
La vicepresidente dell’Europarlamento: «Uno che decide per gli altri non è unità».Un peccato di ingenuità che potrebbe costarle caro. Quando Elly Schlein ha deciso di schierarsi contro il «ReArm Europe», non ha seguito, come invece spesso le capita di fare, l’esempio di Giorgia Meloni: Fratelli d’Italia, partito di massa e di governo, ha votato sì a un piano tra l’altro più astratto che mai, e poi ha iniziato la battaglia per modificarlo, mentre la Lega copriva l’ala più dura e pura dell’elettorato. La Schlein avrebbe dovuto fare esattamente la stessa cosa: votare sì, esprimere le perplessità, e lasciare che M5s e Avs coprissero l’ala più dura dell’elettorato progressista, lasciando al Pd il ruolo di forza «responsabile». Invece Elly ha optato per la prova di forza al Parlamento europeo, e ne è uscita politicamente a brandelli: dieci deputati del Partito democratico hanno votato sì (Bonaccini, De Caro, Gualmini, Gori, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Topo, Tinagli) e undici si sono astenuti (Annunziata, Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, Zingaretti). Risultato: la leadership della Schlein non c’è più e si moltiplicano le dichiarazioni che parlano della necessità di un congresso anticipato. Il ruolo di leader dell’opposizione interna, in queste ore, è stato assunto da Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e irriducibile sostenitrice delle ragioni dell’Ucraina (spesso in polemica con la nuova leadership del Nazareno) e di ReArm Europe. Due settimane fa ha lanciato l’appello «Per un’Europa libera e forte», al quale hanno aderito esponenti di primo piano della componente riformista del Pd, come Alessandro Alfieri, Filippo Sensi e Lia Quartapelle. Proprio ieri c’è stato un evento con lo stesso titolo dell’appello, e la Picierno ha riservato diverse stoccate alla Schlein: «Io non penso», dice la Picierno, «sia necessario un congresso oggi. Penso che in un partito, come siamo abituati a fare, sia necessario comporre le diverse sensibilità e fare questo esercizio di mediazione. Se si pensa invece che da Roma arriva l’indicazione di voto rinunciando al confronto secondo me si perde di vista quel lavoro di composizione che invece è necessario in un partito complesso e articolato come il Pd». Se la Picierno sguaina la sciabola, lavora di fioretto e parla di spade Paolo Gentiloni, da più parti indicato come il candidato premier del centrosinistra nel 2027. «È più facile dire compriamo aratri e non spade», sottolinea Gentiloni al convegno di Rigenerazione democratica, organizzato da Paola De Micheli, «ma se vogliamo difendere pace e libertà del modello europeo non possiamo più farlo chiedendo a chi sta fuori di farlo per noi, perché quello che sta fuori non vuole più farlo. C’è un problema enorme di opinione pubblica, di spiegazione di questi temi ai nostri concittadini. Bisogna descrivere cosa è l’Europa. Ha a che fare con quanto dice Schlein sulla scuola», aggiunge Gentiloni, «la sanità, ma anche con una certa idea di Occidente, di commercio internazionale. Tutto questo che va difeso. Con pazienza dobbiamo discutere, e il Pd è il più attrezzato per farlo, del fatto che se dobbiamo difendere il modello europeo non lo possiamo fare più chiedendo aiuto a qualcuno da fuori». All’iniziativa partecipa anche la Schlein, che con Gentiloni confabula per una mezz’oretta. Poi tutti in piazza: «Oggi niente polemiche», dice la Schlein, «ci godiamo questa bella manifestazione. Siamo tutti qui per un’Europa federale». Gli esponenti del Pd si presentano imbandierati ciascuno a modo suo: chi ha il vessillo della pace, chi quello dell’Europa, chi quello dell’Ucraina. Se poi pure Romano Prodi si mette a criticare Ursula von der Leyen, il caos è completo: «Questo armamento è indispensabile», argomenta Prodi al Fatto Quotidiano, «ma doveva essere condito da proposte di pace. È qui la vera colpa dell’Europa. Vi rendete conto della gravità del fatto che la trattativa sia in Arabia Saudita? E i mediatori siano turchi, sauditi, brasiliani? Questo è quello che rimprovero a Von der Leyen. L’Europa non ha fatto nulla». E se lo dice lui...
Mattia Furlani (Ansa)
L’azzurro, con 8,39 metri, è il più giovane campione di sempre: cancellato Carl Lewis.
iStock
L’azienda sanitaria To4 valuta in autonomia una domanda di suicidio assistito perché manca una legge regionale. Un’associazione denuncia: «Niente prestazioni, invece, per 3.000 persone non autosufficienti».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Le motivazioni per la revoca di alcuni arresti: «Dalla Procura argomentazioni svilenti». Oggi la delibera per la vendita di San Siro.