2024-12-26
Pechino in Africa forma futuri funzionari di governo
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La Cina apre scuole di partito in Africa. l'obiettivo è plasmare le future leadership del Continente sui canoni del partito comunista cinese.Una delle prime scuole cinesi in Africa è stata costruita nel 2014 a Nairobi, Kenya. Dieci anni fa. Nel 2012, l'ambasciata cinese in Kenya ha presentato alla scuola la Kenya China Economic and Trade Association come partner per lo sviluppo. Di conseguenza, KCETA ha organizzato le sue aziende associate cinesi e altre istituzioni finanziate dalla Cina in Kenya per raccogliere più di 430.000 dollari per l’espansione della scuola. Dopo che la scuola ha trovato una sede permanente, le iscrizioni degli studenti sono aumentate da 200 a 526. Le 11 aule promesse dall’ambasciata cinese nel 2007 sono state completate entro il 2014. Un tentativo, come altri di mettere radici in Africa. Ben riuscito, perché oggi sono tutti molto grati a Pechino per aver garantito istruzione, pasti sicuri e igiene a migliaia di bambini in condizione di estrema povertà. Non è l'unico caso. Il progetto poi è ben più ampio. Il Partito comunista cinese (Pcc) ha intensificato la formazione di funzionari di partito e di governo africani come parte integrante del «nuovo modello di relazioni tra partiti» proposto già nel 2017 dal presidente cinese e segretario generale del Pcc Xi Jinping, in particolare nel Sud del mondo. Fin qui il rapporto tra Cina e Africa si è basato su 5 pilastri: rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale; non aggressione; non interferenza negli affari interni; uguaglianza e beneficio reciproco; coesistenza pacifica. Tutto formalmente valido ancora, ma a guardar bene è molto più quello che ha ottenuto Pechino da questa partnership che non viceversa. Basti pensare al quasi monopolio sulle miniere di terre rare. Negli ultimi 20 anni, la Cina è diventata il più grande partner commerciale dell'Africa subsahariana. Il 20% delle esportazioni della regione finisce nel gigante asiatico e il 16% delle importazioni africane proviene dalla Cina. Pechino ha consolidato poi il ruolo di più grande creditore dell'Africa, facendo fluire una quantità costante di finanziamenti per infrastrutture, attività minerarie ed energia. La quota della Cina sul debito pubblico estero totale dell'Africa subsahariana era inferiore al 2% prima del 2005, è cresciuta fino a circa il 17% (134 miliardi di dollari) nel 2021. Tradotto in numeri: sono 170 i miliardi di dollari di crediti, prestiti e sovvenzioni forniti dalla Cina alle nazioni africane nel periodo che va dal 2001 al 2022. 282 miliardi, il valore, in dollari, del commercio tra Cina e Africa raggiunto nel 2023, con un aumento dell'11 percento rispetto al 2021. 360 miliardi di yuan la cifra totale che Pechino ha stanziato al summit del Focac per implementare dieci azioni di partenariato con l’Africa. 5 miliardi l’ammontare, in dollari, degli investimenti diretti esteri (Ide) delle aziende cinesi nel continente africano nel 2022.Ora la Cina sempre con la formula della coesistenza pacifica, tramite un'apparente iniziativa all’insegna del soft power, di fatto intende esportare il proprio modello politico-economico. Emblematica è stata l’inaugurazione, il 22 febbraio del 2022, del primo corso della Mwalimu Julius Nyerere Leadership School di Kibaha, in Tanzania. In quella circostanza Xi Jinping ha rivolto un video messaggio nel quale ha parlato dei «grandi cambiamenti mai visti in un secolo» e della «quanto mai urgente necessità che la Cina e i Paesi africani rafforzino la solidarietà, lo sviluppo comune e lo scambio di esperienze cinesi e la comprensione reciproca nella governance». Questo istituto di formazione, intitolato al padre fondatore della moderna Tanzania, è un progetto congiunto del Pcc e di sei movimenti di liberazione arrivati al potere nell’Africa meridionale: il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (Mpla), il Fronte per la liberazione del Mozambico (Frelimo), l’Organizzazione popolare dell’Africa Sud-Occid entale (Swapo) della Namibia, il Chama Cha Mapinduzi (Ccm, o Partito rivoluzionario) della Tanzania, l’African national congress (Anc) del Sud Africa e l’Unione nazionale africana dello Zimbabwe - Fronte patriottico (Zanu-Pf). Pechino, durante gli anni della Guerra fredda, fu sostenitore ideologico e militare di questi sei movimenti di liberazione africani ed è attualmente l’unico partner esterno della Flmsa, la Former liberation movements of Southern Africa, un'associazione che impegnando i propri membri a fornire reciprocamente supporto all’interno dell’organismo. Una piccola Nato di organizzazioni militari appartenenti a Stati africani. Questa scuola, sovvenzionata da questo blocco, è il primo istituto ad essere modellato sullo schema del Central party school del Partito comunista cinese, che forma i quadri e i leader più importanti dell’impero. È anche la prima del suo genere a soddisfare le esigenze di più partiti politici africani. Questa scuola è parallela al China-Africa Institute, un’iniziativa continentale del Partito comunista cinese (Pcc) per formare leader di partito e di governo africani. L’istituto, avviato nel 2019, ha sede presso la Chinese academy of Social sciences di Pechino e l’Unione Africana (Ua) di Addis Abeba. La governance e la formazione delle nuove classi dirigenti africane avvengono anche a livello nazionale, come dimostra la ristrutturazione della Herbert Chitepo school of ideology, la scuola del partito al potere nella ex Rhodesia, lo Zimbabwe african national union-patriotic front (Zanu-Pf), completata nel 2023. Cosa si insegna alla futura classe dirigente africana? I modelli di capitalismo politico-economico dell’Impero del Drago. Corsi che servono anche a raccogliere notizie direttamente dai partecipanti ai quali viene richiesto di redigere relazioni che descrivano in dettaglio i loro precedenti scambi e impegni culturali con altri Paesi stranieri su specifici argomenti di ordine socio, politico ed economico.
Jose Mourinho (Getty Images)