
Secondo gli inquirenti, il potente eurodeputato campano avrebbe avuto un ruolo centrale nella cricca che faceva affari con gli emiri. Dai cinesi ai marocchini, c’è sempre uno scandalo con venature estere sulla strada di Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd, l’uomo che ha trascinato il partito al centro della bufera del Qatargate. Era il 2011: Cozzolino, eurodeputato da 2 anni, vinse le primarie dem per la candidatura a sindaco di Napoli contro l’uomo di Giorgio Napolitano, Umberto Ranieri. Scoppiò una vera e propria tempesta, fatta di ricorsi e controricorsi, tra cinesi in fila ai seggi, voti sospetti nei quartieri di Miano e Secondigliano, finché l’allora segretario, Pierluigi Bersani, annullò tutto e commissariò il partito, spedendo a Napoli a tentare di rimettere ordine Andrea Orlando, giovane e promettente deputato ligure e responsabile Giustizia del Pd, che alla fine candidò a sindaco il prefetto Mario Morcone, il quale perse rovinosamente: il suicidio dei dem aprì la strada al decennio di Luigi De Magistris. Uomo forte della sinistra napoletana, Cozzolino nasce e cresce politicamente nelle file del Pci: segretario della federazione giovanile partenopea dal 1983 al 1986, dirigente nazionale all’epoca della Bolognina di Achille Occhetto, aderisce al Pds, poi ai Ds, ed è segretario provinciale dal 1994 al 2000, quando viene eletto consigliere regionale in Campania. Rieletto nel 2005, diventa potente assessore regionale alle Attività produttive ai tempi della presidenza di Antonio Bassolino. Eletto alla assemblea nazionale costituente del Pd, è recordman di preferenze alle europee 2009 (136.859) il più votato della circoscrizione Italia meridionale). Si ricandida e viene rieletto nel 2014, e l’anno dopo ritenta la strada delle primarie: stavolta partecipa a quelle per scegliere il candidato alla presidenza della Regione, sfida Vincenzo De Luca e perde. Resta a Bruxelles, quindi, e nel 2019 viene eletto eurodeputato per la terza volta. Un pezzo grosso della sinistra e del Pd, Cozzolino, dunque, non certo l’ultimo dei militanti: il suo presunto coinvolgimento nell’euroscandalo mette il partito guidato ancora per poco da Enrico Letta al centro della bufera. Secondo il quotidiano belga Le Soir e Repubblica, che scrivono di aver visionato documenti dell’indagine, l’assistente parlamentare di Cozzolino, Francesco Giorgi, arrestato e diventato il primo «pentito» di questa tangentopoli europea, starebbe cantando come un usignolo davanti agli inquirenti di Bruxelles, e avrebbe confessato di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar allo scopo di interferire e condizionare gli affari europei, insieme a Cozzolino, Marc Tarabella e Antonio Panzeri. Il Marocco sarebbe coinvolto nella vicenda di sospetta corruzione attraverso il suo servizio di informazione esterna, la Dged. Secondo Le Soir e Repubblica, Panzeri, Cozzolino e Giorgi sarebbero stati in contatto con la Dged e con Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia. Stando a quanto riporta ancora Repubblica, l’inchiesta sarebbe stata condotta attraverso la collaborazione dei servizi belgi e di altri 5 Paesi europei, e avrebbe acceso i riflettori su una rete che tentava di condizionare l’attività del Parlamento europeo a favore di Marocco e Qatar. La rete avrebbe come nucleo tre italiani: Panzeri, Cozzolino e Giorgi. Cozzolino, che non è indagato, ieri ha rilasciato una dichiarazione: «Sono profondamente indignato», afferma l’eurodeputato, «per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee. Personalmente sono del tutto estraneo alle indagini: non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni né, tanto meno, sono stati apposti sigilli al mio ufficio. Sono pronto a tutelare la mia storia e la mia onorabilità in ogni sede. Inoltre», aggiunge Cozzolino, «non ho mai incontrato persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza, né tanto meno