spiegando ai piccoli alunni come scrivere in arabo le lettere dell'alfabeto, oltre ai rudimenti della lingua e della cultura di Allah. Quando i bambini sono rientrati a casa hanno raccontato ai genitori di aver imparato un sacco di cose nuove, tra cui a scrivere in arabo il proprio nome, i genitori sono rimasti di stucco. E, a molti, l'iniziativa non è piaciuta. «Qui non sono gli arabi che imparano l'italiano, ma il contrario: è un mondo che va alla rovescia», ha protestato Paola Malcangio, consigliere comunale Lega, che ha puntato il dito anche sull'utilizzo di denaro pubblico per una iniziativa «discriminatoria». Le lezioni, infatti, sono costate 120 euro e il denaro è stato preso dai fondi del distretto scolastico intercomunale. «Questo intervento non rientra nei casi di mediazione culturale a cui sono destinati i soldi pubblici», ha spiegato. «Quel fondo serve ad aiutare chi arriva a integrarsi e a sostenere ragazzini che hanno forti difficoltà linguistiche», e non certo per indottrinare gli alunni alla cultura islamica. La scuola si è giustificata cercando di far passare la lezione improvvisata come una sorta di «avvicinamento alla cultura araba» organizzato «in favore di una bimba egiziana» che «aveva bisogno di integrarsi meglio coi suoi compagni». Per la Lega invece la piccola in questione «è nata in Italia e parla benissimo italiano», mentre «nella scuola il 10% degli alunni è di origine straniera». Perché allora «non fare una lezione sugli ideogrammi visto che in città ci sono altre comunità numerose come quella dei cinesi?», ha domandato la consigliera. «Certamente è un'attività che ripeteremo, se necessario», avrebbe ribadito in una intervista il dirigente scolastico, ricordando di aver recentemente portato in classe anche «un imam e una suora a parlare insieme di fede davanti ai bambini».Ma per quanto riguarda iniziative del genere il piccolo comune del Milanese è in buona compagnia. A Bologna, per esempio, da qualche giorno si sono aperte le iscrizioni al primo centro estivo islamico avviato in Italia. Vi possono accedere bambini dai 6 ai 10 anni e le attività previste sono «aiuto compiti, educazione islamica e divertimento», recita la locandina che pubblicizza l'iniziativa. A progettare i corsi è stato il Centro culturale islamico di Bologna guidato da Yassine Lafram, presidente nazionale dell'Ucoii, Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia. Le attività estive sono impostate per rispondere alle «esigenze di genitori lavoratori musulmani che non sanno come organizzare il tempo libero dei figli nelle lunghe vacanze estive dalla scuola» e «si tratta di un progetto-pilota per il quale sono già state aperte le iscrizioni per il periodo dal 17 al 28 giugno», con la previsione di proseguire anche oltre se l'iniziativa avrà successo, hanno spiegato gli organizzatori. «I campi estivi normali sono troppo costosi e di solito i bambini si trovano in ambienti cattolici, laici o atei. Per questo abbiamo pensato a un campo estivo che sia abbastanza economico e con attività islamiche», hanno aggiunto. «Così come esiste per i bambini cattolici e ci sono attività organizzate dalla Curia o gli scout, anche noi abbiamo bisogno di insegnare i principi dell'Islam ai nostri bambini che durante l'anno sono molto impegnati a scuola», hanno poi concluso. «Ma non dovevano integrarsi? Non dovevamo operare per abbattere muri e distinzioni? Ecco come usano la nostra tolleranza». Galeazzo Bignami, deputato di Forza Italia, bolognese, è intervenuto con una critica decisa. «Si inizia coi campi scuola islamici, si finisce con le scuole islamiche. E perché? Perché le scuole laiche non vanno bene per loro. Alla faccia della laicità dello Stato». E, ancora, situazione simile a Castel San Pietro Terme lo scorso 3 giugno, ultimo giorno del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. La festa di chiusura si è svolta senza preavviso nella palestra delle scuole medie Pizzigotti trasformate per l'occasione e per l'intera giornata, in una sala cerimonie per il banchetto celebrativo mentre gli studenti, come segnalato dai genitori sorpresi dall'iniziativa non annunciata, «hanno dovuto fare ginnastica all'aperto». A Modena, invece, la fine del Ramadan ha creato non pochi problemi alle guardie di polizia penitenziaria del carcere di S. Anna. Un gruppo di detenuti musulmani, infatti, dapprima si è ubriacato con dell'alcol ricavato artigianalmente e illegalmente dalla frutta macerata e poi, in preda alla sbronza, si è scatenato in una maxi rissa. I più esagitati hanno cercato di aggredire gli agenti arrivati in soccorso di alcuni detenuti, uno dei quali, in particolare, bloccato con il coltello alla gola, rischiava di finire sgozzato.