2025-08-27
Cedere il Tfr per la pensione a 64 anni: «C’è pure lo sconto», «Non conviene»
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Imagoeconomica)
La Lega vuol dare la possibilità su base volontaria di usare la liquidazione per lasciare prima il lavoro. Durigon: «Estendiamo l’opzione già prevista per i fondi». Damiano (ex ministro): «Il tesoretto non si tocca».Evitare l’allungamento dell’età pensionabile, usare il tesoretto che si nasconde nelle nostre liquidazioni ai fini previdenziali e dare l’opportunità a chi ne ha maturato il diritto di uscire dal lavoro prima, senza eccessive penalizzazioni. Una buona parte della prossima legge di Bilancio si giocherà intorno a queste tre partite. Al momento quella più definita riguarda la sterilizzazione dei tre mesi aggiuntivi di lavoro in relazione all’incremento della speranza di vita che in assenza di interventi scatteranno dal 2027. Il governo (Giorgetti e Durigon su tutti) hanno promesso che ci sarà almeno una sospensione e tutto lascia pensare che gli italiani continueranno ad accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni e a quella anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età. Quelle più ingarbugliate riguardano invece l’uso del trattamento di fine rapporto e la cosiddetta flessibilità in uscita. La proposta del sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, di consentire l’uso del Tfr accantonato presso l’Inps per anticipare l’uscita dal lavoro non trova tutti d’accordo ed ha dei pro e contro. Ma va detto che parte da una base volontaria e non impone vincoli. «Ho visto che la sinistra sta polemizzando usando argomenti spesso molto sterili, quindi facciamo un po’ di chiarezza», sottolinea l’esperto di previdenza della maggioranza. «L’idea della Lega è dare una possibilità in più ai lavoratori, peraltro si tratta di una possibilità che è già prevista per chi ha investito la sua liquidazione nei fondi pensione. Quindi se vogliamo dirla tutta si tratterebbe di sanare un vulnus. Di cosa si tratta? I contribuenti che vogliono andare in pensione prima, a 64 anni anziché 67, lo possano fare, se lo ritengono opportuno, utilizzando anche il Tfr accantonato presso l’Inps e dunque scegliendo di avere il Tfr in rendita mensile come può essere già fatto con i fondi pensione». A oggi, questa opzione riguarda solo i lavoratori all’interno del sistema contributivo (post 1995) che hanno maturato una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (1.616 euro) anche aggiungendo la rendita fondo di previdenza complementare. Con la proposta della Lega, l’opzione sarebbe estesa agli altri. Per capirci: se a 64 anni e con almeno 25 anni di contributi, hai accumulato una pensione da 1.400 euro potrai raggiungere la fatidica soglia dei 1.616 euro per uscire prima dal mondo del lavoro, aggiungendo la rendita del fondo, ma anche grazie al Tfr che hai parcheggiato nell’Inps (che può quindi essere utilizzato a rendita). «Il governo Meloni», spiega alla Verità l’ex ministro del Lavoro e oggi presidente dell’Associazione Lavoro & Welfare, Cesare Damiano, «ha sostanzialmente azzerato tutti gli strumenti di anticipo pensionistico e di flessibilità, lo riconosce lo stesso governo che quota 103 nella nuova versione tutta contributiva non ha funzionato. Sorprende il tira e molla sul Tfr anche perché rispetto al passato, per uscire dal lavoro a 64 anni di età sono stati aumentati i requisiti dell’assegno minimo da 2,8 volte il minimo a tre volte con l’usa della liquidazione. Insomma, perché non si sposta la soglia dell’assegno da tre a 1,5 volte il minimo rendendo più realistico raggiungere il risultato? Del resto, il trattamento di fine rapporto rappresenta un tesoretto che il lavoratore riscuote alla fine della fine lavorativa con l’obiettivo di tenersi qualche garanzia in più per le emergenze o di realizzare gli obiettivi per anni solo agognati. Anche in linea di principio, dirottare il Tfr sulla flessibilità in uscita non mi sembra né saggio né coerente». «Sono invece», conclude l’ex ministro, assolutamente d’accordo con la sterilizzazione di tre mesi dell’aumento dell’età lavorativa. Anzi spero che il link tra incremento delle aspettative di vita e aumento dell’età pensionistica possa essere eliminato completamente». «Anche chi ci critica», continua Durigon, «non mette mai in evidenza che la nostra proposta va contro le pensioni povere (alzare la soglia a tre volte la minima garantisce la sostenibilità pensionistica) e prevede una tassazione agevolata del Tfr presso l’Inps trasformato in rendita, lo stesso meccanismo usato oggi per i fondi. Il punto è che stiamo dando una possibilità in più ai lavoratori stabilendo anche degli sconti fiscali. Chi non ritene opportuno sfruttare questa possibilità è liberissimo di continuare il percorso lavorativo». «Del resto», continua il sottosegretario, «da sinistra la polemica è viva anche sulla sospensione dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni e tre mesi». Motivo? «Ci dicono che bisogna eliminare tout court il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita. Sono d’accordo anche io, ma è ovvio che si tratti di una questione di fondi. Vorrei sapere, però, cos’hanno fatto quelli che oggi ce lo rinfacciano quando erano al governo».
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