2025-05-05
Nei sondaggi come alle elezioni contano solo le opinioni «giuste»
Alice Weidel, leader di AfD (Ansa)
Che si tratti del Papa o di Afd, il sentimento popolare viene sempre manipolato.Che Donald Trump potesse e dovesse risparmiarsi la diffusione del suo ritratto in abiti papali è fuori di dubbio. È stato un gesto inopportuno, carente di rispetto e perfino abbastanza offensivo, che inevitabilmente ha suscitato la reazione dei prelati americani (e non solo), compreso il cardinale di New York, Timothy Dolan, che secondo qualcuno sarebbe «il tradizionalista» sponsorizzato dalla Casa Bianca. Tuttavia non è molto meno fastidiosa e inopportuna l’indignazione pelosa esibita ieri dalla grandissima parte dei media e degli osservatori progressisti. Secondo Andrea Malaguti, direttore della Stampa, quella immagine è emblematica del «momento buio» che stiamo vivendo, della «guerra civile dell’anima» in corso. Michele Serra è molto preoccupato per la pazzia di Trump, il Manifesto si strugge perché «i conservatori Usa vogliono Roma». Insomma le mire dei destrorsi preoccupano un po' tutti i sinceri democratici. I quali «democratici», però, stanno agendo nello stesso modo, anzi danno prova di un attivismo persino più intenso e si prodigano da giorni in manovre ben più ambiziose. Vogliono un Papa che risponda alle loro necessità e sia utile ai loro scopi, un pontefice «sinistrorso» che vada ben oltre Bergoglio e porti a termine i cambiamenti che egli si è per lo più limitato a enunciare a mezzo stampa. Come sempre, però, le istanze della sinistra non possono essere presentate per quello che sono, ovvero le (addirittura legittime, in certi casi) richieste di una parte. No, devono essere vendute come le uniche accettabili, le migliori possibili, e pure quelle più condivise a livello popolare. Se serve alla causa, perfino il populismo diviene buono e giusto. A tal fine risulta perfetto il sondaggio di Alessandra Ghisleri che La Stampa ha pubblicato con enorme evidenza in prima pagina, secondo cui «il 57% degli italiani vuole un Papa progressista». Che cosa significhi progressista non è chiarissimo. Per il 61% degli elettori di destra e sinistra sentiti dalla Ghisleri, infatti, anche Francesco era un progressista, nonostante le sue uscite su gender, aborto, utero in affitto (e volendo sulla guerra in Ucraina). Ma poco importa: visto che in questo caso il popolo sembra dare ragione alla sinistra, allora può essere ascoltato e anzi la sua opinione va valorizzata oltremisura. A essere pignoli, si potrebbe notare che - stando ad altri recenti sondaggi realizzati da Swg - «la percentuale di cittadini che ritengono ancora attuale l’insegnamento della Chiesa è passata dal 62% del 2013 al 51% del 2024», mentre «coloro che vanno regolarmente a messa sono passati dal 33% al 26%» e «si riduce la quota degli italiani che si definiscono cattolici: nel 2019 erano il 62% e oggi sono il 51%, mentre i non credenti passano dal 18 al 27%». In pratica il 60% degli italiani vorrebbe un Papa progressista, ma a messa ci va meno del 30% della popolazione. A voler essere cattivi, si potrebbe dedurne che gli italiani, essendo per lo più disinteressati alla fede cattolica, desiderino un pontefice che non sia cattolico ma in linea con le tendenze prevalenti del nostro tempo, dunque poco disturbante e piuttosto rassicurante. Fanno eccezione forse i più giovani (18-24 anni) che - suscitando un certo disappunto fra i titolisti della Stampa - mostrano «a sorpresa» un orientamento «più conservatore» e sperano (o almeno lo spera il 30% di essi) in un pontefice un filo più tradizionalista. Ma i furori della gioventù passano in fretta e comunque ciò che conta è che il popolo sia in maggioranza dalla parte giusta, pronto a essere benedetto dagli intellettuali, per lo più atei, che nelle ultime settimane si sono dedicati a stabilire quale sia il modo giusto di intendere e vivere il Vangelo e si sono sentiti in diritto e forse dovere di separare i bravi cristiani sinistrorsi dai falsi credenti di destra. Come notava ieri Maurizio Belpietro, ai profeti del progressismo gli elettori e di conseguenza la democrazia vanno bene soltanto quando fanno confluire il potere nelle mani degli autoeletti buoni e moralmente superiori. In tutti gli altri casi possono serenamente essere trascurati o scavalcati. Emblematico a tale riguardo il caso tedesco: sarà la Corte costituzionale a stabilire se Afd sarà o meno messa al bando. Attenzione all’uso dei sondaggi: secondo le rilevazioni effettuata dalla rete televisiva Rtl, Afd risulta il primo partito con il 26% dei consensi. Ma questo dato non conta, e di sicuro non impedisce alla sinistra di chiedere che gli avversari siano cancellati. Conta invece il risultato del sondaggio pubblicato ieri dalla Bild, secondo il 48% dei tedeschi sarebbe a favore della messa al bando di Afd, il 37% contrario e il 15% indifferente o senza una chiara opinione. Il Corriere della Sera rilanciava ieri con entusiasmo questa rilevazione, anche se metteva in secondo piano un particolare non di poco conto: il 35% degli interpellati crede che bandire Afd «aiuterà la democrazia, mentre la maggioranza (il 39%) ritiene che la danneggerà. Così come il 41% è convinto che il dibattito aiuti l’Afd e solo il 22% che la danneggi». Siamo alle solite: sono importanti soltanto le opinioni utili, le altre si possono cestinare. Se, per dire, il popolo chiede a gran voce uno spostamento a destra o desidera un Papa tradizionalista, del popolo si può fare a meno. Se invece la plebe invoca ciò che è gradito al padrone, allora sia benedetta. Certo, Trump che si immagina Papa irrita. Ma irritano quasi di più i raffinati progressisti che si credono divinità.