2024-06-06
Sull’Ucraina le vere divisioni sono a sinistra
Elly Schlein e Cecilia Strada (Ansa)
Mentre il centrodestra sta trovando una certa unità di intenti nel rallentare l’escalation bellicista, il Pd ha le idee molto confuse. Se i giornali vicini ai dem fomentano la lotta a Putin, la Schlein ha infarcito il partito di pacifisti come Tarquinio e Cecilia Strada.Scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera che «il sovranismo è destinato a dividersi sull’Ucraina». E in effetti è vero che in Europa, ma soprattutto all’interno della maggioranza di centrodestra, esistano posizioni differenti sulla gestione del conflitto. In particolare la Lega, che da subito ha mostrato di non digerire troppo l’innamoramento per Kiev di una parte della destra, ultimamente si sta smarcando parecchio. Matteo Salvini, parlando alla stampa estera, ha fatto sapere che non voterà più a favore dell’invio di armi qualora dovessero essere usate per colpire in territorio russo. «Noi non permetteremo mai che un solo proiettile italiano vada a colpire e a uccidere o bombardare in Russia, ma non perché siamo amici di Vladimir Putin o siamo al servizio di potenze straniere occulte, perché la pace ha un valore universale», ha detto. «L’obiettivo è di aprire un tavolo negoziale entro il 2024, dei cui termini poi si occuperanno Ucraina e Russia, non Salvini o altri, un tavolo negoziale per fermare le stragi e fermare le armi. Abbiamo approvato otto decreti di aiuti umanitari e militari all’Ucraina per difendersi, non abbiamo mai approvato un decreto per attaccare in terra straniera, noi non siamo in guerra contro nessuno, non siamo in guerra contro la Russia. Penso che nessun collega in Cdm abbia le smanie belliciste di Emmanuel Macron», ha continuato il leader leghista. «Quando dico che non siamo più disponibili a inviare armi, dico che o la comunità mi garantisce che neanche un missile o un proiettile è usato per attaccare, o io non mando neanche una fionda. Se dovesse arrivare un altro decreto armi a favore dell’Ucraina, se noi non avessimo la certezza assoluta, totale, certificata e verificabile che queste armi non possano essere usate anche per bombardare e uccidere in territorio russo avvicinando la terza guerra mondiale, noi non voteremo più alcun decreto armi».Parole piuttosto chiare, rivolte agli altri leader europei ma pure agli alleati italiani che sul tema, a volte, sono decisamente più titubanti e atlantisti. Anche se ieri Antonio Tajani ha avuto parole quasi concilianti: «Stiamo lavorando per una de-escalation, non per una escalation», ha detto il ministro degli Esteri. «C’è molta aggressività da parte della Russia, che sta lanciano un’offensiva forte in Ucraina. Siamo dalla parte di Kiev e continueremo a fornire armi. Non manderemo italiani a combattere perché non siamo in guerra e le armi italiane non potranno essere utilizzate in territorio russo».Insomma, almeno a livello superficiale esiste una unità di intenti fra le forze di maggioranza e sembra pure che da qualche settimana sia in corso un leggero raffreddamento degli entusiasmi rispetto ai bollori bellicisti di qualche tempo fa. Il succo pare essere questo: si mantengono gli impegni con Kiev ma non si spinge sull’acceleratore, non si mandano soldati e non si approva l’uso di armi per colpire il territorio russo. Chiaro: sarebbe auspicabile (e in molti da tempo lo chiedono) un atteggiamento più coraggioso da parte dell’intero schieramento a favore della cessazione delle ostilità, specie considerando i deliri da terza guerra mondiale incipiente che si sentono in giro. Resta che il dato politico è quello di una sorta di unità nelle differenze, nonostante le previsioni dei titolati analisti dei grandi giornali. A questo punto tocca chiedersi: e la sinistra? Non sembra proprio che sul fronte dem, specialmente all’interno del Pd, abbiano le idee molto chiare sulla questione ucraina. «La nostra posizione è sempre stata lineare», ha detto Elly Schlein qualche giorno fa. «Sostenere l’Ucraina, un Paese ingiustamente invaso dalla Russia di Putin. Ma, al contempo, serve un ruolo diplomatico e politico della Ue per costruire un percorso che faccia cessare il conflitto e che possa isolare veramente la Russia di Putin che purtroppo conta ancora sul supporto di diversi altri Paesi». Tutto molto bello. Ma nel concreto, che significa? E come la mettiamo con il neonato fronte pacifista interno? Con Nicola Zingaretti, ad esempio, il quale, su Giornale Radio, dichiara: «Sono d’accordo con Tajani quando dice che non possiamo autorizzare nessuna azione in territorio russo con le armi italiane. A differenza di tanti suoi colleghi di governo, rappresenta bene i contenuti e la sostanza della Costituzione repubblicana». E ancora di più con Marco Tarquinio che vorrebbe sciogliere la Nato o Cecilia Strada che invoca lo stop all’invio di armi? Elly Schlein è stata più volte punzecchiata sull’argomento e ha cercato di cavarsela in qualche modo nel corso di una intervista al Corriere: «Difendo le candidature indipendenti come Tarquinio, Lucia Annunziata, Cecilia Strada e Ivan Pedretti perché arricchiscono il partito». Beh, che lo arricchiscano non c’è dubbio e di sicuro è sano e normale che dentro un grande partito ci siano posizioni e sfumature differenti.Sulla pelle dei ragazzi che muoiono in trincea e dei civili che vengono bombardati, tuttavia, non si può scherzare troppo. Sarebbe, dunque, il caso di essere per lo meno onesti. Se il Pd ritiene - come i suoi giornali di riferimento hanno scritto negli ultimi due anni - che Putin sia il nuovo Hitler pronto a invadere l’Europa e che vada combattuto senza tentennamenti, tanto che chi esprime dubbi è un traditore dell’Occidente dal ventre molle, allora dovrebbe esplicitare la sua posizione evitando di ciurlare nel manico. La realtà è che le «candidature pacifiste» arricchiscono il partito in senso letterale. Cioè lo aiutano a mascherare la sua ostinazione bellicista, gli consentono di spargersi un filo di trucco pacifista nel momento in cui Giuseppe Conte ha puntato quasi tutta la sua campagna sull’opposizione ai conflitti e a sinistra si sono manifestate altre formazioni (ad esempio quella di Michele Santoro) che potrebbero attrarre qualche voto.Non siamo ingenui: i calcoli elettorali si fanno a tutte le latitudini e la destra di sicuro non li trascura. Ma sulle ambiguità e le furbizie della opposizione si scivola fin troppo facilmente. L’intolleranza con cui i sedicenti democratici hanno affrontato finora la questione bellica imporrebbe ben altra coerenza. Sono per la pace? Allora disconoscano quel che hanno ribadito con troppa foga finora. Sono per la guerra? Allora non tentino di nascondersi dietro la figurine. Perché mentre il partito «si arricchisce», gli altri crepano.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.