2020-07-23
Pd e Iv non mollano il pressing sul Salvastati
Gaetano Quagliariello (Ansa)
Restano le divisioni. Ok del governo a 20 miliardi di extra deficit, ma in Senato numeri sempre più risicati.Levate i calici, ma di torno e in fretta. Il rientro in Italia di Giuseppe Conte non coincide con un lungo sonno ristoratore ma con un paio di incubi a occhi aperti che gli si presentano davanti a Recovery fund acquisito (compreso il capestro del freno d'emergenza). La giornata parlamentare è convulsa, con curve pericolose non certo raddrizzate da quello che il governo ritiene essere stato un successo a Bruxelles. La prima arriva il 29 luglio: c'è il terzo scostamento di bilancio da votare in cinque mesi. Serve la maggioranza assoluta e invece quella delle quattro sinistre è scricchiolante dopo distinguo e defezioni grilline. Per una volta il dato politico viene dopo quello economico: la terza votazione dimostra che l'esecutivo non sa fare i conti, non ha la più pallida idea di quanti finanziamenti servano per dare una prospettiva a medio termine al Paese. Il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, con una mano promette tagli di tasse e con l'altra non trova i soldi per la spesa corrente. Ha chiesto 20 miliardi: è arrivato l'ok nel cdm di ieri sera, ma poi dovrà andare a cercare i voti dell'opposizione in Aula per far passare lo scostamento di bilancio. Forte del rientro con i soldi virtuali in tasca, Conte ha pronta un'altra sorpresa: la proroga dello Stato d'emergenza fino al 31 ottobre. È un suo vecchio pallino per congelare ancora di più la situazione politica. Fosse stato per lui avrebbe blindato la maggioranza fino al 31 dicembre, compresa la legge di Bilancio, ma le critiche arrivate dagli scienziati più avveduti, dall'opposizione e perfino dal Quirinale, lo hanno indotto prima a sospendere il desiderio, poi a riproporlo con scadenza in autunno. Se la possibile scelta di far mantenere all'Italia la mascherina anche sugli occhi scatenerà l'opposizione, altre due decisioni all'orizzonte (Mes e task force della ripresa) rischiano di creare frizioni dentro l'esecutivo. Nel corridoio dei Passi perduti, Pd e Iv continuano a chiedere al premier l'adozione del Mes. Quello di Matteo Renzi («Sono soldi necessari») e di Nicola Zingaretti («È utile per l'Italia») è un pressing che dà fastidio a Conte. Punge soprattutto il commento di Renzi: «Il fondo Salvastati ha meno condizioni del Recovery fund». Per una volta ha ragione e la sollecitazione - mentre Palazzo Chigi prende tempo - crea una fibrillazione nello schieramento del Movimento 5 stelle che di Mes non vuole sentire parlare. C'è una ragione pratica dietro la pressione: l'inverno della crisi economica potrebbe essere micidiale e i primi soldi del Recovery non arriveranno fino all'estate 2021.Poiché sul Mes esiste la convergenza di Forza Italia sulle posizioni piddine, ecco che l'insistenza di Renzi e Zingaretti suona interessata, come se nascondesse l'urgenza di cambiare equilibri di maggioranza. Il tema sta creando un piccolo terremoto anche nel partito di Silvio Berlusconi, con l'uscita di tre senatori politicamente pesanti come Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Berutti, che si trasferiscono nel gruppo misto sotto la bandiera di Idea e Cambiamo. Idea è il movimento con cui Quagliariello si era presentato alle ultime elezioni (unico eletto all'Aquila) mentre Cambiamo è il movimento fondato da Giovanni Toti, non certo tenero con il governo. Il Mes divide, il Mes aggrega. Se lo chiede anche Stefano Fassina di Leu, politico ed economista non propriamente sovranista, in un lungo post su Facebook. «Il martellamento del Pd sul Mes è per ridefinire una nuova maggioranza? Sarebbe un grave errore sul piano economico e politico. È evidente che abbiamo bisogno di risorse subito, ma la strada è la Bce. Francoforte deve ampliare gli interventi come hanno fatto Fed, Bank of England, Bank of Japan».Il secondo argomento destinato a suscitare mal di pancia fra i grillini è la costituzione da parte di Conte della quarantunesima task force per gestire i soldi del Recovery fund. Una mossa tecnopopulista criticata da Luigi Di Maio; la task force oscurerebbe le prerogative del parlamento e dei partiti che lo compongono. Felice invece Carlo Cottarelli, che si è già messo lo zainetto sulle spalle per guidarla.
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Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)