2023-08-30
Il Pd tratta con l’editore di Renzi per evitare guai sulle feste dell’Unità
Dopo aver escluso l’omonimo giornale dalle kermesse del partito, i democratici cercano un compromesso con l’imprenditore Alfredo Romeo che ha avanzato una richiesta di risarcimento. Prossima udienza il 14 settembre.Il due di agosto c’era stato il primo round e per il 14 di settembre al tribunale delle imprese di Napoli è fissata la seconda ripresa del match che ha agitato l’estate della sinistra: la faida tra il Partito democratico di Elly Schlein e l’Unità, lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci, che da quando, febbraio del 2023, è passato alla Romeo Editore, dell’omonimo imprenditore napoletano, è considerato troppo poco comunista per essere associato e distribuito alle feste del partito che portano il suo nome. Sarà per la scarsa simpatia verso Romeo, sarà per la linea del giornale o sarà per il fatto che la stessa società è proprietaria anche del Riformista, il foglio diretta dall’arcinemico, Matteo Renzi, fatto sta che il Pd ha ritenuto di slegare completamente i raduni dem (le feste dell’Unità appunto) dal quotidiano che ha sempre animato con i suoi articoli e le sue opinioni gli happening della sinistra, provocando la richiesta di risarcimento danni di Alfredo Romeo. In mezzo ai due round giudiziari, davanti al giudice Mario Fucito, potrebbe però esserci un accordo, perché il Pd che era partito lancia in resta senza degnarsi di dare una risposta alle sollecitazioni della Romeo Editore pare arrivato a più miti consigli e sta dialogando con l’imprenditore napoletano per trovare un compromesso che eviti l’ennesimo «spargimento di sangue» a sinistra. Insomma, si tratta. E tra le possibilità c’è anche quella di un improvviso ritorno di fiamma, con il giornale che viene «riammesso» alle kermesse progressiste. Secondo le informazioni raccolte dalla Verità ci sarebbe già stato un incontro, e un altro è previsto a breve, per arrivare a un punto di intesa che però non è stato ancora definito. Restano ancora un paio di settimane e poi si tornerà in aula, dove le fila per il Pd le sta tirando il tesoriere nazionale Michele Fina. Cui prodest continuare nel muro contro muro?Per capire però cosa ci sia in gioco, bisogna riavvolgere il nastro e partire dall’inizio di questa storia che racchiude buona parte delle contraddizioni della sinistra. Precisamente, dalle diffide della Romeo Editore. La prima risale a metà giugno. «Leggiamo sugli organi di stampa», veniva evidenziato nell’atto recapitato al Pd e all’associazione “Enrico Berlinguer” (che ha registrato il marchio della festa dell’Unità ndr) presentata dallo studio Fimmanò & Partners per conto di Romeo, «che a dire di alcuni vostri delegati le feste dell’Unità, nazionali e locali, continuerebbero a chiamarsi così senza però avere rapporti con il quotidiano L’Unità, senza distribuzione delle copie, l’implementazione di gazebo, ecc. Siamo certi infatti che si tratti di errate ricostruzioni enucleate nell’ambito delle note polemiche afferenti tutt’altro. Tuttavia, dovendo rispondere innanzitutto ai nostri lettori, e poi a tutti gli altri stakeholder, si rende necessario evidenziare che tutti i segni distintivi sono evidentemente di proprietà piena ed assoluta della società editrice rappresentata dal sottoscritto...». Inequivocabile la richiesta: se queste sono realmente le intenzioni del partito, allora il Pd cambi nome alle sue feste in modo che non si confondano con la testata. Alla prima diffida di metà giugno ne è seguita una seconda con il democratici che si sono guardati bene dal dare risposte, portando invece avanti la macchina organizzativa delle feste come nulla fosse successo. Tantissimi gli eventi che si sono già tenuti: da Cesena a San Miniato fino ad Abano Terme, Settimo Torinese, Roma, Verona e al gran finale con la festa nazionale dell’Unità di Bologna che si concluderà a settembre.Quasi naturale, a un certo punto, che le diffide si trasformassero in un ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile, il provvedimento di urgenza che si chiede nella convinzione che i propri diritti siano minacciati da un pregiudizio imminente e irreparabile. «Chiediamo», si legge nel ricorso, «di fissare, ai sensi degli articoli 614-bis, 700 del codice di procedura civile e 131 codice della proprietà industriale, una somma dovuta dal Partito democratico e dall’associazione “Enrico Berlinguer per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale della sinistra italiana” alla Romeo Editore per ogni violazione e/o inosservanza dell’inibitoria e degli altri provvedimenti». Così davanti alla richiesta di risarcimento dei danni e all’obbligo di presentarsi in tribunale per rispondere alle accuse, il Pd è diventato dialogante e ha iniziato una trattativa che potrebbe, chissà, portare alla riammissione della testata fondata da Gramsci alle feste del partito.