2019-11-15
Per boicottare Trump, l’Ue minaccia di stoppare l’invio dei dati bancari
Il Parlamento chiede alla Commissione di fermare il Facta, l'atto di trasparenza dei conti correnti ottenuto da Barack Obama: «Niente comunicazioni se non saranno bilaterali». Ma la Casa Bianca non accetterà.Il Parlamento europeo contro gli Stati Uniti e la normativa fiscale che obbliga tutti gli stati membri a consegnare informazioni sui cittadini americani che vivono all'estero senza ricevere nessun dato in cambio (Fatca). Il Parlamento Ue ha infatti chiesto alla Commissione europea di valutare la sospensione di tutti gli accordi intergovernativi tra gli Usa e i vari stati membri in tema di scambio di informazioni fiscale, fino a quando gli Usa non inizieranno ad inviare informazioni ai diversi stati membri Ue. Questa richiesta perché il Fatca, foreign account compliance act, introdotto nel 2010 dall'amministrazione Obama obbliga tutti le banche europee ad inviare informazioni sulle finanze che i cittadini americani residenti all'estero hanno. In cambio però gli Usa non danno nessun tipo di dato fiscale all'Ue. È stata dunque messa in atto, da ormai cinque anni, uno scambio unilaterale di informazioni solo verso gli Stati Uniti. Proprio per questo il Parlamento Ue, nella proposta di risoluzione da presentare alla Commissione, ha sottolineato come si debba valutare nel dettaglio anche la non equità delle informazioni scambiate tra gli stati Ue e gli Usa, rivedere il Facta o obbligare gli Usa a siglare degli accordi multilaterali con i diversi stati membri Ue. Opzione più volte scartata dall'amministrazione Trump. Il caos della normativa non è però da imputare a Trump ma bensì ad Obama che nel 2010 riuscì a farla accettare all'Ue, senza nessun tipo di opposizione, grazie alla sua appartenenza politica e al potere incondizionato che esercitava sui vari leader europei. I problemi si sono però presentati subito dopo l'introduzione del Fatca (in Italia nel 2014) nei vari stati, soprattutto nel settore bancario e per gli americani accidentali (soggetti che sono solo nati negli Usa ma che vivono in uno stato Ue). Gli istituti di credito Ue sono infatti obbligati a comunicare i dati dei cittadini americani, che vivono negli stati Ue, all'Amministrazione fiscale Usa. Nel caso in cui i dati trasmessi dovessero risultare parziali o errati le banche saranno sottoposte a delle sanzioni. Il problema è che tra le informazioni richieste, come obbligatorie, risulta esserci anche il codice fiscale americano. Documento che gli americani accidentali non hanno, non avendolo mai richiesto, dato che sono solo nati negli Usa e poi hanno trascorso tutta la loro vita in uno stato Ue. Il codice fiscale americano è dunque risultato essere un ostacolo insormontabile fin da subito, per le banche europee che non sapevano come recuperare un informazione inesistente. Per ovviare a questo inconveniente l'amministrazione fiscale Usa ha dunque concesso alle banche Ue, fino alle fine del 2019, di inviarle i dati degli americani accidentali anche senza la presenza del codice fiscale. Il problema è che dal 2020 scatterà di nuovo l'obbligo di invio del codice fiscale all'Agenzia delle entrate americana, visto che non si è trovata una soluzione a questo problema, e le relative sanzioni per omessa dichiarazione di dati. Proprio per questo, nel corso dell'anno, l'Eba ha scritto ufficialmente all'Irs (Agenzia delle entrate Usa) per sollecitarla a trovare una soluzione definitiva o i vari istituti di credito europei, non volendo incorrere in sanzioni, saranno costretti a chiudere i conti correnti di tutti i cittadini americani, residenti in uno stato Ue. Una risposta è arrivata. L'Irs ha infatti deciso di concedere il beneficio del dubbio agli istituti di credito che invieranno i dati degli americani accidentali in modo parziale (senza codice fiscale). L'Amministrazione fiscale non segnalerà dunque subito la banca in questione ma aprirà un'indagine per capire se sono state fatte tutte le operazioni possibili per sollecitare l'invio di questo documento oppure no. In caso di esito negativo ovviamente si procederà con le sanzioni. Un'apertura che risulta essere di poco conto dato che le banche europee non sono protette da possibili sanzioni americane. E da qui la decisione del Parlamento europeo di reagire alla presenza del Fatca chiedendo alla Commissione di fermare lo scambio di informazioni fiscali verso gli Usa. Oltre alle motivazioni politiche. L'Ue ancora vincolato al network dei socialdemocratici non vede l'ora di avviare contenziosi con Trump. La decisione del Parlamento Ue va dunque a incrementare le tensioni tra Usa e Ue iniziate dopo la vittoria di Trump nel 2016. La polemica contro il Facta sono infatti state portate alla luce dal Parlamento Ue e da diversi stati membri (in prima fila la Francia) solo di recente. La norma fu però creata nel 2010 e tra il 2014 e il 2015. I problemi furono sollevati quasi immediatamente dalle banche, e Obama era ancora saldamente al comando, e dunque, perché nessun Paese allora ha criticato la norma?