ho mai perseguito interessi, vantaggi o utilità personali nella mia vita politica. Sono ancora fortemente turbato per il fermo del mio assistente, che ho conosciuto per le sue esperienze lavorative nell’Europarlamento, e non ho idea di quale sia il suo coinvolgimento nella vicenda giudiziaria se non quello rivelato dalla stampa. Da parte mia, mi batterò per l’affermazione e la difesa della verità e per fare piena luce su sospetti infondati. Sono a completa disposizione dell’autorità giudiziaria per qualsiasi chiarimento», conclude Cozzolino, «e ripongo la massima fiducia nel lavoro della magistratura del Belgio». Al di là di quelli che saranno i risvolti dell’inchiesta, Cozzolino, presidente della delegazione dell’Europarlamento per le relazioni con i Paesi del Maghreb e delle commissioni parlamentari miste Ue-Marocco, è stato oggetto di molte critiche dal punto di vista politico per una e mail inviata a tutti i colleghi del gruppo S&D, dal quale si è autosospeso, lo scorso 24 novembre. «Cari colleghi», ha scritto Cozzolino, «in vista del voto di oggi sulla situazione dei diritti umani nell’ambito del campionato del mondo di calcio in Qatar, vi ribadisco la mia posizione che ho portato nell’incontro di ieri e vi chiedo di votare contro. Si sostiene che la Coppa del Mondo sia stata assegnata dalla Fifa al Qatar grazie ad abusi e corruzione. Il Parlamento europeo», prosegue la mail, «non dovrebbe accusare un Paese senza prove. E in ogni caso, se vogliamo discutere di corruzione nello sport, allora forse sarebbe necessario riflettere su tutto, compresa la Coppa del Mondo che si è giocata in Germania nel 2006». Cozzolino ha definito l’iniziativa un atto politico.
2025-11-14
Casalasco apre l’Innovation Center: così nasce il nuovo hub del Made in Italy agroalimentare
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Dopo le parole di Amara alla «Verità», trasmessa in Cassazione una relazione sul pm «in ginocchio». Si può riaprire il caso Palamara. Le analogie con le inchieste sulla toga Duchini e sulla ex governatrice Marini.
Da settimane i media si stanno occupando del cosiddetto Sistema Pavia, un coacervo melmoso di indagini e affari scoperchiato mediaticamente anche grazie agli scoop della Verità. Ora, sempre grazie al nostro lavoro, sta emergendo come anche in Umbria i pm abbiano usato metodi non proprio ortodossi per raggiungere i propri obiettivi. Ricordiamo che la Procura di Perugia ha la titolarità delle inchieste che coinvolgono i magistrati del distretto di Roma. Una funzione che rende quegli uffici giudiziari una delle Procure più influenti del Paese. Nonostante la sua centralità, resta, però, dal punto di vista dell’organico e forse dell’attitudine, un ufficio di provincia, dove tutti si conoscono e le vite delle persone si intrecciano indissolubilmente.
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro dell’Istruzione sui nuovi programmi scolastici: «Non bisogna generare confusione nei bambini. I temi della sessualità saranno tenuti da esperti, non da gruppi di interesse, e con il consenso dei genitori. L’educazione spetta innanzitutto alla famiglia».
Ministro Giuseppe Valditara, lei con questo disegno di legge sta impedendo che si faccia educazione sessuale e affettiva nelle scuole?
«No, questo è falso. Come ho detto più volte, chi lo sostiene o non conosce o fa finta di non conoscere l’articolo 1 comma 4 che afferma “Fermo restando quanto previsto nelle indicazioni nazionali”, cioè i programmi scolastici, e nell’educazione civica, ovviamente».
E che significa?
«Che nei programmi scolastici c’è tutta l’educazione sessuale nel senso biologico, quindi la conoscenza delle differenze sessuali, degli apparati riproduttivi, delle funzioni riproduttive, dello sviluppo puberale, dei rischi relativi alle malattie trasmesse sessualmente, quindi c’è tutto quello che riguarda l’insegnamento dell’educazione sessuale in senso biologico».






