2024-10-11
Il Pd si sveglia: «Stellantis in fuga». E con Comau se ne va un altro pezzo
Mozione unitaria dell’opposizione contro Tavares in vista della sua audizione di oggi in Parlamento. Ma è stata la smania green della sinistra ad affondare l’auto. Sì del governo alla cessione della società di robot.Giornate impegnative per il numero uno di Stellantis, Carlos Tavares. Cda fiume a Detroit e, previsto per oggi, l’incontro con i sindacati italiani. Solo una minima parte dopo che le tre sigle principali avevano chiesto di spostare l’incontro per il 18. In occasione dell’audizione del manager dell’auto alla Camera. Nel frattempo, però, si è svegliata la compagine di sinistra che ha pensato di unire le forze con Carlo Calenda (unico che si batte da anni per denunciare la strategia di Stellantis) e scrivere una mozione al governo. Il Pd di Elly Schlein, i grillini con Giuseppe Conte e Avs con Bonelli e Fratoianni si sono rivolti al governo per chiedere rapidi interventi di fronte alla fuga di Stellantis dall’Italia. Scelta buffa visto che soprattutto la Schlein è riuscita a tenersi lontana dal dramma dell’automotive per mesi. Senza contare che il suo partito, con i colleghi europei, ha sostenuto (e continua a farlo) il modello di transizione green. Lo stesso che ha creato i presupposti per la fuga di Stellantis, come la definisce l’opposizione. Peccato che la situazione sia critica da molto tempo e che il governo ha più volte lanciato alert e messaggi chiari. A Stellantis e pure all’Europa. Appare dunque ancora più ridicolo l’appello della sinistra se prendiamo nello specifico il M5s. A dare il semaforo verde alla famiglia Elkann per l’operazione di fusione, anzi di acquisizione da parte dei francesi di Psa, è stato proprio il governo Conte. Nessun vincolo, nessuna prescrizione nonostante fosse da subito chiaro che il baricentro dell’azienda si sarebbe spostato a Parigi. Non solo per i rapporti di forza, ma anche per la presenza dello Stato francese nell’azionariato. Così sì è rimasti a osservare impassibili il muro che si avvicinava a passi lunghi e ben distesi contro il muso della nostra economia. Anche se va detto che la mozione di ieri a plurima firma, sebbene inconsapevolmente, tocca un tasto dolente nelle mosse dell’attuale governo. Ieri, infatti, il gruppo Stellantis ha perso un altro pezzo. Palazzo Chigi ha autorizzato la cessione di Comau a un fondo americano. Il governo, nella seduta del Consiglio dei ministri, su proposta del ministero delle Imprese e del made in Italy, ha autorizzato, con prescrizioni, l’acquisizione, da parte di Oep heron bidco, dell’intero capitale sociale di Comau, ora detenuto da Stellantis, la quale, a sua volta, acquisirà il 49,9 per cento di Oep heron Bbidco, mentre il restante 50,1 sarà detenuto da Oep heron midcol, società indirettamente controllata dal fondo statunitense di private equity One equity partners. «Le prescrizioni», recita una nota, «nel rispetto del principio di proporzionalità e adeguatezza, preso atto che le parti si sono impegnate a garantire che l’operazione avrà un impatto positivo sulla forza lavoro nel medio-lungo termine, sono volte a tutelare l’asset strategico di Comau e, in particolare, ad assicurare il livello degli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo, il mantenimento, in Italia, degli impianti di produzione delle società italiane del gruppo e delle funzioni di direzione e coordinamento delle attività di ricerca e sviluppo del gruppo Comau». Ovviamente la nota spiega che andrà garantito il know how tecnologico italiano, attraverso la tutela dei brevetti e degli altri titoli di proprietà intellettuale. Una serie di prescrizioni apparentemente blande e che rischiano, sul lungo termine, di non garantire il perimetro di crescita necessario per una società che ancora oggi è il fiore all’occhiello della robotica tricolore. Inoltre, dal punto di vista politico, sarebbe stato interessante gestire l’operazione come contro partita sulla produzione italiana di auto e sull’investimento della gigafactory. Continuamente slittato e che non si farà mai. Visto che la stessa Stellantis ha ricevuto fondi diretti per mettere a terra un altro impianto in Spagna. È chiaro che si dovrà arrivare a un braccio di ferro. E impugnare Comau, con un divieto, sarebbe stato un segnale importante. Evidentemente Palazzo Chigi ha in mente un’altra strategia che noi non conosciamo o non comprendiamo. Il rischio però è che sia una occasione sprecata. Nel frattempo resta da capire se a livello Ue qualcosa si sblocchi. Ieri in occasione del G7 industria, il ministro Adolfo Urso ha spiegato di voler lanciare un’agenda. «Abbiamo voluto ripristinare insieme a voi il G7 dell’industria che non si teneva da sette anni, perché siamo tutti consapevoli della sfida che abbiamo davanti a noi, che hanno le nostre imprese e quindi ci chiediamo come assicurare crescita alle nostre economie in un mondo purtroppo denso di minacce», è stata la premessa del suo intervento. «Bisogna passare dal rischio alla resilienza, consapevoli che non esistono ricette preconfezionate, tanto meno ricette ideologiche ma che occorrono soluzioni pragmatiche e realistiche a fronte di realtà che nessuno pensava potesse esprimersi in queste forme che accompagnino, sostengano e incentivino la lotta al cambiamento climatico».
Martha Argerich (Michela Lotti)
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