2022-03-25
Pensiero unico in tv: la Rai censura Orsini
Viale Mazzini ha ospitato negli anni dittatori come Saddam Hussein, Mu'ammar Gheddafi e Bashar Al Assad. Eppure la presenza di un esperto che ha una visione diversa sulla guerra diventa un caso. Con i dem che mettono in croce Bianca Berlinguer per aver voluto il pluralismo nel suo talk show.Nel corso degli anni la Rai ha offerto diritto di tribuna a dittatori e criminali senza che nessuno battesse ciglio. E senza, soprattutto, che nessuno venisse licenziato. Ricordo che nell’aprile di molti anni fa Paolo Bonolis intervistò un serial killer durante il programma pomeridiano di maggior ascolto, incurante della reazione dei parenti delle vittime. A protestare furono solo i giornalisti, ma più perché il conduttore non era iscritto all’Ordine professionale dei cronisti che per via del fatto che l’intervista non aveva consentito un vero contraddittorio ed era andata in onda all’ora di punta, tra telepromozioni e balletti. A Bruno Vespa nessuno ha mai impedito di mandare in onda i colloqui con Gheddafi o con Saddam Hussein e quando qualcuno provò a protestare cercando di far saltare la puntata del suo programma s’impuntò, costringendo la Rai a togliere il veto. Monica Maggioni, attuale direttrice del Tg1 e in passato presidente della tv pubblica, ha intervistato più volte Bashar Al Assad, nonostante il presidente siriano fosse accusato di usare il gas nervino contro i ribelli. Sì, insomma, sugli schermi del servizio pubblico nel corso degli anni sono passati fior di canaglie e sono certo che se domani Vladimir Putin volesse concedere un’intervista, a Saxa Rubra, sede dei tg di viale Mazzini, sgomiterebbero in tanti. Dunque, proprio non si capisce perché, se Saddam Hussein o Bashar Al Assad sono potuti andare in onda, l’unico cui si debba vietare il diritto di dire la sua sia Alessandro Orsini. Forse si tratta di un criminale di guerra o di un terrorista? No, costui, da esperto di sicurezza internazionale e direttore di un osservatorio dell’università Luiss di Roma, si è permesso di esprimere le proprie opinioni sulla guerra in corso in Ucraina, opinioni che, guarda caso, non collimano con la linea editoriale della Rai che, a quanto pare, non consente di esprimere dubbi sul ruolo dell’Europa o ricostruzioni sulle origini dell’invasione russa. Il professore, che ha studiato al Mit di Boston e fino all’altro ieri collaborava con prestigiose testate come L’Espresso, La Stampa e Il Foglio, è autore di svariati libri, tra i quali uno dedicato alle Brigate rosse, un altro al terrorismo in Africa, due sull’Isis e uno sugli immigrati, dal titolo significativo, ossia Viva gli immigrati. Insomma, prima che Putin invadesse l’Ucraina Orsini era il perfetto intellettuale che la sinistra glorificava, consentendogli di pontificare sui giornali e in tv. Il poveretto però ha avuto il torto di esprimere in alcune sue ospitate nei talk show dei pareri che non hanno incontrato il plauso dei santoni del pensiero unico. Infatti, da esperto di sicurezza internazionale, si è permesso di spiegare quali fossero le motivazioni che hanno spinto Mosca ad attaccare Kiev. Intendiamoci: non ha detto che Putin sia un benefattore dell’Ucraina e che abbia ordinato ai suoi uomini di bombardare le città spinto da nobili motivazioni. Semplicemente ha espresso il proprio parere sulla guerra in corso e questo gli è bastato per essere accusato di «putinismo», che ormai da certa stampa e da alcune forze politiche è ritenuta una malattia più pericolosa del Covid e dunque necessita di immediati provvedimenti per impedire la diffusione del contagio. Bianca Berlinguer, che conduce un programma su Rai 3 che non può certo essere spacciato per organo dei sovranisti, pensando di fare cosa utile a consentire agli italiani di farsi una propria idea, aveva pensato di fare un contratto di sei settimane al professore, per assicurarsi la presenza nel suo talk show e mal gliene incolse. Perché appena se n’è accorto Andrea Romano, uno che ha trascorso parte della sua vita tra Mosca e l’istituto Gramsci senza farsi mancare frequentazioni con Massimo D’Alema e la sua fondazione Italiani europei, ha subito strillato allo scandalo, accusando la tv pubblica di offrire ospitalità, e anche soldi, a un pifferaio di Putin. Premesso che Viale Mazzini offre soldi a gran parte dei propri ospiti, criminali compresi, e che le «missioni» in Siria, Iraq e Libia per intervistare i peggiori farabutti della Terra non sono state gratis (pensate solo alle trasferte), al grido di dolore di Romano si è subito unito in coro tutto il Pd, reclamando la cacciata di Orsini dagli studi televisivi. Da che mondo è mondo i dibattiti televisivi si nutrono di opinioni diverse, perché altrimenti non si chiamerebbero dibattiti ma comizi. E forse è proprio questo che Romano e il Pd vogliono, un unico grande comizio con una sola tesi: bisogna rifornire di armi l’Ucraina perché così ci mettiamo la coscienza in pace e torniamo ai nostri giochi. In pratica, i compagni vogliono una narrazione a voce unica, ma questa non si chiama informazione e neppure servizio pubblico, si chiama censura, che poi è quella che reclamava qualche tempo fa Mario Monti, quando, dopo aver fatto i compiti a casa, disse in tv che bisogna impedire ai giornali di scrivere di Covid e di vaccini, perché gli approfondimenti potevano disturbare gli italiani: meglio lasciare il popolo bue nell’ignoranza. Sì, quelli che si battono in nome della libertà e rivendicano un’informazione corretta sono i primi a volere tappare la bocca a chi non la pensa come loro. Per anni sulle reti Rai sono andati in onda - a pagamento - i personaggi più faziosi della televisione, ma il problema è Orsini e il suo ingaggio da 2.000 euro. E questi sono coloro che ogni volta dicono che i partiti devono stare fuori dalla Rai. Ovviamente intendono gli altri partiti, per poter usare il canone Rai per la loro propaganda.
Beppe Sala (Getty Images)
(Ansa)
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