2024-06-29
Il Pd voleva la destra all’angolino. Ora accusa Giorgia: «Con lei isolati»
I grillini parlano di flop, per i renziani (manco eletti) la leader di Fdi è «uscita a pezzi». Pasquale Tridico, capodelegazione del M5s al Parlamento europeo: «L’esito del vertice del Consiglio europeo è un “euroflop” per Giorgia Meloni che fa male all’Italia».«Tutto deve cambiare affinché tutto resti come prima». La nota massima gattopardesca riflette bene lo spirito con cui a Bruxelles sono state fatte le nomine di vertice dell’Unione. Nonostante le urne abbiano parlato chiaro, i mandarini europei se ne sono infischiati del suffragio popolare, andando dritti per la loro strada. E così leader come Emmanuel Macron e Olaf Scholz, di fatto sfiduciati dal voto, hanno fatto la parte del leone. Pur essendo, appunto, gattopardi. Alla fine della fiera, continuerà a regnare la trimurti brussellese (popolari, socialisti e liberali), con le nomine di Ursula von der Leyen (Commissione Ue), António Costa (Consiglio europeo) e Kaja Kallas (Affari esteri). I conservatori dell’Ecr, invece, sono stati tagliati fuori dalle trattative, indispettendo non poco Giorgia Meloni, che ha bocciato sia il socialista Costa che la liberale Kallas e si è astenuta sul bis di Ursula, anche per non creare tensioni con l’alleato di governo Antonio Tajani. In realtà, i popolari ci hanno provato fino all’ultimo a coinvolgere il premier italiano. Tuttavia, per mandare in porto i negoziati, il Ppe ha sostanzialmente proposto alla Meloni di aderire a un accordo già stipulato e firmato da altri: i gattopardi, per l’appunto. Ma perché montare questo grottesco teatrino? Semplice: perché i socialisti hanno fatto fuoco e fiamme pur di escludere dalle trattative l’«estrema destra», che nel loro linguaggio politico sgrammaticato indica i partiti conservatori. Risultato: in questi squallidi giochi di palazzo, l’Italia è stato di fatto marginalizzata.Ma a sinistra, si sa, hanno la faccia di bronzo. Dopo aver tanto brigato per estromettere la Meloni, adesso i compagni si lamentano per l’isolamento dell’Italia. «Per la prima volta», ha dichiarato il capogruppo dem nella commissione Affari europei, Piero De Luca, «l’Italia è fuori dalla partita delle principali nomine europee, Meloni ha operato come capo di partito anziché come presidente del Consiglio. Una grave responsabilità: ha sacrificato gli interessi degli italiani sull’altare degli interessi e degli equilibri interni ai gruppi estremisti di destra suoi alleati. Un risultato disastroso, l’Italia merita di più». Stessa solfa da parte di Pasquale Tridico, capodelegazione del M5s al Parlamento europeo: «L’esito del vertice del Consiglio europeo è un “euroflop” per Giorgia Meloni che fa male all’Italia. Il nostro Paese si è accodato all’Ungheria di Viktor Orbán isolandosi da tutto il resto d’Europa».Anche i trombati di lusso di +Europa e Italia viva non hanno perso l’occasione di farsi sentire, giusto per ricordare che esistono anche loro: «Dritti verso un futuro orbaniano per l’Italia. Con la posizione assunta sulle nomine europee, Giorgia Meloni ha scavato un baratro tra l’Italia e l’Europa», ha commentato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. Gli ha fatto eco Davide Faraone, capogruppo di Iv alla Camera: «Giorgia Meloni esce a pezzi dal confronto europeo sulle nomine. Confusa e infelice, così è apparsa». Il vezzo per gli aggettivi non fa difetto neppure alla senatrice pentastellata Alessandra Maiorino: «Io non ho mai visto una Meloni così dimessa, così frastornata, così colpita. È venuta a denunciare ad occhi bassi degli inciuci che si sarebbero svolti alle sue spalle. Quando uno degli autori degli inciuci lo aveva alla sua destra, Tajani». Insomma, tutta colpa della Meloni. Ma la verità è un’altra: a mettere gli interessi di partito (e di bottega) davanti all’interesse nazionale sono stati, come al solito, i gattopardi di sinistra. Non è la prima volta e - c’è da scommetterci - non sarà neanche l’ultima.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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